Condividi:

Ancora una volta la Casa Editrice, con sede a Barcellona Pozzo di Gotto, segna un bellissimo goal con la pubblicazione di una importante, seppur giovane, penna. Si tratta di Rubina Mendola, una straordinaria, a volte irriverente ma autentica, giornalista, il cui maestro è stato il grande Alberto Arbasino, scomparso lo scorso 22 marzo.

Il protagonista di “Un’estate come se” è un anonimo signore (il volume è scritto al maschile) che decide ad un certo punto di scrivere un romanzo, che ben presto si mostrerà agli occhi dei lettori un pretesto per presentare il conto alla cultura italiana.
Il nostro personaggio frequenta, infatti, la cosiddetta industria culturale (intesa come luoghi, spazi e persone reali e virtuali). Da essa ne viene fuori nella veste di compilatore seriale di taccuini, dove registra – con la meticolosità di un archivista enciclopedico – tutti gli incontri che via via vive e sperimenta, anche virtualmente.

Ad un certo punto, però, il suo viaggio di ricognizione e mappatura giunge al termine. Si ritroverà, di colpo, di fronte ad un corollario variopinto di tic mondani e culturali che fotografano i vizi, le virtù e i peccati dell’età contemporanea. In questo lungo e spesso irriverente viaggio sarà accompagnato da una famiglia spirituale, composta da scrittori,  pensatori e opere letterarie. Ben presto scoprirà quanto è difficile, arduo, quasi una missione impossibile, contenere tutto questo materiale ingabbiandolo in un’unica forma narrativa, rischiando di semplificare l’eterogeneità dei materiali che nel tempo ha conservato.

Ed è in questo preciso istante che la sua opera abbandonerà l’idea di incastonare il testo in una tradizionale forma letteraria, per assumere quello di un genere letterario ibrido, una sorta di romanzo-saggio in cui una trama volutamente esile sarà in realtà il grande lancio per comporre finalmente quel mosaico delle patologie socio-culturali di cui le arti sembrano soffrire. Da queste acuzie non sono esenti la scrittura, il linguaggio, la comunicazione e i diversi pubblici. Si tratta di un gioco con l’uso della lingua che passa attraverso conversazioni e resoconti, trascrizioni di post tratti dai social e riflessioni personali.

La storia procederà in un’agorà affollata da un numero sempre più crescente di personaggi-tipo che si dimenano tra visite, incontri, festeggiamenti, gite, ricevimenti, vernissage, atelier d’artista, colazioni, pranzi.
Un’estate come se è un romanzo in divenire, un gioco di scatole cinesi che orienta e allo stesso tempo disorienta la lettura, tanto che alla fine avremo la sensazione che il nostro protagonista sia riuscito a soggiogare il lettore, ma forse senza averlo vinto del tutto.

Qualche notizia sulla biografia dell’autrice:
Rubina Mendola è nata a Palermo nel 1981. Vive e lavora a Lucca. A Palermo ha conseguito la laurea magistrale in Filosofia: di orientamento analitico, ha dedicato le sue tesi a questioni di filosofia del linguaggio. Si occupa di critica e saggistica, ha scritto per molte riviste online (“Kill Surf City”, “Buttanissima Sicilia”, “Rapporto Confidenziale”, “Linkiesta”, “Live Sicilia”) e per quotidiani nazionali (“Il Foglio”, “La Tribuna di Treviso”, “la Repubblica Palermo”, “Il Tirreno di Lucca”), occupandosi di costume e società e Kulturkritik. Ha curato diversi progetti editoriali (tra cui il saggio Balthus, Montecalvello e altri silenzi di G. Giannone, edito da Caracol) e pubblicato contributi critici sulle riviste di alcune case editrici italiane come FrancoAngeli (Milano), Il Poligrafo (Padova), Mimesis (Venezia).