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Stasera, domenica 18 ottobre 2020, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in conferenza stampa ha presentato il nuovo Dpcm che nelle prossime ore verrà emanato e che è probabilmente il più equilibrato fra i tanti sfornati dal premier in questo periodo di pandemia. Dà direttive ben precise ma al tempo stesso responsabilizza sia le regioni che i comuni che gli stessi cittadini.

Intanto c’è da dire che è frutto di un accordo certosino tra Governo e Regioni nel giorno in cui il bollettino nazionale dei nuovi positivi al Covid-19 registra la cifra record di +11.705. Andando allo specifico viene demandato ai singoli comuni la possibilità di operare restrizioni nei luoghi della cosiddetta movida, dove negli ultimi mesi si sono verificati gli assembramenti più elevati, anche in assenza di mascherina. Si fa riferimento non solo ai locali al chiuso ma anche ad eventuali chiusure di piazze e vie.

Riguardo i bar ed i ristoranti a partire dalle ore 18:00 sarà autorizzato solamente il servizio al tavolo. La chiusura dell’attività dovrà però scattare a mezzanotte (un vero e proprio coprifuoco), con la riapertura che non potrà esserci prima delle 5:00 (viene colmato, quindi, il vuoto normativo del DPCM del 13 ottobre). Le consegne a domicilio, però, non avranno vincolo di orario; per l’asporto, invece, c’è tempo fino a mezzanotte. Al tavolo di un ristorante potranno sedere al massimo 6 persone; sarà compito del ristoratore, poi, dare indicazione del numero massimo di commensali ammessi nel locale in base alla propria capienza. Vengono sospese, poi le fiere e le sagre (solamente quelle locali, con l’eccezione di quelle nazionali e internazionali); questi eventi non si potranno tenere fino a nuovo ordine.

Rimangono aperti parrucchieri e centri estetici, ma anche sale giochi e bingo, per le quali però viene predisposta la chiusura alle 21:00. Respinta la proposta delle Regioni riguardo al ritorno parziale della didattica a distanza alle scuole superiori: il Ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, si è opposta fermamente a questa possibilità, ribadendo che “la scuola resta in presenza perché è fondamentale per tutti, dai più piccoli all’ultimo anno del secondo grado”. Tuttavia, viene prevista una maggiore flessibilità di orario nelle scuole superiori, con ingressi scaglionati anche dalle 09:00 e con la possibilità che le lezioni si possano tenere anche nel pomeriggio.

Restano aperte piscine e palestre, anche perché – come spiegato dal Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, “il settore abbia affrontato ingenti spese per adeguare i propri spazi ai protocolli di sicurezza, e nessuna evidenza scientifica denuncia focolai in relazione all’allenamento individuale nei luoghi controllati”. Insomma, la maggior parte delle palestre hanno dimostrato un grande senso di responsabilità e per questo motivo non ci sono elementi che portano in direzione di una loro chiusura. Ma attenzione: il Presidente del Consiglio ha anticipato che una decisione definitiva verrà presa tra una settimana. Se tutte le palestre e le piscine non si adegueranno a quanto stabilito dai protocolli, verrà predisposta la chiusura anche di queste attività.

E ancora: novità sia per il lavoro privato che per il pubblico. Nel comparto pubblico, infatti, il 75% di personale dovrà essere in smart working e tutte le riunioni dovranno tenersi in videoconferenza (eccetto che in casi straordinari). Nel privato, invece, si tratta di una sola raccomandazione, con il datore di lavoro che dovrà ricorrere allo smart working qualora le mansioni lo consentano. Novità anche per lo sport: restano vietati quelli di contatto ma con il nuovo DPCM non sono consentite neppure le competizioni di squadra dilettantistiche.

In chiusura possiamo dire che questo nuovo Dpcm nasce con l’obiettivo di evitare un nuovo lockdown generalizzato che il Paese non può permettersi. Le nuove restrizioni servono perché è stato segnalato dal Ministero della Salute che in questi giorni le ASL stanno avendo molte difficoltà nel tracciare i contagi. Questa strategia è fallita e non è più sufficiente per contenere la diffusione del Coronavirus. Ad oggi circa dieci Regioni rischiano per la tenuta delle terapie intensive, in quanto ci sta avvicinando alla soglia di rischio indicata dal Ministero della Salute, ossia del 30% di posti dedicati ai malati da COVID-19 che risultano già occupati.