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Lorenzo Papasodero, di Satriano in provincia di Catanzaro, ha 25 anni, laureando in ingegneria informatica e biomedica presso l’Università degli Studi Magna Graecia di Catanzaro.

È alto 1,80 cm e non pesa quanto Luciano Pavarotti. Manifesta sin da bambino una spiccata passione per il pianoforte, poi per la chitarra e a 15 anni per il canto lirico, che inizia a studiare, in modo articolato e complesso all’età di 23 anni, assieme al soprano Paola Sangiuliano. Subito dopo viene notato da alcuni discepoli del grande maestro Del Monaco, che manifestano particolare interesse verso il suo timbro vocale. Viene immediatamente seguito dall’insegnante di canto Cristiana De Sidi e dal tenore lirico Giancarlo Tramontano. Lorenzo, in passato, ha già manifestato elevate capacità come cantautore realizzando alcune canzoni tra le quali: “Ciò che siamo noi”; “Confusione”; “Amore Superficiale”; “L’Estate È Qui”; Quando Il Sole Esplode” e “Direi Di No”. In questi suoi testi ama cantare delle mancanze, delle fragilità: «Riconosco che in ogni testo e in ogni singola parola c’è una minuscola parte di un “non me”, di ciò che non sono mai stato, di quello che non ho mai avuto. Riesco ad essere semplice ma sempre sicuro di arrivare dritto a centrare il bersaglio. Scrivo e canto per necessità, più che per passione. Sento un forte bisogno di trovare qualcuno simile a me in questo enorme caos, attraverso la musica. Qualcuno che si rispecchi in ciò che dico e in ciò che provo. La musica è la mia voce per fare conoscenza con il mondo». Attualmente il novello Pavarotti, sta partecipando ad un importante concorso lirico virtuale internazionale, e ciò a causa del coronavirus, organizzato dal noto soprano Sofia Cedolins, dove vinceranno i più votati (commentati), presso il seguente link:
https://www.facebook.com/SOIFiorenzaCedolins/videos/1166544460349120

È di fondamentale importanza collegarsi alla stringhetta di cui sopra e lasciare un commento riportante la seguente frase: “Io voto Lorenzo Papasodero”!

Maestro, come sta trascorrendo queste giornate di coronavirus?
Studiando “Purquoi me rèveiller”, aria tratta da Werther che è un dramma lirico in quattro atti di Jules Massenet, tratto dal romanzo epistolare “I dolori del giovane Werther” di Goethe”, che sto cercando d’interpretare in modo fedele studiandone i dinamismi e soprattutto interiorizzandolo. Werther è un giovane e sensibile poeta e s’innamora di Charlotte. Quest’ultima, però, è fidanzata con Albert e ha promesso alla madre morente di sposarlo. Dopo le nozze dell’amata Werther resta amico degli sposi, ma non riuscendo a darsi pace parte per un lungo viaggio con la promessa di ritornare per Natale. Werther è solo con Charlotte e i due rievocano i vecchi tempi, la giovane gli chiede di riprendere la traduzione delle poesie di Ossian che le leggeva prima di partire. Werther dichiara la sua passione e bacia Charlotte, che dopo un attimo di cedimento torna ai suoi doveri di moglie e lo rifiuta. Werther se ne va e manda un biglietto ad Albert con il quale chiede in prestito la sua pistola: Charlotte comprende il proposito del poeta e lo raggiunge nel suo appartamento. È troppo tardi, Werther si è sparato e sta agonizzando, i due si dichiarano un’ultima volta il loro amore mentre il giovane si spegne e, fuori, i bambini (fra cui i fratellini di Charlotte) intonano i canti natalizi.
“Pourquoi me réveiller, ô souffle du printemps?
Pourquoi me réveiller?
Sur mon front, je sens tes caresses
et pourtant bien proche est le temps
des orages et des tristesses!
Pourquoi me réveiller, ô souffle du printemps?
Demain dans le vallon viendra le voyageur,
se souvenant de ma gloire première.
Et ses yeux vainement chercheront ma splendor,
ils ne trouveront plus que deuil et que misère!
Hélas!
Pourquoi me réveiller, ô souffle du printemps?”.
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“Perché mi svegli, soffio di primavera?
Perché mi svegli?
Sulla mia fronte io sento le tue carezze
e tutta via è assai vicino il tempo
delle tempeste e delle tristezze!
Perché mi svegli, soffio di primavera?
Domani un viaggiatore verrà nella valle,
rammentando la mia prima gloria.
E i suoi occhi cercheranno invano il mio splendore,
non troveranno che dolore e miseria!
Ahimé!
Perché mi svegli, soffio di primavera?”.
Finito questo frustrante periodo di restrizione della nostra libertà personale cosa pensa di fare?
Continuerò a muovere i primi passi allo scopo d’intraprendere una carriera come cantante lirico.
Lorenzo Papasodero, crede in Dio?
Si. Ci credo. Dio per me è una forte energia che illumina i miei momenti bui. Egli è un importante riferimento nella mia vita, che ha trasformato le mie debolezze in forza. Credere mi da tanta speranza e positività anche nel mio cammino artistico!
Maestro, come vede il suo futuro?
Lo vedo dedicato al teatro che amo immensamente!

Salvatore Bucolo