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Lo scorso 13 febbraio 2023 in occasione dell’inaugurazione dell’801° Anno Accademico dell’Università degli Studi di Padova, l’artista barcellonese di fama internazionale Emilio Isgrò ha presentato la sua nuova opera “L’Abiura di Galileo”.

Il Maestro Isgrò cancella Galileo Galilei, o meglio, cancella il testo di quell’abiura da lui pronunciata davanti ai cardinali inquisitori il 22 giugno 1633 come atto di pentimento e costrizione per le sue innovative teorie scientifiche allora giudicate eretiche.

L’Abiura di Galileo, è un’installazione in due atti realizzata dall’artista appositamente per l’ottocentenario dell’Università. Il primo, dal titolo “Eppur si muove”, presenta nel chiostro di Palazzo Bo un grande mappamondo in granito i cui continenti sono definiti dalle cancellature nere, la cifra ormai inconfondibile dell’arte di Isgrò. Emergono soltanto poche distinte parole che astratte dal contesto acquisiscono nuovi e inediti significati. Le cancellature di Isgrò non sono un’interminabile successione di negazioni ma un inno all’amore e alla vita. Tutto il contrario di ciò che generalmente è a loro associato.

L’atto secondo, “Chissà se si muove davvero”, propone a fianco della Cattedra da cui l’astronomo teneva le sue lezioni, la cancellatura del libro Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, che, pubblicato nel 1632, fu la causa definitiva della sua condanna e quindi anche della sua abiura. Tra le cancellature di colore rosso è possibile ricostruire quel dubbio già espresso nel titolo e infuso in ciascuno di noi: “Mi è parso corretto – dice Isgrò – rappresentare non solo la certezza, ma anche il dubbio di Galileo. Non perché egli ne avesse, ma perché una censura occhiuta e tignosa, per non dire crudele, i dubbi li crea anche in chi non ne ha.”