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Riceviamo e pubblichiamo integralmente la Lettera Aperta che il Prof. Carmelo Aliberti scrive all’Editore milazzese Antonio Lombardo che, con la sua Casa Editrice,  ha recentemente pubblicato il nuovo romanzo dello scrittore/poeta originario di Bafia e da anni residente a Trieste dal titolo “Il mio mondo finirà con te”. È grande la nostra soddisfazione per avere messo in contatto (per il tramite di Francesco Conti) il Prof. Aliberti con Antonio Lombardo, amico carissimo oltre che grande professionista. 

Gent. o   ANTONIO-Editore Lombardo Edizioni, Milazzo-Messina (info@tipografialombardo.it)

Le scrivo per ringraziarLa del bellissimo lavoro,  magistrale, che ha realizzato con arte raffinata il  mio nuovo romanzo “IL MIO MONDO FINIRA’ CON TE, con il capolavoro dell’immagine pittorica in copertina della pittrice barcellonese prof. MARIA TORRE e premessa del poeta barcellonese Francesco Conti e Prefazione del più grande Poeta del Secondo Novecento fino ad oggi.  LUCIO   ZANIBONI. Desidero evidenziare la squisita gentilezza con cui accoglie e cura il rapporto con gli autori, con il linguaggio generoso e solidale, che lo vede unico, non solo in Sicilia, ma in tutta Italia, che conosco bene, per rapporti di studio e di lavoro. Era mio profondo desiderio vedere il mio libro, giudicato da numerosi autorevoli critici, il migliore: Il romanzo ha già riscosso l’attenzione di un cospicuo numero di lettori ,(dopo Il Premio CULTURA OLTRE, una delle migliori riviste culturali, nell’ambito del Progetto ministeriale “Lettura” e la classifica della rubrica IN VIAGGIO, che lo pone al primo posto dei libri più letti, che ha anche riprodotto la copertina. Numerosissimi i   giudizi dei lettori che mi scrivono in privato dalI’Italia e dall’Estero…Appena possibile saranno raccolti in volume. Ringrazio Tutti e spero di poterli ringraziare personalmente alla Presentazione del romanzo in estate a Barcellona, a Milazzo e a Messina, dove sono già stato invitato da alcune Associazioni.. Il romanzo, come scrive nella premessa il poeta barcellonese Francesco Conti” come il luogo ideale di una fitta trama di sentimenti e di emozioni che fanno capo a mille allusioni e ad alcune emblematiche reticenze”. La pittrice e prof.ssa MARIA TORRE, opera una lettura profonda dell’universo ispirativo del romanzo, ricco di sfumature colte, affreschi storici, drammi, flussi di coscienza, tormenti, sogni, speranze. Non mancano intensi monologhi con il proprio io. Filone principale del romanzo è l’amore, quello con la A maiuscola, fra Carlo e Anna, la sua Beatrice. Aliberti, come un novello Dante, viaggia attraverso il tempo, annodando su questo filone principale altre microstorie crude, schiette, e spesso violente, ci sventaglia ingiustizie, l’arroganza e le follie di chi detiene il potere, la ferocia e la disumanità delle guerre…..Aliberti con la sua penna ci presenta il mondo nella sua interezza, in tutte le sue sfumature, penetra negli  anfratti di  una atavica età dell’oro della nostra isola, fino ai millenni di schiavitù  della Sicilia, dell’Italia  e del mondo, inondato dal virus  del male inestirpabile.  