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Tra le vittime del bilancio regionale di fine anno ci sono 73 siti naturalistici siciliani come: le Saline di Trapani, salvaguardate negli ultimi anni da bracconaggio e speculazione; la spiaggia di Torre Salsa ad Agrigento scampata alla realizzazione di un villaggio turistico; le opere di tutela delle Riserve di Monte Pellegrino e Capo Rama a Palermo, Vendicari nel siracusano, e i laghetti di Marinello nella nostra provincia.

parco dell alcantara

parco dell alcantara

Tutte queste realtà utili alla salvaguardia e conservazione della natura e della specie oltre che traino di un turismo locale, oggi si trovano senza il dovuto sostegno economico per portare avanti le loro preziose attività. Le casse della Regione hanno ridotto in modo cospicuo l’ossigeno necessario a far vivere ‘aree paesaggistiche’ che tutto il mondo ci invidia, e si prevede che ulteriori tagli siano presenti nella Finanziaria 2011, in pratica si paventa una diminuzione delle risorse destinate alla conservazione e gestione dei Parchi e delle Riserve siciliani pari al 70 per cento.

Le conseguenze sarebbero molto serie e altrettanto gravi per territori protetti fino ad oggi dalla mano della criminalità organizzata, dalle speculazioni edilizie e dal bracconaggio esasperato. Inoltre il taglio ai fondi per queste aree produrrebbe molteplici ricadute negative: nella valorizzazione e promozione dei luoghi; nella sensibilizzazione e crescita socio-culturale delle comunità locali; nella nascita e il rafforzamento di uno sviluppo economico sostenibile, imperniato sulla salvaguardia e fruizione dei beni ambientali e culturali.

Tutto questo non credo sia poco, anzi per una regione in cui l occupazione languida, specie quella giovanile sempre più incalcolabile, ridurre i contributi regionali e nazionali in favore di questi territori oltre alla mancata attivazione di risorse comunitarie, può creare  il doppio effetto di ‘consegnare’ interi territori all’abbandono, al degrado ed alla speculazione e far aumentare il tasso di disoccupazione.

E le Associazioni ambientaliste attaccano con un misto di rabbia e ironia: Â«Ãˆ il contributo della Sicilia all’anno mondiale della biodiversità», dicono Angelo Dimarca di Legambiente e Giacinto Milazzo, coordinatore dei novanta lavoratori delle riserve che prestano servizio per conto delle associazioni. A trovarsi in pericolo sono le 26 riserve gestite per la Regione da sigle ormai storiche come Legambiente, Wwf, Lipu, Cai, Gruppo ricerca ecologica, Rangers e altre ancora. Queste ultime realtà associative hanno pagato l’anno passato con una riduzione dei contributi regionali del 40 per cento, e nel 2011 stanno alle previsioni di bilancio si aggiungerà una diminuzione di un altro buon 30 per cento.

Le prime vittime di questi incomprensibili tagli, ratificati dalla giunta del presidente autonomista Raffaele Lombardo, sono i dipendenti delle associazioni: l’ultimo stipendio è stato a luglio, attendono da 5 lunghi mesi.. E che a metà di dicembre hanno protestato per la quinta volta nel giro di un mese davanti a Palazzo D’Orleans, sperando che l’Ars ascolti le loro lamentele per la ‘salvaguardia’ delle oasi e dei posti di lavoro. «Tra un anno – sottolinea Dimarca – saremo passati dai 5 milioni e mezzo di euro del 2009 a un milione e mezzo scarso. Una somma che non basta neanche lontanamente a tenere in vita le riserve, a respingere le azioni ‘di disturbo’ o a fronteggiare il vandalismo». In conseguenza di ciò, le diverse attività di gestione risultano ferme: «Le visite guidate come la sorveglianza – continua Dimarca – le iniziative di sensibilizzazione e di educazione ambientale e la valorizzazione dei territori, la conservazione degli ambienti naturali e la divulgazione naturalistica. Eppure, la Regione potrebbe attingere a 140 milioni di fondi europei previsti per questi scopi, ma nessuno, negli uffici competenti, lavora a progetti specifici».

In tale difficile scenario, non mancano i ‘controsensi’, come mette in evidenza il presidente di Legambiente Sicilia, Mimmo Fontana: «Per esempio quello della società regionale Biosphera, cui l’assessorato Territorio e ambiente assegna ogni anno 2,5 milioni per effettuare lavori nelle stesse aree protette che rischiano la chiusura. Per salvare le ventisei riserve basterebbero 1,7 milioni, meno del contributo per Biosphera». Infine, Anna Giordano del Wwf, premiata nel 1998 con il  Goldman Environmental Prize, una specie di “Nobel” per l’ambiente, fa notare come: «Quasi sempre, dietro alla nascita di una riserva c’è una storia di contrasto alla criminalità. Dalle Saline di Trapani, preda di bracconieri e speculazioni varie, a Capo Rama, dove il riconoscimento regionale ha bloccato lottizzazioni e discariche. Un passo indietro della Regione significherebbe far tornare in pista mafie e abusi». In conclusione, sulla vicenda si può dire solo che la salvaguardia della biodiversità non deve essere un ‘impegno di facciata’ ma deve rendersi concreta attraverso azioni serie e coerenti che abbiano delle ricadute non solo in termini di tutela del paesaggio ma anche di sviluppo e di valorizzazione del territorio, di conseguenza le istituzioni regionali e nazionali devono impegnarsi in tal senso con il necessario contributo economico.