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Un’agguato con tutte le caratteristiche della mafia più violenta e arcaica della Sicilia, quanto accaduto nella notte tra martedì e mercoledì al presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci. Dietro tutto il malaffare delle cosche dei Nebrodi che hanno da sempre spadroneggiato sui terreni incolti dediti al pascolo, intascando con le truffe ai danni dell’Unione europea.  Dopo la sica di sangue degli anni 90′ con morti sparatorie e intimidazioni, anche nei confronti di personaggi istituzionali.  Il fatto di ieri fa ripiombare la comunità nella paura, per una morte sfuggita solo grazie all’intervento dell’auto blindata della polizia che seguiva Antoci. Negli anni scorsi altri precedenti analoghi come quello del 27 febbraio del 1992 quando con tre bombole del gas, collegate con un solo innesco vennero fatte esplodere dalle cosche nel Commissariato di Polizia di Tortorici che stava per essere aperto dal ministero dell’Interno per arginare il racket del pizzo e la guerra tra i Bontempo Scavo ed i Galati Giordano.

Da lì in avanti si è passati aalla fase di smantellamento della mafia locale con le inchieste che hanno portato alla sbarra boss, affiliati e collegamenti tra una criminalità divisa tra chi puntava al salto di qualità negli appalti e le famiglie ancora legate al mondo agricolo. La mafia rurale, in particolare, risulta molto radicata tra Cesarò, la provincia di Enna e le zone a ridosso tra Maniace, Bronte e Randazzo, nel catanese.

Le indagini degli inquirenti partono proprio da quella realtà criminale, ancora animalesca e arcaica, per arrivare a capire bene la matrice del quarto atto intimidatorio ai danni di Giuseppe Antoci.
Il presindente fu vittima di forti intimidazioni negli anni precedenti, da ricordare la prima minaccia a dicembre del 2014, quando al Parco dei Nebrodi arrivò una busta con un messaggio intimidatorio per Antoci: “Morirete scannati, tu e Crocetta”.

Poi nel luglio del 2015 una bottiglia incendiaria ed una lettera minatoria furono lasciate presso un’area attrezzata di Passo Cicogna a Cesarò, poco distante dalla zona in cui è avvenuto l’agguato di ieri notte.

Infine l’ultimo episodio in ordine di tempo avvenne nel dicembre scorso, quando due buste contenenti cinque proiettili calibro 9 furono intercettate al centro di smistamento postale di Palermo. I destinatari erano Antoci e il dirigente del commissariato di Polizia di Sant’Agata Militello, Daniele Manganaro.

L’altra notte l’azione più grave e violenta a San Fratello con i proiettili contro la Lancia Thema blindata in cui viaggiava Antoci, salvato dagli agenti che lo scortavano dietro.

Per gli investigatori l’obiettivo è quello di sottrarre terreni al controllo di aziende in odore di mafia che sino agli anni scorsi hanno gestito indisturbate i fondi europei del settore. Circa 3 miliardi di euro i contributi che, nel giro di poco tempo, sono già stati sottratti al controllo mafioso. Sulla base del protocollo d’intesa sono state infatti tagliate fuori dai fondi europei decine di aziende in virtù di sospetti di contiguità tra i titolari ed esponenti mafiosi.

Nella giornata di ieri parole forti di solidarietà e vicinanza sono arrivate dall’ex sindaco di Barcellona, Maria Teresa Collica: “Sono davvero indignata da quanto accade in questa terra a chi ha la sola colpa di applicare la legge e rompere così un sistema vergognoso.

Al Parco dei Nebrodi sono state revocate negli ultimi tempi assegnazioni per migliaia di ettari di terreno sui quali sono stati ricevuti contributi a valere su fondi Agea e fondi Ue per 2,5 milioni di euro all’anno. Moltissime certificazioni hanno ricevuto lo stop dalle prefetture per reati come l’associazione mafiosa e per legami con i più potenti clan mafiosi dell’Isola, quelli dei Bontempo Scavo, dei Conti Taguali, dei Santapola e dei clan “tortoriciani” e di Cesarò. Il prefetto di Messina, Stefano Trotta, e il presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, hanno infatti varato un protocollo pilota per i controlli nelle assegnazioni dei terreni pubblici anche di valore inferiore ai 150 mila euro.
Il Parco dei Nebrodi rappresenta una punta di diamante per la Sicilia per la particolarità dei suoi prodotti e la bellezza dei paesaggi che lo caratterizzano e come tale è sempre più conosciuto e apprezzato nel resto del Paese. È per questo intollerabile che pretendere trasparenza e legalità anche nella gestione oggi significhi esporre a rischio la propria vita. Esprimo pertanto piena solidarietà al presidente Antoci per saper interpretare nel senso più profondo l’idea di uno sviluppo economico davvero sostenibile e per rappresentare la Sicilia migliore”.

Sostegno e solidarietà al presidente dell’Ente Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci dall’ANPI di Messina. “Esprimiamo sdegno per il vile atto del quale è stato vittima il presidente Antoci –dichiara Teodoro Lamonica, presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani. Un agguato mafioso inaccettabile, che però dimostra come la strada dell’intransigenza e della legalità scelta da Antoci sin dal suo insediamento sia quella giusta. Gli iscritti dell’ANPI gli sono accanto e lo invitano a proseguire nel percorso intrapreso”.