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Il Prof. Carmelo Aliberti ha inviato alla nostra redazione un testo nel quale illustra il V volume della sua “Letteratura” partendo dai grandi maestri Foscolo, Leopardi e Manzoni per giungere ai poeti e agli scrittori contemporanei che rappresentano l’attualità, i nostri giorni. Buona lettura. 

“Nel V volume della mia ‘Letteratura’ vengono analizzati alcuni Grandi Maestri dell’Ottocento, come Ugo Foscolo, fecondissimo poeta e traduttore dalla vita tormentata, sia per le sue vicissitudini esistenziali, sia per il suo originario impegno rivoluzionario, sia per il suo costantemente deluso nell’ostinato impegno patriottico, che lo spingeva a fortissime illusioni del Bonaparte liberatore e che, invece, scoprì come uomo avido di potere e illusore dei popoli, repressi dall’assolutismo monarchico, che videro in lui il redentore. Ma Foscolo fu soprattutto un Maestro di poesia, che riuscì a collocare la poesia tra fondamenta classiche e il movimento della filosofia preromantica che modellò con lo strumentario tecnico e stilistico dell’armonia neoclassica, arricchito dai densi richiami mitologici, riuscendo, in tal modo, ad imprimere alla poesia una funzione eternatrice delle elevate azioni umane.

Leopardi, ormai considerato una delle più alte voci della poesia mondiale, grondante di cultura per “i suoi lunghi anni di studi sepolto nella biblioteca paterna”, il conte Monaldo, poeta minore anche lui e di idee conservatrici, precoce pensatore profondo, aderì al negativismo esistenziale, per cui nutrì una visione pessimistica della vita, scaturita sia dagli studi autodidatticamente affrontati, sia dalle sue sempre precarie condizioni di salute, che dal mancato affetto della madre che si prese cura solo della disastrosa condizioni economiche della famiglia, causate da progetti sbagliati del marito, che abbandonò il piccolo Giacomo alla solitudine, quando il bambino-ragazzo aveva bisogno delle carezze materne. La rudezza dell’ambiente, da lui definito “putrido borgo”, incapace di capirne la grandezza, e che lo faceva sentire un tronco vuoto galleggiante sull’acqua senza vita, la rigorosa e retriva vita in un ambiente nobiliare senza affetti, ”legato al forte e al vano”, stridevano dolorosamente dentro di lui, fino a spingerlo, prima a tentare di “evadere”, poi al desiderio di suicidio non riuscito, fino a convincere il padre di assegnargli una piccola somma mensile per potere automantenersi fuori casa, ma le sue sempre peggiori condizioni di salute, lo costringevano, dopo ogni partenza, a tornare a Recanati. Nella fase finale della sua vita, si legò di forte amicizia con il Ranieri, che lo condusse a vivere nella sua villa alle falde del Vesuvio, dove sulle cineree falde del vulcano, vedeva rifiorire la ginestra. Tale meravigliosa visione gli ispirò l’omonima poesia, simbolo della vita che rinasce sul deserto della morte, in cui il suo pessimismo divenuto cosmico, apre uno spiraglio di vita effimera, individuandolo in un abbraccio universale tra tutti gli uomini della terra per poter resistere all’assedio dell’infelicià e della morte, sentendosi riscaldati da un sentimento di calore umano. Oltre alla sua concezione filosofica della vita, Leopardi rimane grandissimo poeta, anche per la rivoluzione tecnica e strutturale operata nell’ambito dell’elaborazione poetica, che riesce a risultare armonica anche nell’introduzione del verso libero, dove la ritmicità si coglie nella dosatura armonica del sentimento e del pensiero, consentendo al poeta di collocarsi al vertice del Romanticismo universale.

Manzoni è l’ideatore del nuovo romanzo storico, corrispondente alle sue teorie sul romanzo storico, un sapiente miscuglio di cornice storica addolcita dal ricami dell’invenzione dei personaggi, come creature simbolicamente speculari dei sentimenti dei protagonisti. Possiamo definire il suo capolavoro come racconto in prosa intrisa di lirismo parallelo al divino poema in versi della Divina Commedia di Dante, in quanto ambedue raffigurano un viaggio dall’Inferno terrestre alle spiagge metafisiche, dove si realizza il sogno di eternità di ogni creatura illuminata dalla folgorante Luce ultraterrena.

A tali grandi Maestri, sono aggiunti autori contemporanei, provenienti dalla delusione del sinistrismo iniziale del fascismo che li spinse a diventare i più convinti oppositori, schierandosi apertamente a fianco degli emarginati e perseguitati fino ad essere condannati alle torture, al confino e alla morte in carcere. La nuova narrativa si limita alla riproduzione della frammentazione dell’esistenza, prigioniera della falsa libertà della civiltà consumistica e della moderna attività industriale, rappresentata dallo strapotere del neocapitalismo industriale e telematico, che con il favore di una classe politica consenziente o complice per motivi utilitaristici, legiferante a favore degli interessi dei nuovi capitani imprenditoriali hanno trasformato la democrazia parlamentare, fondata sulla carta costituzionale in vassallaggio degli imprenditori, che nominano (senza il diritto costituzionale di essere eletti dal popolo) i loro servitori più fedeli. In tale aerea prigione, avvelenata dal fetore di assassinio occulto e, nel contempo, impunito della libertà di espressione, vittima degli ordini di chi li ha a registro, si sigillano nella tomba del proprio universo interiore, a piangere e torturarsi consapevoli della loro utilità di azione. Tra i più significativi in tal senso, vanno ricordati come poeti Giovanni Raboni, Dario Bellezza, Maurizio Cucchi, Dante Maffia e altri e gli scrittori Claudio Magris, Erri De Luca, Gianrico Carofiglio, Paolo Giordano.”