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Il miracolo di una tradizione che unisce un villaggio ed affascina i visitatori

Giunto ormai alla XXIV edizione, il Presepe Vivente di Castanea delle Furie, Messina, è uno dei più rinomati a livello nazionale.

Ogni anno, a partire dalla seconda metà di Ottobre, i giovani dell’‘associazione turistico culturale Giovanna D’Arco’ si riuniscono per iniziare una lunga e meticolosa preparazione che dura fino alla vigilia di Natale, e con l’aiuto di centinaia di compaesani, danno vita ad una più che mai realistica rappresentazione della Natività. Il presepe, non a caso, è uno dei più famosi di tutta la Sicilia e conta ogni anno migliaia di visitatori che giungono da tutta l’Italia per rivivere l’emozione del Natale come solo qui può succedere. Ma come nasce la magia?

In paese si conoscono tutti ed ogni pomeriggio di lavoro si trasforma in una festa, un’occasione di incontro e confronto; un insieme ordinato ed allo stesso tempo caotico in cui tutti hanno un ruolo ed in cui non c’è qualcuno che decide per tutti, ma ognuno sa sempre cosa fare.

Facendo una passeggiata nell’enorme spazio che ospita la rappresentazione, la Villa Arrigo, già si avverte un’atmosfera particolare: uomini, donne e bambini che lavorano insieme per costruire le capanne e pulire i sentieri, ragazzi in sala regia che scelgono la musica -rigorosamente natalizia- da diffondere tramite gli altoparlanti, donne che passano e distribuiscono bevande calde a chi sta lavorando al freddo e soprattutto tanta allegria e voglia di fare. Qui nessuno viene pagato, lo si fa solo per il piacere di farlo, per la gioia di stare insieme come ogni anno e ricreare qualcosa di speciale, anzi unico. Di certo è una tradizione, ma chi vi partecipa non da mai per scontata la riuscita finale, ovvero l’apertura del 25 Dicembre.

I partecipanti sostengono che sia un miracolo, perché le difficoltà sono tantissime, la mole di lavoro immensa e gli imprevisti non mancano mai. Il presidente dell’associazione, Giovanni Quartarone, lo attribuisce a San Michele, santo cui la Giovanna D’Arco è molto legata.

C’è molta devozione, ma anche teatralità.

La location è perfetta: uno spazio verde attraversato da sentieri, con alberi secolari e fitta vegetazione interrotta solo dalle capanne del presepe, permanenti ma rinnovate ogni anno dai rispettivi occupanti. Le luci sono disposte sapientemente in modo da esaltare ogni scena e la musica diffusa dagli altoparlanti, diversa per ognuna delle quattro “zone” del presepe, completa il tutto, permettendo al visitatore di immergersi totalmente negli scorci di vita rurale.

Si inizia con la zona artigianale, in cui vengono ricreati gli antichi mestieri: l’antico forno, il fabbro, il calzolaio, il telaio, il tornio e molto altro ancora, il tutto con strumenti autentici ed effettiva produzione di vari oggetti e pane. Molti abitanti del villaggio scelgono di svolgere il proprio stesso mestiere, come ad esempio il cuoiaio, Gianni Raineri, che nella vita reale ha effettivamente una ditta di pelletteria, o le anziane signore che filano ed intrecciano gli arazzi.

Lo spettacolo continua con i Magi, corredati di cammello, oro, incenso e mirra, che il 6 gennaio durante la rappresentazione muovono, tra gli sguardi ammirati del pubblico, sino alla “grotta” del Messia per portargli i loro doni.

La zona regale si apre con l’alcova di re Erode, impersonato dallo stesso Giovanni Quartarone, che da vita ad un personaggio controverso, in tutto e per tutto simile al famoso sovrano, qui si possono ammirare splendide danzatrici e concubine. L’imponente reggia dei Romani, costruita su tre livelli e con al proprio interno ancora più danzatrici e centurioni ad ogni angolo, cattura l’attenzione per tantissimi motivi: tanti quanti sono i reali, le concubine e le numerosissime danzatrici, che si muovono ed interagiscono tra loro in un mosaico di colori, vino e risate.

La zona regale si chiude con l’immancabile “tenda del censimento”, dalla quale altri centurioni invitano i visitatori a lasciare la propria firma, a farsi censire!

Il bazaar è sicuramente la zona più chiassosa di tutte ed anche quella che interagisce di più con il pubblico: qui il vino scorre a fiumi ed è tutto un turbinio di danzatrici scatenate, suonatori di tamburi, venditori che sbraitano, negromanti che leggono il futuro ed ubriaconi all’osteria. Infine il Tempio, dalla cui porta escono sacerdoti che inneggiano al pentimento e condannano i “peccatori”, sovrastato dal diavolo, che dalla torre più alta guarda in giù sprezzante e danza davanti ad un fuoco.

Da qui in poi la strada è in salita, e si entra nella zona pastorale, tranquilla, in penombra e con musica lenta, religiosa, quasi mistica. Si procede in silenzio, ammirando i pastori e le pastorelle intenti ad occuparsi degli animali o ricreare scene di vita domestica.

Il tutto si conclude con la grotta del bambin Gesù, che appare come una luminosissima visione con al centro Maria, Giuseppe (che si chiama davvero così), il bue, l’asino, gli angioletti vestiti di bianco su un soppalco ed un bimbo sempre diverso, perché quasi tutti i genitori vorrebbero che il loro piccolo fosse Gesù per una sera.

Non esistono copioni, gesti prestabiliti o mosse predefinite: tutti sanno cosa fare, da sempre, e lo fanno senza incongruenze, senza errori, ed è così da 24 anni. I costumi sono impeccabili e tutti realizzati a mano su misura.

Una tradizione che sembra quasi un miracolo, e si trasmette nelle generazioni.

Valentina Raineri

Il Presepe Vivente di Castanea tra sacralità e teatro, un passo nell’anno zero

 

Giunto ormai alla XXIV edizione, la rappresentazione è una delle più rinomate a livello nazionale. Uno dei più famosi Presepi di tutta la Sicilia, conta ogni anno migliaia di visitatori che giungono da tutta l’Italia per rivivere l’emozione del Natale. Ma come nasce la magia?