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“Si potrebbe definire il calvario delle acque quello a cui da anni assistiamo relativamente al tema della qualità dell’acqua e del sistema di depurazione e fognature in tutta Italia ma in particolare al sud.” 

E’ questo il tema dell’interpellanza depositata dai deputati del M5S Villarosa e Daga e discussa oggi. In sostanza l’interpellanza poneva tre quesiti al ministro. Conoscere lo status della terza procedura d’infrazione europea a cui l’Italia è stata condannata agli inizi del 2016, capire i motivi del “blocco” dei finanziamenti e delle opere portate avanti con la delibera CIPE 60 del 2012 nonostante i commissariamenti avvenuti già l’anno scorso e capire cosa il Governo stia facendo per evitare la revoca del finanziamento alla base della CIPE 60 del 2012 dovuto a seguito della delibera CIPE 21 del 2014.

A seguito della risposta del Sottosegretario Silvia Velo sono molte le criticità riscontrate grazie all’interpellanza:

Abbiamo agglomerati, interessati dalla prima procedura d’infrazione europea, sopra i 15.000 abitanti che dal 2004 ad oggi non sono stati MAI resi conformi o che verranno adeguati solo nel 2021. 17 anni di lavori…

Abbiamo un Governo che prima decide o meglio impone i commissariamenti per snellire e velocizzare gli interventi e poi si rende conto, dopo un anno di blocco, che i commissari aprendo una contabilità speciale devono sottostare a norme molto rigide che non gli permettono di impegnare le somme senza averle prima TUTTE in cassa. E perciò adesso il Governo (sempre quello che ha deciso di commissariare) chiede una deroga alla normativa vigente (che avrebbe dovuto conoscere) per permettere ai suoi stessi commissari di “assumere impegni anche in mancanza di contabilità di cassa”. Ma tutto ciò non si poteva pensare prima di commissariare o meglio prima di far aprire le contabilità speciali ai tuoi stessi commissari?

Monitorando la situazione ci siamo resi conto che i fondi previsti dalla delibera CIPE 60 del 2012 che, a seguito delle procedure d’infrazione europee sullo stato della depurazione delle acque in Italia, finanziava progetti per adeguamento o creazione di parecchi impianti, verranno revocati dal CIPE stesso fra un mese. Il governo oggi ci dice che hanno chiesto sia una proroga al 31 dicembre 2016 per evitare la revoca del finanziamento, sia che la nomina del commissario basti per sbloccare i fondi. Ma sempre nella stessa risposta il sottosegretario ci parla del fondo previsto nel 2014 dallo Sblocca Italia in cui dovrebbero essere nuovamente inseriti i possibili fondi revocati a seguito della delibera CIPE 21 del 2014. Prima cercano di evitare la revoca e poi vogliono continuare a perdere tempo spostando a destra e a manca dei soldi già presenti nel bilancio dello Stato dal 2012. L’unica conseguenza di tutto ciò è che le opere, che aspettano adeguamenti dal 2012, verranno ulteriormente rallentate.

Il tutto, in barba ai nostri cittadini, che continuano a pagare da anni un servizio inesistente nonostante per legge una quota della tassa per il servizio idrico debba essere vincolata proprio per mantenere, rinnovare ed adeguare i depuratori!