Condividi:

Il mio mondo finirà con te, titolo del romanzo di Carmelo Aliberti, poeta e saggista. Una terza edizione, rivista e integrata (Edizioni Terzo Millennio). Abbiamo letto questa recente fatica singolare, dai contenuti che sono di narrazione, di storia contemporanea con riguardo alla nostra grande, mitica e martoriata Trinacria, dove è nato l’autore e dove, a Messina, ha conseguito la laurea che gli ha consentito di insegnare per anni nelle Scuole medie superiori materie letterarie. Il romanzo si apre con una doviziosa nota critica della giornalista e scrittrice Francesca Romeo.

Che scrive, fra l’altro, (pag.7) “Sfumature trobadoriche e saggi di uno schietto verismo, in una moderna ibrida lettura del romanticismo, si dipanano in un romanzo in cui il particolare ed il tutto si fondono in una cultura dell’entusiasmo, lasciando esplodere il sentimento del sublime e svelando l‘Amore quale protagonista incontrastato dell’opera”. Con una rara analisi, la Romeo nelle più pagine dell’opera, ha osservato la scrittura articolata di Aliberti. E al lettore – ci pare di osservare-, con un’analisi del genere, potrebbe così cadere la volontà di inoltrarsi nelle quasi 300 pagine del romanzo.

Nel libro c’è tanto del narratore Aliberti, che sin da allievo delle Scuole primarie si era rivelato verseggiatore, vi si leggono pure testi poetici di nostri autori, come, ad esempio, “Uomo del mio tempo”, “Epigrafe per i caduti Marzabotto”, “Ai fratelli Cervi”, del Nobel Salvatore Quasimodo e di altri autori del passato e del nostro tempo analizzati dal narratore. Sono il poeta Bartolo Cattafi, il poeta ed artista Emilio Isgrò, il poeta e politico Nino Pino Balotta e il mitico scrittore Andrea Camilleri, scomparso di recente. Tutti autori che hanno lasciato in vero semi di eccelsa conoscenza. Dotate psicologicamente le figure muliebri della madre di Carlo e di Anna.

Aliberti – traspare dalle pagine del romanzo -, ha tanto inteso la fede cristiana, come trasmessa dalla grande scrittura agostiniana e manzoniana. La madre, si accennava sopra, e per chi ci leggerà, qui un tratto della prosa di Aliberti che la fa parlare con naturalezza del protagonista Carlo. “Tu capivi e mi prendevi per mano, dicendomi ‘Carlo vieni, vieni con me, sai sono nati gli agnellini, guarda come saltellano allegramente e si attaccano subito alle mammelle della madre, che riconoscono già, tra le altre pecore. È una gioia per tutti, vedere come sono felici di essere venuti al mondo, come pure la madre che li protegge costantemente. Su andiamo, così, potremo anche passare nel pollaio e prendere le uova fresche delle nostre galline, che anche tu mi hai aiutato a crescere. Faremo una bella frittata che a te piace tanto’ “. Un tratto che rievoca quegli anni della civiltà contadina scomparsa. E, l’autore, nativo di Bafia, comunità collinare del versante tirrenico messinese, la visse con quei lavoratori a giornata e la povertà che imperversava e l’agognata emigrazione. Un romanzo pure di risposta e sdegno.

Che si contemplano nel riporto di cronache tragiche e nella descrizione della guerra odierna, un romanzo nel quale viene ricordato ed odiato il fascismo e il nazismo.

(Recensione di Sebastiano Saglimbeni)