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Dopo una giornata intensa di polemiche relative alla presenza del controverso politologo russo Aleksandr Dugin, al quale sia l’Università che il Comune non hanno concesso aule per l’unica tappa siciliana del suo tour italiano, si è trovata la soluzione: domani, alle 17 e dopo una conferenza stampa convocata per le 16, l’incontro si terrà all’Hotel Royal. Il fuoco incrociato delle polemiche, peraltro, lascia forte il dubbio che dell’intellettuale si sappia poco.

“Civitas- identità e diversità”, questo il titolo del convegno di Dugin che, originariamente, si sarebbe dovuto svolgere nell’aula Cannizzaro del Rettorato. Disponibilità immediatamente revocata in seguito alle rimostranze, tra gli altri, della Fiap (Federazione italiana associazioni partigiane), che con una nota ha sottolineato come l’intellettuale sia “un personaggio inquietante che teorizza il cd. Neo-euroasiatismo. Dugin si nasconde dietro quell’antisionismo che, per molti elementi dell’estrema destra, serve spesso a celare un sostanziale antisemitismo. Si richiama apertamente al filosofo razzista e fascista italiano Julius Evola e in Russia ha costituito gruppi politici denominati ‘nazionalbolscevichi, il cui contrassegno era la bandiera del Terzo Reich con al centro lo stemma sovietico in versione nera, al posto della svastica”.

In base alle polemiche sin qui sollevate dai detrattori, poco si riesce a scoprire sul personaggio: vicino a Putin; antisionista e antisemita, dal pensiero tradizionalista di stampo evoliano e teorico della cd. Quarta teoria politica. Nient’altro. Scopriamo dunque, dalle stringate informazioni in possesso di pochi, e che devono andare bene per tutti a prescindere, che una sorta di incarnazione del male assoluto toccherà il suolo messinese. Intanto, volendo provare a saperne qualcosa in più, si scopre che Dugin non è esattamente un sostenitore senza critiche dello “zar” Wladimir Putin. E’ di recente pubblicazione in italiano (ma è del 2012) un libro dal titolo “Putin contro Putin”, nel quale sostiene la tesi singolare dell’esistenza di un “Putin lunare” e uno “solare” come se fosse scisso; non proprio capace di risollevare del tutto le sorti della Russia nei termini auspicati da Dugin stesso: quelli, cioè, di una supremazia russa sul piano imperialistico. Termini che  prendono le mosse -seppur alla lontana- da quella corrente di pensiero che infiammò il dibattito russo nel corso dell’800: la slavofilia, che diede luogo a feroci dibattiti in cui da una parte c’erano gli stessi slavofili, e dall’altra i russi filo-occidentali. Stando alle varie interviste rilasciate, sembra che l’intellettuale preferisca essere considerato l’ideologo della Russia e non di Putin.

Sul vocabolario dei sinonimi e dei contrari, se controllare dovesse rendersi necessario, un sinonimo di polemica è confronto. In mezzo alla ridda di voci contrastanti sollevatesi sul caso Dugin, resta da capire come sia possibile prendere le distanze da un pensiero pericoloso o, al contrario, arrivare a sostenerlo se ci si mobilita per eliminare il momento della critica, pensando che il giudizio di pochi possa e debba andare bene per tutti gli altri.

Livia Di Vona