Condividi:

Oggi è un anno che non è più fra noi il grande Andrea Camilleri, le tv i quotidiani, tutti i social media lo ricordano con speciali a lui dedicati. Presso la Libreria ‘Gutenberg’ di Barcellona Pozzo di Gotto è già disponibile l’edizione aggiornata rispetto a quella del 2005 di ‘Riccardino’ che può essere acquistata anche in copia limitata (ne restano poche affrettatevi consiglia Giovanni Mazzeo dalla propria pagina Facebook).

Anche la nostra Testata continua ad onorare il grande scrittore con la pubblicazione dell’opera omnia a lui dedicata dal Prof. Carmelo Alberti, giunta alla VII puntata, e che in questa circostanza vi farà scoprire ‘Il cielo rubato’. Buona lettura.

IL CIELO RUBATO

Una donna bella e sfuggente, un notaio di Agrigento che forse nasconde un segreto e il misterioso viaggio a Girgenti del maestro
dell’Impressionismo, Pierre-Auguste Renoir, un viaggio che nessuno storico dell’arte ha mai saputo collocare nel tempo. Un epistolario a una sola voce che sale in un crescendo emotivo e si interrompe bruscamente. Un giallo nel giallo brillantemente risolto dall’indagine sul campo di Andrea Camilleri.

«Sto scrivendo una cosa nuova e complessa. Un racconto lungo su un viaggio poco noto che Pierre-Auguste Renoir fece ad Agrigento, riferito dal figlio Jean Renoir nella biografia sul padre. Sembra che al papà avessero rubato il portafoglio, che sia stato ospitato dal contadino cui aveva chiesto di fargli da guida, uno che s’offese quando alla fine gli fu offerto un compenso, tanto che la moglie Aline risolse togliendosi una catenina con la Madonna e regalandogliela. Si separarono tra i pianti. Altro non c´è. Ma io scrivo.»

(Andrea Camilleri, da un’intervista a. La Repubblica, 24.7.2008)

Un nuovo avvincente noir di Camilleri sul soggiorno del grande maestro francese in Sicilia. Dopo Il colore del sole, che finge il rocambolesco ritrovamento del diario di Caravaggio, Camilleri torna a raccontare una vicenda misteriosa legata a un famoso pittore, Renoir. È il figlio, il regista Jean Renoir, nella sua biografia del padre, a raccontare come il pittore, durante una visita in Sicilia con la sua modella, amante e più tardi moglie, Aline Charigot, perse il portafogli e rimase senza soldi, e di come i due fossero brevemente ospitati da un contadino, nei pressi di Agrigento. Ma di questo soggiorno non esistono altre prove, né lettere, né documenti. Secondo alcuni la visita a Girgenti non ci sarebbe mai stata. O invece sì? O esisterebbero addirittura dei quadri che il pittore avrebbe dipinto in quei giorni e regalato al contadino che lo aveva ospitato? Di questo soggiorno e delle tele che nessuno ha mai visto discutono le lettere che il notaio agrigentino Michele Riotta, autore in gioventù di un libro su Renoir, indirizza all’evanescente e girovaga Alma Corradi, che alla vicenda è stranamente molto interessata. Intanto tra i due nasce un rapporto, poi una storia d’amore. Che si complica quando il notaio sparisce. Un giallo nel giallo, avvincente come Camilleri ha abituato i suoi lettori ad aspettarsi.

Nota

di Andrea Camilleri

L’idea di questo libro mi venne suggerita da Eileen Romano la quale un giorno, non casualmente credo, mi raccontò un piccolo mistero riguardante il maestro dell’Impressionismo Pierre-Auguste Renoir. Mi spiegò che dalla biografia del pittore, scritta dal figlio Jean (il regista di La Grande illusione e di altri capolavori cinematografici), risulta che il padre compì un viaggio a Girgenti, oggi Agrigento, in data imprecisata, assieme alla moglie Aline. Dopo qualche giorno, perdette, o gli rubarono, il portafogli. Allora immediatamente scrisse a Durand-Ruel, suo mercante e amico, per farsi inviare del denaro. Nell’attesa, la coppia fu generosamente ospitata in casa di un contadino che era stato ingaggiato come guida. Quando i soldi arrivarono, e Renoir voleva pagare l’ospitalità, il contadino e sua
moglie si offesero. Allora Aline si levò dal collo una catenella e la diede alla contadina. Si lasciarono tra abbracci e lacrime. Questo e’ quanto scrive il figlio Jean. Senonchè, mi fece notare Eileen, non
esiste nessun riscontro a questo racconto. Prima di tutto, i biografia del pittore non registrano il viaggio. Non solo, ma dato che la vita di Renoir e’ stata ricostruita si può dire giorno dopo giorno, non esisterebbe un periodo di tempo scoperto in cui collocarlo. Inoltre non c’è traccia della lettera di richiesta di denaro che il pittore avrebbe scritto da Girgenti a Durand-Ruel nell’epistolario raccolto e pubblicato in due volumi. Terzo riscontro mancante, non esiste nessun dipinto che abbia come oggetto Girgenti, il suo paesaggio, i suoi templi. Eppure di tutti i luoghi italiani, da Venezia alla Calabria, in cui egli è stato ha lasciato testimonianza nelle sue tele. Allora? Un’invenzione? Uno sfaglio di memoria di Jean nel riportare una vicenda raccontatagli si’ da suo padre ma accaduta in un’altra parte dell’Italia meridionale durante uno dei viaggi documentati?

