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Giunge, a stretto giro di posta, il biasimo del sindaco di Rometta, Nicola Merlino, sull’approvazione del bilancio consuntivo 2020 della Città Metropolitana, avvenuta nella seduta della Conferenza Metropolitana del 1° aprile, convocata per la prima volta dopo sette anni.
A suo dire, i sindaci dei comuni della provincia, che compongono la Conferenza, convocata e presieduta dal sindaco del capoluogo, in questo caso dal commissario Leonardo Santoro, a causa delle dimissioni del sindaco De Luca, non sono stati messi in condizione di valutare bene il voluminoso documento proposto, in quanto è stato reso disponibile per la consultazione solamente 6 giorni prima, anziché 20 come previsto dalla legge.
Merlino, sensibile sull’argomento, in quanto ha fatto sì che il proprio Comune (tra i pochi in Sicilia) si distinguesse per la puntuale approvazione, nei termini di legge, dei suoi bilanci, ha colto l’occasione anche per disapprovare fortemente l’assenza assoluta di qualsiasi forma di partecipazione democratica a livello di Città Metropolitana.
Il fatto che la c.d. legge Delrio (Legge 7 aprile 2014, n. 56) preveda che il Sindaco Metropolitano debba essere il sindaco del capoluogo, non votato dai cittadini degli altri comuni, contesta il sindaco, fa venire meno la responsabilità politica del vertice dell’ente nei confronti degli elettori, elemento imprescindibile della democrazia rappresentativa, come è stato rilevato, indica, anche dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 240/2021.
In effetti, il giudice delle leggi, in quella occasione, sebbene abbia dichiarato l’inammissibilità delle questioni costituzionali sollevate, ha fatto osservare come il sistema attualmente previsto per la designazione del sindaco metropolitano non sia in sintonia con le coordinate ricavabili dal testo costituzionale, con riguardo sia all’eguaglianza del voto, da cui deriva l’eguale dignità di tutti i cittadini a concorrere all’investitura di chi è direttamente chiamato rivestire cariche pubbliche rappresentative, sia all’assenza di strumenti idonei a garantire meccanismi di responsabilità politica e il relativo potere di controllo degli elettori locali.
A tutto ciò, si aggiunga, diciamo noi, anche che non si è provveduto ancora alla costituzione, per i continui rinvii regionali, dell’organo di indirizzo e controllo, il Consiglio Metropolitano, che dovrebbe essere composto dal sindaco metropolitano e da 14 consiglieri (considerato che la popolazione della città metropolitana è inferiore a 800.000), eletti dai sindaci e dai consiglieri dei Comuni della Città metropolitana tra i medesimi sindaci e consiglieri in carica, le cui funzioni sono invece svolte da un altro Commissario, l’avv. Andreina Mazzù, il cui atto di nomina scadeva il 31 gennaio scorso.

Nella nota il Sindaco di Rometta, Avv. Nicola Merlino, che titola “C’era una volta la democrazia”, scrive: “Un surreale e beffardo modo di intendere la partecipazione democratica con l’insediamento della conferenza della città metropolitana, dopo oltre sette anni di assenza assoluta di qualsiasi forma di partecipazione democratica, si è consumato ieri alla Città Metropolitana di Messina.
Non si può non prendere le mosse per effettuare delle brevi e tristi riflessioni sul contesto complessivo di norme inique e palesemente illegittime applicate con il manifesto mancato rispetto di altre norme poste a garanzia di un minimo di conoscenza dei fondamentali atti della Città Metropolitana (conto consuntivo 2020 e previsionale 2021/23,) per poterli esitare senza arrossire, così come seraficamente è stato fatto.
Invero, come è noto, con l’applicazione della nefasta ed illegittima legge Delrio, il Sindaco del comune capoluogo diventa ope legis il Sindaco della città Metropolitana. Vale a dire il sindaco di Messina, nel caso in specie, eletto dai “soli” cittadini messinesi diventa il Sindaco (quello che era il Presidente della Provincia, per intenderci) di tutto il territorio provinciale, senza nessun collegamento e senza nessuna conoscenza del territorio provinciale e dei suoi problemi.
La periferia destinata a divenire sempre più periferia!
L’evidente grave contrasto, riscontrabile ictu oculi da tutti, della legge Delrio con il principio di uguaglianza del voto che pregiudica la responsabilità politica del vertice dell’ente nei confronti degli elettori, è stato rilevato di recente anche dalla Corte Costituzionale con sentenza n. 240, depositata il 7 dicembre 2021, che ha sollecitato il legislatore ad un “urgente riassetto normativo”.
Non può non rilevarsi inoltre che fra gli importanti argomenti posti, con un ordine del giorno suppletivo notificato il 25 marzo (vale a dire 6 giorni prima la data dell’assemblea, fissata per il primo aprile), vi era anche il conto consuntivo 2020, per l’esitazione corretta e legittima del quale, la norma di riferimento applicabile, prevede che il rendiconto (insieme a tutti gli allegati), siano messi a disposizione dei consiglieri (nel caso, dei sindaci), almeno venti giorni prima. Si è ritenuto di sorvolare su tali aspetti ed addirittura di non fare votare la pregiudiziale in tal senso proposta.
Sic transit gloria mundi!
Abbiamo sindaci estremamente capaci che hanno dedicato il poco tempo in cui hanno avuto messi a disposizione gli atti (oltre 1000 fogli!) per poter votare con cognizione di causa il conto consuntivo della Città metropolitana!
Oppure che lo hanno votato, oltre che senza un minimo di dibattito nel merito, senza conoscerlo completamente, come a me sembra più probabile.

Le superiori brevi riflessione diventano ancora più stucchevoli, dal punto di vista della partecipazione democratica, se si considera che, oltre al Sindaco (eletto per come sopra, e sostituito dal Commissario ing. Santoro, dopo le dimissioni di De Luca), sono organi della Città metropolitana, il Consiglio e la Conferenza della città metropolitana. Organi quindi collegiali.

Come è noto, per eleggere il Consiglio della Città metropolitana, così come prevede la legge, sono stati indetti i comizi elettorali per ben sei volte e per sei volte rinviate dal presidente Musumeci, con la nomina sistematica di Commissari che ne hanno svolto le funzioni. Un vero e proprio scippo di democrazia, anche se di democrazia in ogni caso indiretta.

Sorte non migliore è toccata, per altro verso, alla “Conferenza della città metropolitana”, l’altro organo collegiale, costituita da tutti i sindaci della Città metropolitana. Dopo sette anni, nel corso dei quali mai era stata convocata, la si convoca per insediarla, si aggiunge un ordine del giorno suppletivo palesemente fuori termine, si assiste ad un intervento introduttivo di due minuti e mezzo del Presidente-Commissario ad alcuni interventi che hanno manifestato delle perplessità sul modo di procedere e, quindi, in pochi minuti, e senza nessun dibattito di merito, si approva il conto consuntivo relativo all’esercizio finanziario 2020.

Quando la politica dimostra la propria assoluta assenza! Questa la sorte ed il trattamento riservato, dopo sette anni di gestione effettuata da commissari ed organi monocratici simpaticamente nominati, alla prima riunione di un organo collegiale della Città metropolitana!
È vero che con la vecchiaia sono diventato di…bocca buona, come dicono alcuni miei amici, ma non così tanto da partecipare allo scempio di democrazia e di rispetto di un minimo di legalità che si è consumato ieri alla città metropolitana di Messina”.

Luigi Polito