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di Alfredo Anselmo.

Aveva 96 anni il grande Sergio Zavoli, Maestro di Giornalismo scomparso ieri e che per me e per tanti che intraprendono la mia professione ha rappresentato da sempre una sorta di Stella Polare. 

Radiocronista, condirettore del telegiornale, direttore del Gr, presidente della Rai (dall’80 all’86), narratore e inchiestista tra i più raffinati, scrittore e persino poeta, probabilmente oggi, in questa giungla che è il giornalismo sulla rete, o che è quello urlato e becero di certi salotti televisivi, sarebbe un corpo estraneo.

Per la copertina di questo mio pezzo ho scelto volutamente una foto in bianco e nero, ‘d’epoca’,  a voler sottolineare che Sergio Zavoli era un uomo d’altri tempi. Ed ho deciso di scrivere di lui perché lo devo a me stesso ed a come vivo io nel quotidiano quello che probabilmente è fra i ‘mestieri’ più belli del mondo.

Nel periodo storico in cui è importante ‘apparire’, la missione di Zavoli era ‘informare mettendosi di lato’… esempio quelle lunghissime interviste nelle quali si vedeva esclusivamente l’intervistato mentre di Sergio si udiva l’inconfondibile voce, che mancherà a tutti noi.

Senso di responsabilità, spirito di servizio, etica dell’informazione sono termini che hanno caratterizzato il suo percorso professionale ma anche umano e la televisione per lui era “uno straordinario mezzo di promozione della crescita culturale e civile della società”.

Zavoli era il “Socialista di Dio” (dal titolo di un suo celebre libro), vicinissimo ma mai scalfito dal Potere e dalla Politica, ed è triste anche solo accostarlo a certi lecchini dei nostri tempi che non meriterebbero neanche l’appellativo di giornalista.

La sua fu un’informazione essenziale e mai enfatica, mai ammiccante, mai strumentale. Negli Anni Sessanta inventò “Processo alla tappa”, storica trasmissione di commento al Giro d’Italia, con lui nacque Tv7 ed i reportage televisivi più belli: “Viaggio intorno all’uomo”, “Nascita di una dittatura”, “La notte della Repubblica”. 50 ore sulla “rivoluzione impossibile del terrorismo.

Un uomo di grande successo, ottenne due Prix Italia, la Laurea Honoris Causa, i libri, e poi la svolta “naturale” in politica tre volte senatore con i Ds, con l’Ulivo, con il Pd. E sulla morte diceva: “Non vorrei andarmene senza essere presente al congedo. Dopo l’evento della mia nascita, vorrei non perdermi quello, conclusivo, del congedo”.

Aveva un desiderio e lo comunica in queste ore il Sindaco di Rimini Andrea Gnassi: “Questa mattina, con parole delicate e precise, la famiglia mi ha trasmesso il desiderio di Sergio di essere riportato a Rimini e riposare accanto a Federico Fellini'”.

Ciao Sergio Zavoli, Maestro di Giornalismo e grazie per il fondamentale contributo ad un’informazione di qualità. Riposa in Pace.