Con il suo romanzo Aliberti ci ha regalato un  grande romanzo, che ci induce a profonde riflessioni sul significato della vita, ma nel finale, a conclusione di un percorso rigoroso e doloroso, indica il progetto di una nuova era di civiltà, capace di cestinare la Sodoma e Gomorra di oggi, riesumando la figura dell’antiOrtis e  dell’AntiWerter, cioè della rinascita dopo  la morte di ogni illusione…Insomma un romanzo d’amore, di dolore e di tormento, che non lascia cicatrici e potrà far rinascere i sogni”. Lucio Zaniboni opera una lettura    come il romanzo di coscienza, da cui esplodono con la fulmineità del un percorso, senza trascurare alcuna tematica, compresa la storia  greca e romana. La storia è letta alla lente della verità, denuncia le leggi razziali, il genocidio degli ebrei, le foibe, la rincorsa al danaro da parte di chi detiene il potere, ma anche le missioni umanitarie, tese a salvare i perseguitati dai potenti. La mappa procede ora con serrato lirismo, ora disteso in descrittività   che ha in armoniche visioni, accenti musicali in lingua  e in dialetto che arricchiscono culturalmente e spiritualmente il lettore” Il prof. Giuseppe Rando dell’Università di Messina, dedica al romanzo di Aliberti una perla di critica letteraria,, che rivela la ricchezza degli strumenti critici del prof.. Egli osserva tra l’altro: Il romanzo si presta a molti piai di lettura e racchiude in sè diversi  tipi di racconto: da quello autobiografico  ( che vede il protagonista Carlo, alter ego di Carmelo Aliberti, siciliano, messinese, cattolico, democratico e formato alla luce dei valori assoluti preindustriali, scontrarsi ,nella sua difficile ascesa sociale con i mali storici della modernità, a quello manzoniano con ampi squarci dei drammi sociopolitici novecenteschi dalla prima guerra mondiale ai nostri giorni, a quello psicologico, giocato sullo scandaglio introspettivo del protagonista e di altri personaggi, a quello sociologico, per il costante raffronto tra purezza della civiltà contadina e la devastante cultura cittadina; a quello religioso, fondato sulla convinzione  della fede cristiana come antidoto al disordine morale e sociale del nostro tempo, a quello amoroso di stampo neostilnovistico, intessuto intorno all’innamoramento di carlo per Anna, sua conterranea e compagna di scuola che  gli indicherà infine la via della salvezza.. Rando intitola il suo articolo “IL MODERATISMO    DIFFICILE DI CARMELO ALIBERTI” a sottolineare   l’assoluta novita’ del romanzo che resuscita in maniera innovativa , il romanzo nuovo. Carissimo Antonio, ora debbo confessare di aver trovato in te, in tuo padre Gianni dei veri uomini,  cittadini onorari del mio mondo ideale. E come potrei dimenticare il caro “fratello” Gianni, che è stato il sostenitore morale dei miei esordi. Quando uscivo dalla Scuola, attraverso la via del lungomare, con grande gioia raggiungevo con la mia cinquecento, la vostra tipografia che stampava la mia rivista di allora “CULTURA NOVECENTO”, che ospitò anche il Premio Nobel Odisseus Elitis, con alcune poesie, inedite in Italia e tradotte dal un collaboratore prof.  Vincenzo Mascaro: Michele Prisco, Mario Pomilio, Bevilacqua, Rappazzo,    Isgrò, Freni, Nino Pino, Lucio Zinna, Occhipinti e molti altri, con sulla copertina la foto in formato grande di Domenico Cicciò, su cui io scrissi un piccolo saggio, poi vincitore dell’omonimo Premio Domenico Cicciò, Grande scrittore che curava la GAZZETTA LETTERARIA, ritenuta la migliore in Italia. Ricordo con molta emozione l’uscita del numero 1 della Rivista, quando Gianni manifestò entusiasmo fino alle lacrime, tanto commosso, volle festeggiare l’evento innaffiando la prima copia con lo schampagne. Non eravamo soli, ma c’erano anche il compianto pittore Paolo De Pasquale, Enzo Napoli e altri collaboratori. La Rivista poi fu premiata dal Consiglio dei Ministri come migliore Rivista culturale italiana. Poi seguì il mensile dall’”A alla Z”, che durò poco. In queste circostanze. Ci intrattenavamo a  parlare di tutto nel suo ufficio. Mi auguro che il nostro rapporto di amicizia e di lavoro possa continuare ed io farò di tutto per sostenere la tua attività editoriale. Un caro abbraccio e auguri per una S.Pasqua di resurrezione totale.

CARMELO ALIBERTI (Trieste)