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Anche Milazzo in prima linea per sostenere il settore delle cerimonie. Gli imprenditori mamertini del comparto hanno aderito infatti alla campagna “Insieme per il wedding”, nata in Friuli Venezia Giulia e ben presto estesasi in gran parte d’Italia.

L’obiettivo è quello di dar voce a tutta la filiera, che a causa della pandemia versa in uno stato di estrema difficoltà e totale abbandono.

Impietosi i numeri: nel 2020 il settore del wedding/cerimonie/event ha subito un calo di fatturato pari a circa l’80- 90%. La situazione non è migliorata nel 2021 e si teme che possa protrarsi per buona parte dell’anno in corso.

A farne le spese un grandissimo numero di lavoratori, rimasti di fatto privi di reddito.

Sono 90.000 le imprese e partite IVA coinvolte, per un totale di 1 milione di lavoratrici e lavoratori stabili e oltre 150.000 stagionali.

Una filiera estremamente professionale e interamente italiana che ha un valore, nel suo indotto primario, di oltre 15 Miliardi di Euro, e nel suo indotto globale di oltre 25 Mld di Euro.

Migliaia di aziende, tuttavia, hanno già dichiarato la liquidazione o hanno iniziato le procedure fallimentari, e altrettanti nuovi fallimenti sono attesi nei prossimi mesi.

Per porre fine a questa situazione e chiedere una interlocuzione chiara con il governo nazionale, imprenditori, associazioni e federazioni di settore e futuri sposi hanno deciso di unire le forze e scendere in piazza il 26 di ogni mese, a partire da febbraio, al grido: “INSIEME PER IL WEDDING”.

A Milazzo, in particolare, la protesta avrà una modalità diversa. Una delegazione di operatori del settore sarà infatti ricevuta alle ore 12.00 dal sindaco, Pippo Midili, e dall’assessore Maurizio Capone. Entrambi si sono messi a disposizione per ascoltare le richieste del comparto.

“Va sottolineato che i provvedimenti nazionali – si legge in una nota diffusa – che hanno introdotto ristori e altre misure di sostegno economico e finanziario a favore degli operatori economici maggiormente colpiti dall’emergenza e dalle misure di contenimento non hanno incluso gli operatori del settore wedding/cerimonie/event tra i beneficiari.

COSA CHIEDONO I MANIFESTANTI?

La riapertura certa dal 1 di giugno 2021, nel rispetto delle regole anti-covid, comunicata con certezza entro il 15 marzo, in modo da avviare per tempo la programmazione degli eventi.

Chiedono inoltre:

1. Il riconoscimento di un contributo a fondo perduto di importo pari, almeno, al 40% della diminuzione di fatturato.

2. Il riconoscimento di un credito d’imposta – ad esempio pari al 70% – commisurato alle spese sostenute, distintamente, nel corso del 2021 e del 2022, per la partecipazione ad eventi fieristici di settore.

3. L’introduzione di un’esenzione temporanea dall’IMU, dalla TARI e dall’IRES per due annualità oppure – in alternativa – di uno sgravio non inferiore al 70% delle suddette imposte, sempre per due annualità.

4. L’erogazione di prestiti bancari, fino ad un importo corrispondente al fatturato del 2019 assistiti da una garanzia statale del 100%, di durata compresa tra i 15 e i 20 anni, a tasso zero.

5. Contributi finalizzati a sostenere la realizzazione e la promozione di eventi fieristici di settore sia regionali che nazionali e volti a garantirne la partecipazione, e finanziamenti con la copertura totale dei costi per la realizzazione di incontri di business tra operatori internazionali selezionati e con presenze di gruppo a fiere internazionali estere dedicate al settore.

6. Una linea di contributo individuale a fondo perduto per ogni impresa per lo sviluppo delle possibili attività digitali.

7. Il prolungamento delle misure CIG e FIS fino alla ripresa totale dell’attività operativa prevista non prima di giugno 2022.

8. Una ulteriore moratoria di tutti i mutui fino a giugno 2022 con quota interessi per il primo semestre dell’anno 2022 coperta all’80% anzichè al 50%.

PER GLI SPOSI

1. il riconoscimento di un “Bonus Matrimoni” pari al 60% delle spese documentate.

2. per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023, il riconoscimento di un contributo forfettario a fondo perduto, di importo pari a € 5.000,00, per ciascuno degli sposi di nazionalità straniera e non residenti in Italia, nel caso in cui la celebrazione del matrimonio, civile o religioso, abbia luogo sul territorio italiano.

Le richieste sono State inserite in un documento sottoscritto dalle tre associazioni nazionali di categoria, Confartigianato Fvg, Confcommercio Fvg e Confapi Fvg al quale poi hanno aderito le corrispondenti associazioni di diverse regioni”.