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L’Aula Magna del Rettorato ha ospitato, stamane, la Cerimonia di conferimento del Dottorato di Ricerca Honoris Causa in “Scienze Umanistiche” a Carlo Petrini, Presidente dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e fondatore di Slow Food, organizzazione internazionale – nata ufficialmente il 9 dicembre 1989 – che promuove la biodiversità alimentare, il rispetto dell’ambiente e la sostenibilità, insieme a un’educazione alimentare che valorizza la cultura e il diritto al cibo buono, pulito e giusto per tutti.

Il dott. Petrini ha tenuto una Lectio Doctoralis sul tema “Il rapporto tra uomo e natura al centro di un nuovo umanesimo”. La Laudatio è stata affidata al prof. Giuseppe Giordano, ordinario di Storia della Filosofia. Presenti, insieme alla Rettrice, prof.ssa Giovanna Spatari, anche, il Direttore del Dipartimento di Civilità Antiche e Moderne, prof. Ucciardello, la Coordinatore del Dottorato in Scienze Umanistiche, prof.ssa Caterina Malta e il Direttore Generale, dott. Pietro Nuccio.

“Il conferimento del Dottorato Honoris Causa in Scienze umanistiche a Carlo Petrini – ha sottolineato la Rettrice prof.ssa Giovanna Spatari – celebra un uomo che è stato ed è capace di proiettare mirabilmente la cultura agroalimentare nell’agire sociale e nella politica. Il fondatore di Slow Food è approdato a una visione ecologica ed ecosofica che, partita dal cibo, coglie di quest’ultimo la prospettiva eminentemente culturale e declina nuove categorie del rapporto con un ambiente che non può più essere antropocentrato proprio per la sopravvivenza del genere umano”.

“Quest’oggi, l’Università di Messina accoglie una personalità – ha detto il prof. Giuseppe Giordano – che in maniera naturale è divenuto il difensore del pianeta dinanzi alla crisi ambientale che stiamo attraversando, colui che è stato in grado di dialogare con la politica su temi che essa stessa non riusciva ad affrontare. Slow Food, il movimento da lui fondato nel 1989, in breve tempo ha raggiunto un grandissimo livello di internazionalità diffondendo la sua filosofia e rafforzandosi nel tempo grazie ad altri progetti, ambiziosi quanto vincenti, come Terra Madre e l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo che, sin dal 2004, forma la figura del gastronomo in grado di coniugare conoscenze e competenze interdisciplinari nell’ambito delle scienze, ma anche della cultura, della politica, dell’economia e dell’ecologia dell’alimentazione. Petrini ha appreso il suo tempo con il pensiero, mettendo in totale relazione l’uomo e la natura mediante un nuovo umanesimo basato sulla visione plurale di una gastronomia legata, in maniera reticolare, a tante altre discipline. Inoltre, come dimostra nel saggio ‘Il gusto di cambiare’ scritto a quattro mani con Gaël Giraud , Petrini crede molto nei giovani quali propulsori di cambiamento capaci di comprendere come la gastronomia sia felicità e, allo stesso tempo, forma e strumento di pace”.

“Essere in Sicilia, terra di straordinaria bellezza e umanità – ha commentato Carlo Petrini – è per me motivo di gioia profonda. Ricevere questo riconoscimento dall’Università di Messina, in ambito filosofico, ha un significato speciale: perché la filosofia è ciò che interroga il senso profondo delle cose – e il cibo, oggi più che mai, ha bisogno di essere interrogato. Quando abbiamo dato vita a Slow Food, a Terra Madre e poi all’Università di Scienze Gastronomiche, non avremmo mai immaginato che quella visione potesse crescere tanto. Ma ciò che ci ha guidati sin dall’inizio è stato un principio semplice: la gastronomia è, per sua natura, multidisciplinare. Non è solo cucina o nutrizione, ma anche ecologia, agricoltura, antropologia, storia, economia. È un sapere che unisce e connette, perché tutto è connesso. Tra i valori fondamentali che abbiamo cercato di coltivare c’è la biodiversità, oggi minacciata come non mai, e che rappresenta il cuore pulsante della nostra identità alimentare. Difenderla è un dovere morale. Ma non basta. Dobbiamo riconoscere anche il piacere come diritto: il piacere di mangiare bene, di condividere, di vivere con dignità. È un concetto che può sembrare rivoluzionario, ma è semplicemente umano. In questa fase storica così complessa, credo fortemente nell’urgenza di un dialogo intergenerazionale: occorre camminare fianco a fianco, con rispetto reciproco, accettando anche il diritto all’errore. Perché il futuro si costruisce insieme. E se mi chiedessero quali sono stati i pilastri di questo lungo cammino, risponderei: l’intelligenza affettiva, che è la forza del cuore prima ancora della ragione, e quella che chiamo austera anarchia – la libertà responsabile di fare, ciascuno nel proprio contesto, ciò che è giusto per il bene comune. Questo Dottorato lo vivo non come un punto d’arrivo, ma come un nuovo inizio: un invito collettivo a ripensare il nostro rapporto con il cibo, con la terra e con gli altri. Con gioia, con coscienza e con coraggio”.