Confesso che le parole di Eileen m’intrigarono molto. La pregai di mandarmi un po’ di materiale su Renoir. E dopo qualche tempo ricevetti due voluminosi pacchi di libri e di ritagli, dovuti alla cortesia di Roberta D’Adda. Per un mese, mi dedicai a un’attenta indagine su Renoir, vita e opere. Fu più che altro una full immersion, come in
altra occasione avevo fatto per Caravaggio. Mi ero ripromesso che se trovavo una spiegazione possibile, accettabile, ci avrei scritto su un libro. Dalle biografie risulta che Renoir venne in Sicilia una sola volta. Si trovava a Capri con Aline, non ancora sposata, e una lettera del fratello l’avvertì che Wagner era a Palermo e che quella sarebbe stata una buona occasione per fargli un ritratto. Pierre-Auguste era assai meno wagneriano del fratello e si mosse da Capri a malincuore, erano giorni d’intensa passione per Aline. Lasciata la compagna a
Napoli, arrivò a Palermo, andò a visitare Monreale e il giorno seguente incontrò Wagner all’Hotel des Palmes. Gli fece il ritratto in trentacinque minuti e quindi se ne tornò di corsa dalla sua Aline. Impossibile ipotizzare che avesse voglia di prolungare il viaggio in Sicilia con un soggiorno a Girgenti. Ma un giorno mi capitò di scoprire una maglia larga nella rete. Nel 1882, per curarsi i postumi di una polmonite, Renoir va ad Algeri. Non sappiamo se Aline sia partita con lui o l’abbia raggiunto in seguito. Il proposito di Renoir è quello di restarci quindici giorni, invece si trattiene ben sei
settimane. Mi sono allora domandato: chi ci dice che il pittore sia sempre rimasto ad Algeri tutto questo tempo? Nell’ultima (si badi bene, ultima) lettera da Algeri a Durand-Ruel, datata 4 aprile, egli fissa il giorno della partenza per il rientro in Francia: il 14 dello stesso mese. Cioè ben oltre i quindici giorni previsti. Allora feci una supposizione: e se Renoir e Aline da Algeri si fossero imbarcati per Girgenti? Era possibile? Mi documentai. Era possibile. Nel 1882 il transito portuale di Porto Empedocle, distante meno di 6 chilometri da Girgenti, e a quindici ore circa di navigazione da Algeri, era stato di oltre 700 velieri, di cui non meno di 300 da e verso i porti di Algeri e Tunisi. Molti di questi velieri erano anche in grado d’imbarcare qualche passeggero. Quindi era abbastanza plausibile che il pittore e Aline fossero partiti lo stesso giorno 4, fermandosi a Girgenti fino al 14 per ritornarsene poi in Francia. Ma come mai nell’epistolario di Durand-Ruel non esisteva nessuna lettera da Girgenti con richiesta di denaro? Trovai la risposta. Nella lettera del 4 aprile appena citata, Renoir prega il suo mercante di mandare 2000 franchi al fratello al quale egli li richiederà non appena ne avrà bisogno. Quindi Renoir, rimasto a Girgenti senza soldi, non scrive a Durand-Ruel, bensi’ a suo fratello che sa essere gia’ in possesso della somma. Ma dovetti arrestarmi di fronte all’ultimo interrogativo: come mai non e’ rimasta una sola testimonianza pittorica del soggiorno girgentano di Renoir? Non seppi trovare una
spiegazione. O meglio, spiegazioni me ne vennero tante, ma non ebbi modo di supportarle con un minimo di plausibilità cosi’ come avevo fatto per la data del viaggio e per la mancanza della lettera da
Girgenti. Se fino a quel momento la mia ricerca si era concentrata sulle pezze d’appoggio vere e reali per il mio racconto, ora potevo cominciare a lavorare di fantasia.