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Il grande scultore nato a Volterra nel 1937, si è spento nello studio nel quale lavorava dagli anni settanta nella notte tra il 31 dicembre 2017 e il 1 gennaio 2018. L’artista è uno dei pilastri fondanti dell’arte contemporanea, celebre per le sue sculture tra cui la Piramide 38° Parallelo (Parco Fiumara d’Arte) e Trinacria (museo-albergo Atelier sul Mare).

Mauro Staccioli è stato uno dei maestri della scultura, conosciuto a livello internazionale per le sue “sculture-intervento”, opere di dimensioni ambientali che con le loro forme geometriche essenziali si pongono in profonda relazione con gli spazi nei quali vengono collocate.

Era membro associato dell’Académie Royale des sciences, des lettres et des beaux-arts de Belgique e Accademico Nazionale dell’Accademia di San Luca. Per le sue sculture-intervento ha sempre utilizzato una geometria essenziale e l’uso di materiali artificiali come l’acciaio e il cemento. In parallelo con le pratiche della più recente e contemporanea poetica della Land art americana, Mauro Staccioli, sviluppa l’idea che le opere d’arte possano essere collocate in paesaggi aperti. In questo modo l’arte può ispirarsi al mondo che la circonda ed entrare a far parte dello stesso.

«Un grande abbraccio ideale a un maestro della scultura, – è il cordoglio di Antonio Presti, Presidente della Fondazione Fiumara d’Arte – una delle figure più importanti nel panorama contemporaneo internazionale. A ricordare il suo genio e allo stesso tempo la sua semplicità, sono proprio le opere di scultura ambientale, sempre concepite in relazione al contesto nel quale sono inserite, non solo culturale e territoriale, ma anche sociale, come Piramide 38° Parallelo, diventata di fatto un simbolo del Parco dei Nebrodi in Sicilia. Con la Piramide Mauro ci lascia un faro introverso, testimone consapevole del ciclico e irreversibile scorrere del tempo, che cattura la luce solare attraverso la propria fessura, registrando nel proprio ventre geometrico i riverberi luminosi dallo zenit al tramonto. Al concetto di immortalità, notoriamente correlato alla piramide faraonica, Mauro ha donato il concetto più responsabile di transitorietà, attraverso il quale ha voluto celebrare la vita nel suo incessante anelito all’eterno”.

Il sito prescelto per la scultura Piramide 38° Parallelo di Staccioli è una leggera altura del territorio di Motta d’Affermo (Valle dei Nebrodi – Messina), un avamposto in quota sul mare e prospiciente gli scavi di Halaesa, le cui coordinate geografiche centrano esattamente la consistenza matematica del trentottesimo parallelo. Nominando la propria opera, l’artista traduce l’astrazione della misura terrestre in creativa percezione metafisica e suggella l’intrinseco legame dell’opera alla geografia del luogo, in perfetta sintonia con la poetica che contraddistingue sin dagli anni sessanta le proprie creazioni. L’opera è un tetraedro titanico cavo realizzato in acciaio corten. Parzialmente sprofondata nel territorio roccioso, presenta una fessura lungo lo spigolo occidentale  che rende ancora più preciso il suo collocarsi nella specificità del luogo e nello spazio cosmico.

Altra considerevole presenza dell’artista nella ricca collezione della Fondazione Antonio Presti – Fiumara d’Arte è la stanza d’autore Trinacria (museo-albergo Atelier sul Mare, Castel di Tusa – Messina), l’idea dell’artista che la scultura debba essere qualcosa di vitale, di energico, che irrompe nella nostra vita, un concetto che ha sempre caratterizzato l’operare artistico di Mauro Staccioli,  teso ad affrontare  la realtà fisica e sociale dello spazio, che diventa parte integrante dell’opera.

Mauro Staccioli si era diplomato all’istituto d’arte cittadino nel 1954. Nel 1960 inizia la parentesi sarda e fonda, insieme a giovani artisti e intellettuali sardi, il «Gruppo di iniziativa». Nel 1963 si sposta prima a Lodi e successivamente a Milano, dove assumerà l’incarico di direttore del liceo Artistico di Brera e successivamente del liceo artistico statale di Lovere, in provincia di Bergamo. Dopo aver sperimentato la pittura e l’incisione, dalla fine degli anni Sessanta si dedica alla scultura, sviluppando l’idea che la scultura possa mettersi in stretta correlazione ai luoghi, intesi come forme fisiche e sociali, forgiando una serie di «sculture-intervento». Materiali semplici, come ferro e cemento e geometrie essenziali che irrompono nei paesaggi e scardinano ogni schema. Nel 1973 nella sua città realizza, grazie ad un nuovo lavoro di ricerca artistica, «Volterra 73», un grande evento di creatività urbana in cui l’arte contemporanea uscì dalle gallerie e debordò negli spazi cittadini. Negli anni successivi le opere del maestro Staccioli hanno conquistato mezzo mondo: prima l’invito alle Biennali veneziane, poi i successi in Germania, in Gran Bretagna, in Israele e in Francia, giusto per citare alcuni Paesi esteri, per arrivare alla sua prima personale negli States. Tante le installazioni-culto di Staccioli che troneggiano nelle colline di Volterra e che sono diventate vere e proprie icone per gli appassionati dell’arte.