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«Una grande manifestazione che porti in piazza almeno 30mila siciliani e calabresi e dimostri che il popolo messinese, ma non solo, non è solo NoPonte ma merita di avere una connessione con l’Europa». A lanciare la proposta, durante l’Esecutivo provinciale alla presenza del segretario generale regionale Sebastiano Cappuccio, è stato il segretario generale della Cisl Messina Tonino Genovese parlando di infrastrutture e della necessità di uno “shock” che produca sviluppo per il territorio.

«Non servono opere fini a sé stesse, che non mettono in moto dinamiche di produzione di lavoro per il futuro. La realizzazione del Ponte è strategica per consentire il riposizionamento di tutto il Mezzogiorno e avrebbe ricadute importanti intanto sul nostro territorio», ha detto Genovese che ha fatto l’elenco delle opere in corso di realizzazione a Messina e provincia (dal porto di Tremestieri al pontile Giammoro, il portale della Fiera, la via don Blasco, il mercato Zaera, il viadotto Ritiro, il porto di Sant’Agata Militello e il lungomare di Torrenova») «che valgono 206 milioni ma che avranno una portata futura per l’occupazione non significativa».

«Serve rilanciare il ragionamento complessivo dello sviluppo e della crescita attraverso il finanziamento delle infrastrutture, e in Sicilia sono tante, per riavviare il percorso virtuoso che sblocchi le attività e favorisca lavoro e sviluppo – ha aggiunto il segretario regionale Sebastiano Cappuccio, per la prima volta a Messina dopo l’elezione – Siamo pronti ad avviare una serie di iniziativa sulle infrastrutture, sia su quelle esistenti che su quelle necessarie per la rete infrastrutturale secondaria che potenzi i collegamenti nell’isola. E poi il Ponte: c’è un dato di fatto, sinora si è soltanto discusso senza mettere assieme un progetto vero».

Su un aspetto Cappuccio e Genovese sono stati chiari con un messaggio all’unisono: «La Sicilia e Messina non possono restare fuori dai nuovi scambi a livello mondiale, è già un dramma non essere un volano a livello del Mediterraneo. Non possiamo consentire che i cinesi, che la nuova via della seta bypassi l’Italia, dobbiamo creare le condizioni per intercettare le esigenze dei mercati».

Altrimenti il rischio è quello di continuare a piangersi addosso. Messina, infatti, nonostante il rango di Città Metropolitana che le ha consentito di ottenere 332 milioni di euro grazie ai Patti, registra ogni anno un saldo negativo nella sua popolazione. «Negli ultimi diciassette anni la provincia di Messina ha perso 30mila abitanti che si sono trasferiti altrove – ha ricordato Genovese – negli ultimi otto anni, invece, abbiamo perso 16900 occupati. Ma il dato che preoccupa di più è il tasso di occupazione: a Messina è sceso al 28.3%, in Emilia Romagna è al 69.6%, in Italia è del 58%. È qui che dobbiamo incidere e per eliminare questo gap bisogna produrre lavoro. Serve uno shock che porti lavoro nell’immediato e che produca lavoro anche per il futuro».