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di Alfredo Anselmo.

Ricorderemo per un bel pezzo le immagini che testimoniano un pomeriggio terribile,  quello di sabato 8 agosto 2020, una sorta di “piccolo novembre 2011″…

Nove anni addietro esondò il Longano ed il centro di Barcellona Pozzo di Gotto fu effettivamente e drammaticamente “bombardato” dalla furia di Madre Natura, divenuta improvvisamente matrigna. Adesso ad esser sconvolti sono stati soprattutto alcuni quartieri della città, in particolare Sant’Antonio, Fondaconuovo oltre al vicino comune di Terme Vigliatore.

La nostra Testata sin dalle prime ore del sabato, per tutta la serata e poi per l’intera giornata di domenica, è stata impegnata ed attiva “sul campo” ed in prima linea con articoli, servizi in diretta dai luoghi del disastro, interviste alla gente, testimonianze di cittadini che in poche ore hanno perso tutto.

Nella tarda serata di ieri in una riunione straordinaria di redazione abbiamo discusso e ci siamo confrontati sulla necessità o meno di scrivere, nella giornata di oggi, un Editoriale che tirasse le somme ed esprimesse un pensiero equilibrato ed “a freddo” riguardo queste terribili vicende di cronaca.

Alla fine abbiamo deciso per il “sì” anche se ho personalmente fatto presente che, proprio per quella correttezza professionale che deve contraddistinguere chi fa informazione seria, non avremmo dovuto correre il rischio di essere tirati per la giacchetta da varie parti, perché in situazioni gravi è semplice “accusare” ma probabilmente sarebbe più importante “capire”.

Proprio in questo contesto abbiamo sentito parecchi cittadini, sia sui social che nelle interviste accusare politici locali e regionali invitandoli ad andare a spalare quasi che la responsabilità del disastro fosse imputabile loro. È semplicistico ragionare così e potremmo dire anche “elettoralmente utilitaristico”. Un mio carissimo amico ieri scriveva su uno fra i principali social  parole di buonsenso che condivido e che voglio riportare qui proprio perché le avrei scritte alla stessa maniera perché le ho pensate così.

“Anche se la pulizia dei tombini e delle vie di deflusso fosse stata ottimale, i danni sarebbero stati identici, come succede in qualsiasi altra parte d’Italia. Perché è l’assetto idrogeologico del territorio il problema, quello creato dagli abitanti e da chi hanno scelto per essere governati nel corso di decenni, assetto che nessuno adesso, visti soprattutto i costi immensi che comporterebbe, ha la bacchetta per poter modificare e mettere in sicurezza il territorio di una provincia, di una regione.”

Proprio questo ha dichiarato ieri ai nostri microfoni un ragazzo trentenne che a Fondaconuovo, nella via che scende da Portosalvo, ha raccontato il proprio dramma. Il piano terra dell’abitazione allagato fino al tetto, i nonni salvati in extremis, e questa situazione che dura da trent’anni perché ricorda qualcosa di simile vissuta da bambino.

Diamo a Cesare quel che è di Cesare: abbiamo notato sul campo ed in mezzo al fango l’Assessore Nino Munafò, che in questa terribile situazione ha cercato di coordinare al meglio i soccorsi. Al tempo stesso tanti ex amministratori degli anni scorsi, di tutti gli schieramenti politici, hanno dato una mano da privati cittadini. Più di questo non poteva fare e non si poteva fare.

Comprendiamo il dolore e la rabbia di chi ha perso addirittura tre automobili, dei tanti che hanno avuto le case invase da acqua e fango, ma occorre anche capire che ben cinque ore di pioggia ininterrotta e circoscritta in una area limitata avrebbe “martoriato” Barcellona come Genova, Messina come Roma.

Invece non si può non chiudere evidenziando proprio l’importanza, ancora una volta, del volontariato, dei barcellonesi che si sono rimboccati le maniche e senza alcun colore politico hanno spalato fango dalle proprie abitazioni, da quelle del vicino, dalle vie e dalle piazze. Come quel maledetto novembre 2011 anche in questo maledetto agosto 2020, nonostante le difficoltà e lacune che tutti conosciamo, è Barcellona ed i Barcellonesi (ma anche Terme Vigliatore ed i termensi), a reagire ed a vincere, tutti uniti, perché nelle difficoltà emerge il senso di comunità e l’immensa laboriosità che caratterizza questa gente.