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di Alfredo Anselmo

Un successo, al di sopra di ogni più rosea aspettativa. Alle 2.00 del mattino più di 10 milioni di italiani incollati davanti la tivù ad assistere al trionfo di Mahmood e Blanco.
‘Brividi’.

Come sempre accade sui social e nello specifico riguardo il Festival della Canzone Italiana, si sono scatenati i critici musicali improvvisati, quelli che non guardano mai il Festival ma poi, non si sa perché, sanno tutto ciò che accade, pontificano facendo paragoni azzardati, ho letto addirittura con Mozart ma anche con Milva, Mina ecc. Per questa gente, rispettabile nel loro personale intendiamoci, Sanremo sarebbe il peggio del nostro Paese, il male assoluto, la monnezza della musica.

Per non parlare di questi due ragazzi che hanno avuto la grave colpa di essere stati stravotati, così vengono descritti, suscitando effettivamente un mix di pena e di ilarità: ‘un egiziano con la gonna’, ‘un diciannovenne senza arte ne parte’, ‘che voce brutta ha’, ‘diamine non si può sopportare’, ‘un montato che è seguito ed amato da poveri ragazzini senza cervello’.
E il resto degli artisti in gara? ‘Il nulla’, ‘erano quelli di una volta i Festival seri’ sostengono questi novelli sapienti con l’indice puntato.

Crediamo sia un diritto di tutti non guardare Sanremo, ma sarebbe altrettanto equilibrato e consequenziale tacere, non parlarne, o quantomeno non offendere i milioni di italiani che invece hanno gradito. Abbiamo sempre sostenuto come il Festival di Sanremo non sia il Premio Tenco ma un gigante spettacolo televisivo nel quale coesistono musica e tanto altro. Stop.

E il merito di Amadeus, per noi il vero vincitore insieme al Duo, è stato farsi spettatore della gara prima di essere direttore artistico: spettatore a 360 gradi, omnicomprensivo, andando a soddisfare i palati più disparati. Come si può contestare un Massimo Ranieri che ha giustamente ottenuto il Premio della Critica con un pezzo di grande pathos emotivo, o un Gianni Morandi che continua a mettersi in gioco.

Ma sono state tante altre le cose belle e di qualità del Sanremo 2022: si ascolti la voce soul del diciannovenne Yuman, la classe di Elisa, giustamente premiata dagli orchestrali, la poesia e le doti interpretative sempre uniche di Fabrizio Moro, lo sconosciuto ai più Giovanni Truppi, che scrive canzoni da un decennio ma non ha avuto la fortuna di arrivare al successo commerciale e si potrebbe continuare con quelli che saranno ‘i due tormentoni’ del Festival, Dargen D’Amico, milanese originario di Filicudi, e la Rappresentante di Lista, che spicca per la pimpante voce femminile ma il cui autore è tal Mangiaracina da Palermo.

Capitolo a parte quello riguardante gli Ospiti e le cinque Co Presentatrici: nel primo caso performance di livello è stata quella di Cesare Cremonini mentre riguardo le seconde da ricordare la gran classe  di Drusilla Foer.

E torniamo ai due vincitori: si è detto da più parti che Mahmood e Blanco rappresentano la musica italiana del futuro. È proprio così e lo si era capito già nel 2019 con i ‘Soldi’ di Mahmood mentre l’anno appena trascorso ha portato in auge Blanco, ovvio che unendo queste due forze della natura dovesse nascere qualcosa di forte, così è stato.

Il brano ‘Brividi’ vede incontrarsi e fondersi alla perfezione la caratteristica vocalità del sardo, che esperti del settore hanno definito ‘quasi uno strumento musicale’, con l’energia del giovanissimo bresciano in un mix di grande effetto e che ha emozionato.
Ecco… emozionare… questo è importante, diremmo fondamentale.

Il pubblico italiano ha decretato un grandissimo successo e probabilmente Amadeus sarà riconfermato per la prossima edizione. Ha lavorato bene, ed è diventato addirittura maggiorenne facendo a meno, in quattro puntate su cinque, del ‘fratello’ Fiorello.

In definitiva questo Sanremo 2022 ci dice che la gente ha bisogno di leggerezza, nel senso più positivo e non certo riduttivo: sono state cinque serate di sano svago, di spensieratezza, ascoltando, guardando, commentando, scommettendo sulla musica italiana che va oggi per la maggiore, dimenticando per un attimo le cose negative, la pandemia su tutto.
Sembra poco ma è tantissimo.
Arrivederci al Sanremo 2023 e viva la musica italiana.

Post Scriptum: i Maneskin, lo scorso Sanremo, furono distrutti da tanti… sappiamo tutti com’è andata.
Mahmood/Blanco son sulla buona strada…!