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10.000 metri cubi di Gas Naturale Liquido, energia pulita, a disposizione delle navi che attraversano lo stretto, ed in generale del trasporto messinese, potrebbero essere disponibili se la Rina Consulting, otterrà l’ok al suo progetto per la costruzione di un deposito nella zona Pistunina di Messina (10 serbatoi alti 6 metri), e per il quale si è registrato già il disappunto del commissario straordinario del Comune, Leonardo Santoro, già capo del Genio Civile.

Quindi, da un lato c’è la forte necessità di una indipendenza energetica, e vedremo perché, e dall’altro si stenta a far decollare le iniziative energetiche nazionali, comprese quelle afferenti la realizzazione di degassificatori, che consentirebbero il trasporto del gas allo stato liquido attraverso navi ed altri mezzi di trasporto, baypassando i più vincolanti gasdotti.
Da qualche mese, fare la spesa e il pieno di benzina è diventato molto più caro, con peggioramento della già precaria situazione di moltissime famiglie.
E’ un caso di inflazione particolare, e particolarmente grave, in quanto i prezzi crescono in un periodo in cui dovrebbero calare per la elevata percentuale di disoccupati, causata anche dalla crisi sanitaria della pandemia, con la quale ancora oggi, purtroppo, dopo oramai due anni, bisogna fare i conti.
Particolarmente grave perché, diversamente dell’inflazione che generalmente è causata dalla crescita dei salari, che non modifica sostanzialmente la capacità di spesa, quella causata dal caro energia procura un peggioramento dell’economia familiare.
Vediamo perché.
L’aumento del prezzo dell’energia determina uno shock dei costi di produzione delle fabbriche e del terziario, con conseguente aumento dei prezzi di beni e servizi e riduzione dei salari reali, vale a dire della capacità di spesa della famiglia.
A lungo andare, questo genera altra disoccupazione che a sua volta fa abbassare i prezzi, fino a raggiungere il livello che si aveva prima dello shock.
Tuttavia, quando i prezzi tornano al loro livello iniziale, le condizioni del consumatore sono peggiorate, in quanto l’aumento di disoccupazione ha fatto diminuire le buste paga dei lavoratori (perché non sono occupati per tutto l’anno e/o non hanno lo straordinario).
L’inflazione si è risolta, ma a scapito di un peggioramento della situazione economica delle famiglie.
Cosa può fare l’autorità nell’immediato?
La Banca Centrale Europea sta valutando la possibilità di un aumento dei tassi di interesse (c.d. politica monetaria restrittiva), che dovrebbe agire nel far diminuire i consumi e quindi calmierare i prezzi, mentre il Governo sta pensando ad interventi di ristoro di aziende e famiglie di parte della spesa dell’energia.
Mentre per la prima non vi sono certezze di efficacia, in quanto si tratta di intervenire su una particolare forma di inflazione, la c.d. inflazione importata, determinata dalla riduzione di fornitura di gas (utilizzato in Italia anche per produrre energia elettrica) da parte della Russia, a causa della crisi nelle relazioni internazionali correlate con la guerra in Ucraina. Secondo la nota regola economica, il prezzo dell’energia cresce al diminuire della disponibilità dei prodotti energetici.
Se non consideriamo altre variabili, l’aumento dei tassi, agendo negativamente sulle disponibilità delle famiglie, farà sì diminuire, insieme agli altri consumi, l’importazione di gas, abbassandone il prezzo, ma agirà anche negativamente su produzione ed esportazioni, senza effetti positivi sulla bilancia commerciale, anzi col rischio di un’inversione di tendenza rispetto all’attuale situazione di surplus, che potrebbe determinare un deficit commerciale, con effetti negativi sul debito pubblico, a causa della consequenziale perdita di “fiducia” degli stati finanziatori nei confronti del nostro, inducendo altro aumento dei tassi e ulteriore depressione economica.
Ben venga allora la seconda ipotizzata azione pubblica di alleggerimento delle bollette da parte dello Stato, che ovviamente però non può essere strutturale.
Allora la questione si sposta sull’indagare le cause dello schock e quindi sulla nostra atavica dipendenza energetica dall’estero.
E’ giunta l’ora, ed è improcrastinabile, di fare sì che il nostro Paese, già in posizione non facile a causa dell’enorme debito pubblico, si liberi al più presto da questa grave dipendenza, lavorando su politiche energetiche nazionali davvero efficaci, nell’ambito delle quali potrebbe bene inserirsi il deposito di GNL che si vorrebbe realizzare a Messina, anche perché non sembri contrastare con i recenti dettami costituzionali in materia ambientale: La Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni (art. 9); L’iniziativa economica privata non può svolgersi in modo da recare danno alla salute e all’ambiente (art. 41).

Luigi Politi