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Reso noto il bilancio demografico del 2018 a cura del servizio Statistica del dipartimento Servizi al Cittadino. La fotografia che ne risulta non lascia adito a dubbi: Messina è una città che invecchia sempre più, con cali demografici costanti. Di seguito il report, che può essere consultato dettagliatamente sul sito del comune.

 A Messina, al 31 dicembre 2018, la popolazione calcolata Istat risulta essere pari a 232.555 abitanti, di cui 111.558 maschi e 120.967 femmine in costante decremento, -1.738 abitanti (-0,7 %) rispetto al 2017 e -10.359 unità (-4,3 %) dall’anno 2011. La città è sempre più vecchia con un incremento, nell’anno 2018, della popolazione in età senile del +9,78 % rispetto all’anno 2012. Il 23 % circa della popolazione ha più di 65 anni, mentre quelli con più 85 anni rappresentano il 3,57 % della popolazione, in prevalenza residenti nel centro storico. Il quartiere con la più alta percentuale di bambini in età inferiore ai 5 anni è il secondo, 4,2 % della popolazione totale. L’età media generale sale a 44,8 anni (43,34 per gli uomini e 46,50 per le donne). Nel 2018 ci sono 180 anziani ogni 100 giovani (5 in più rispetto al 2017). Consistente diminuzione delle nascite, -134 in valore assoluto, pari al -7,4 % rispetto al 2017, e -22,5 % rispetto a dieci anni prima (2008).

È da segnalare che il numero di nati vivi nell’anno 2018 registra il valore più basso degli ultimi anni. Il 31 % degli immigrati sono cittadini stranieri (di questi il 6,37 % proveniva da altri comuni italiani). Nell’anno 2018, sono stati 2.840 i cancellati per altri Comuni Italiani e 404 per l’Estero in leggera diminuzione rispetto al 2017. I residenti stranieri sono 12.265, in leggera crescita rispetto all’anno precedente (+380 unità), pari al 5,27 % della popolazione totale. La provenienza prevalente è dal continente asiatico (57,4 %). Nel 2018 sono stati celebrati 733 matrimoni, dato in costante diminuzione, rispetto al 2016 (-12 %).

Una fotografia che registra con la burocratica freddezza dei dati statistici, quel malessere sociale che si traduce in una mancanza  di prospettiva per il futuro e che porta una città ad impoverirsi di risorse umane, tra giovani costretti a partire in cerca di realizzazione personale e sempre più famiglie che hanno difficoltà a mettere al mondo figli, viste le incertezze economiche che, in tempi di dominio materiale, finiscono con il rendere cupa la visione complessiva della vita. Del resto, se è vero il detto che senza soldi messa non se ne canta, la domanda di un giovane che voglia costruirsi un nucleo familiare nella sua città o semplicemente restare, sarà comprensibilmente: senza soldi, come vivo?

Livia Di Vona