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Il Capo dello Stato parteciperà ad una cerimonia della Fondazione “Bonino Pulejo” presso il Teatro “Vittorio Emanuele” di Messina, quando nel tardo pomeriggio si celebreranno i cinquant’anni della Fondazione ed i 70 della Gazzetta del Sud.

Un impegno meno gravoso rispetto a quelli relativi alla grave crisi internazionale della guerra in Ucraina e, sul fronte interno, alla riforma del CSM, sulle cui criticità ha acceso i riflettori Luca Palamara (cfr. Il Sistema e Lobby e logge, Sallusti-Palamara, ed. Rizzoli) dopo essere stato radiato dalla magistratura perché accusato di “condizionare in modo occulto l’attività del CSM” stesso.
Il Presidente che aveva programmato un tranquillo prosieguo della sua vita nella sua Palermo, con tanto di trasloco dal Colle, si è trovato costretto ad accettare, suo malgrado, il suo secondo mandato. “Non posso sottrarmi alla nuova chiamata, costruire l’Italia del dopo emergenza”, ha dichiarato alla Camera, riunita in seduta comune, il giorno dell’inizio del suo mandato bis (3.2.2022 esattamente 7 anni dopo il suo primo mandato), interrotto da 55 applausi e standing ovation.
E deve essersi trattato di applausi liberatori, dal momento che con la sua elezione il governo è salvo, i parlamentari sono soddisfatti, l’Europa è tranquillizzata ed i cittadini sono contenti.
Ma è solo tutto questo il Mattarella bis? O c’è dell’altro?
Sicuramente la rielezione dell’amato Presidente della Repubblica ha rasserenato il clima politico in affannosa fibrillazione e quello sociale attanagliato dalla pandemia.
Ma sembra non essere frutto di una scelta politica, alla quale si sta oramai derogando in nome di una crisi, vuoi economico/finanziaria come è successo per il governo tecnico Monti (2011/2013), vuoi sanitaria come per l’attuale governo tecnico Draghi. Senza dimenticare, rimanendo nella nostra più diretta area d’influenza, per la pressione degli altri Paesi europei, che guardano con sospetto il nostro, a causa del suo enorme debito pubblico, nonché la politica monetaria della Banca Centrale Europea.
Certamente, però, c’è da dire che per i partiti potrebbe essere una posizione “comoda”.
Intanto, perché quasi tutto l’emiciclo ha rappresentanti nel Governo, mentre gli stessi partiti sono alleggeriti dalle responsabilità politiche sulle decisioni del Governo, prese da un tecnico in un contesto emergenziale. Esempio ne è la legge Fornero di riforma delle pensioni, del governo Monti, che ha previsto un allontanamento quasi sine die della data della pensione, agganciandola ad un presupposto allungamento della vita media: tutti ci ricordiamo della sua proponente, ma quanti si ricordano dei partiti che comunque l’hanno approvata in Parlamento? E del nome dei parlamentari che l’hanno votata?
Oggi il Governo dovrà affrontare le riforme richieste dall’Europa correlate al PNRR (fisco, pensione, appalti, concorrenza, giustizia): siamo proprio sicuri che la Politica vorrà direttamente assumersene l’onere? O preferirà delegarle al “tecnico”, magari contestandole, senza però fare mancare la fiducia, e nello stesso tempo intestandosi battaglie su temi che, in questo momento, sebbene degnissimi di dibattito, potrebbero sembrare propagandistici, visto che si è rientrati in campagna elettorale, come lo “ius soli” da un lato la “immigrazione” dall’altro.
Se così non fosse, la Politica dovrebbe immediatamente porre tra le proprie priorità la revisione della legge elettorale, prevedendo per esempio il voto di preferenza (si pensi alle ripercussioni positive che questo potrebbe avere per il c.d. “cambio di casacca”), che, per la diretta assunzione di responsabilità politica dei parlamentari davanti agli elettori, potrebbe essere garanzia di una maggiore stabilità dei governi e del loro normale funzionamento, con maggioranze in grado anche di eleggere, questa volta sì per libera determinazione, il Presidente della Repubblica.

Luigi Politi