Condividi:

di Alfredo Anselmo.

In queste ore la parola più usata/ascoltata/pronunciata sui media, sui social, diciamo dappertutto, anche dal salumiere, è populismo. Questo comportamento è populista, ha agito da populista, l’Italia è populista, con particolare riferimento al risultato del Referendum Confermativo di domenica 20 e lunedì 21 settembre 2020 che ha regalato una vittoria perentoria ai SI, 69,37, mentre i NO si sono fermati a quota 30,37.

Pullulano i “costituzionalisti da tastiera”, appartenenti ad entrambe le “parrocchie virtuali”: alcuni pressoché segnati altri felici come fosse stato vinto un mondiale di calcio… Il dato inconfutabile è che la stragrande maggioranza degli italiani ha confermato ciò che il Parlamento aveva deciso a maggioranza: la modifica degli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione che porta i deputati dagli attuali 630 a 400, i senatori da 315 a 200, inclusi i parlamentari eletti all’estero (8 deputati contro gli attuali 12 e 4 senatori contro gli attuali 6).

Il Paese è veramente in mano ai populisti? Ci si chiede se veramente gli italiani si siano lasciati guidare dalla demagogia di chi ha assecondato le loro peggiori istanze, ovvero renderli felici nel “tagliare questi privilegiati”. Gli stessi promotori del SI hanno cavalcato questo malcontento calpestando il principio di rappresentatività per mero interesse personale? E chi festeggia stappando bottiglie di patriottico spumante si rende effettivamente conto che probabilmente brinda alla propria dipartita?

Il discorso è certamente molto più articolato di come potrebbe apparire. La scelta del SI è stata erroneamente accostata da parecchia gente al solo Movimento 5 Stelle e non ci si è resi conto che “almeno ufficialmente” erano per il SI un po’ tutti, dalla Lega al Partito Democratico a Fratelli d’Italia ed a Forza Italia.

Almeno ufficialmente… perché nella realtà dei fatti molti dei paladini del SI sotto banco hanno invitato i propri amici a votare NO, e perché? Per mandare a casa il Governo Conte ad esempio. O per salvare il culo, altro che nobili fini… infatti il risultato del referendum provocherà un’altra cosa alquanto bizzarra ma probabile: ironia della sorte potrebbe rivelarsi una sorta di suicidio dei pentastellati la vittoria dei SI in quanto gli stessi, poco radicati sul territorio ma forti nel voto d’opinione, con il taglio dei parlamentari avranno grossi problemi ad essere rieletti alle prossime elezioni politiche. Santi subito e pure martiri.

In definitiva gridare al populismo per questa vittoria dei SI è probabilmente un tantino esagerato, lo è anche descrivere il momento come “epocale” sia da una parte che dall’altra. Sarà “una riforma non riforma” se si fermerà solo al taglio di queste poltrone, qualcosa di impalpabile che non farà così tanto bene (risparmio irrisorio, perdita di rappresentatività) ma neanche così tanto male (visto il contesto odierno ovvero un Parlamento di gente che esegue ordini, con minori poteri del passato rispetto ad esempio alle Regioni).

Indubbiamente una scossa al mondo della politica è stata data dal popolo italiano che “vuol cambiare”. Adesso spetta alle forze politiche ed al Parlamento stesso accogliere questa istanza e metter mano seriamente alla riforma costituzionale ed in particolare ad una nuova legge elettorale che sia bipartisan, che non favorisca qualcuno contro qualcun altro.

E allora torniamo al quesito iniziale: questo taglio di parlamentari è populismo o invece si tratta di una vittoria dei cittadini? Fra qualche anno, quando si tornerà a votare, oltre 300 fra onorevoli e senatori perderanno il posto di lavoro. Come dice Carlo Calenda “La Costituzione è degli italiani che hanno fatto la loro scelta, che va quindi rispettata!”, ma sicuramente la verità sta sempre in mezzo e, come detto, un certo populismo di base è presente in questo taglio ma lo stesso si affianca ad una ventata d’aria fresca e frizzantina che stimola a fare nuove riforme, a non rimanere ancorati a meccanismi logori che ingolfano il meccanismo. Chi ha detto che la Costituzione Italiana non possa essere rispettata modificandola in meglio? Lo scopriremo solo vivendo… 

Appendice. 

Il “Re dei Populisti” Matteo Salvini, è lo sconfitto alle Regionali. Con la proverbiale smania di grandezza che lo contraddistingue profetizzava un 7-0, è finita 3-3 in attesa del responso di oggi in Valle d’Aosta. Che dire… il colpo d’ala di regioni come Campania, Puglia e Toscana, che lo hanno personalmente bastonato , è significativo. Adesso ha il fiato sul collo di Giorgia Meloni, certamente meno populista e più identitaria di lui, che gli insidia la leadership nel centrodestra.