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di Alfredo Anselmo.

“I loose my baby, I loose my baby” urla una mamma davanti al corpo inerme e già freddo del suo piccolo. Morto in mezzo al mar Mediterraneo che invece è muto nel suo dolore. È l’11 novembre 2020, giorno in cui celebriamo San Martino, una ricorrenza gioiosa prima della pandemia, oggi più sotto tono che questa nuova tragedia rende più cupa.

Si chiama Joseph questa piccola vittima originaria della Guinea che era stata recuperata dai volontari di Open Arms ma che non ha resistito fino all’arrivo della Guardia Costiera che l’avrebbe dovuto portare in ospedale.
Un Angelo che riposerà nel cimitero dei migranti di Lampedusa.

E proprio il sindaco Martello nel rendere omaggio alla salma del piccolo dichiara: “Davanti a una tragedia di simili proporzioni, dinanzi a un bimbo morto non ci sono parole. È un Paese senza dignità quello in cui si fanno morire in mare le persone. E non mi riferisco solo all’Italia, ma all’Europa intera, che non può continuare a fare finta di nulla”.

Sicilia, Italia, Europa, Mondo… questi sono giorni brutti per tutti, non v’è più ricchezza e povertà che tenga innanzi ad un virus muto e invisibile, sconosciuto e sorprendente, che colpisce dappertutto. Forse chissà, questa situazione di precarietà potrebbe permettere una identificazione con “l’altra precarietà”, quella dei migranti, anche loro vittime di un virus chiamato povertà, guerre, violenze.

Il mare… che spesso identifichiamo con la bellezza del Creato, al quale pensiamo quando iniziano i primi caldi, in cui ci rinfreschiamo per sfuggire alla canicola d’agosto, che immortaliamo nelle foto dei tramonti meravigliosi ed unici che la nostra terra ci sa regalare, quello stesso mare oggi è ormai un cimitero senza lapidi. Un mondo che si dica civile non può permettere questo strazio.

La speranza è che questo mare possa essere, in un futuro non troppo lontano, teatro di serenità, gioia… un meraviglioso MARE D’AMARE!