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“Una Parola è data all’uomo, una Parola di vita!”, è stato l’incipit, evocativo in un certo senso del Prologo di Giovanni, dell’arcivescovo Giovanni Accolla per il suo messaggio di Natale, all’incontro con i giornalisti, ai quali ha espresso i sentimenti della sua gratitudine per la l’attenzione e la dedizione nello svolgere il loro delicato compito.

Dopo l’introduzione del direttore dell’ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, mons. Giò Tavilla, l’arcivescovo ha articolato il suo messaggio, dandone una connotazione sociale ed ecclesiale, “nella chiara consapevolezza – fanno sapere dalla Curia – dell’imprescindibile intreccio tra l’annuncio di Cristo che entra nella storia, l’azione della Chiesa e il contesto sociale all’interno del quale la Parola si incarna”.

“Una Parola di vita è data all’uomo”, ha ribadito l’arcivescovo, “di fronte a tante parole di violenza che ci stordiscono da varie parti del mondo. Dinanzi alle tante umane parole, prendiamoci una piccola pausa e ascoltiamo, accogliendola, la Parola che in controtendenza con la logica comune, si fa Bambino. È la tenerezza di Dio che mostra la forza irresistibile della sua dolcezza e misericordia”.

Ha quindi proseguito affermando che “questa Parola si esprime con linguaggio semplice, lungi da ogni retorica umana, e ci sollecita a vincere ogni forma di indifferenza, perché Dio – attraverso il mistero dell’incarnazione – si è fatto, per usare una espressione immediata, i fatti nostri e non i suoi, si è preso cura di noi, abbattendo il muro della indifferenza e dell’individualismo. È proprio la Parola che ci visita, che ci raggiunge, che ci fa superare l’indifferenza e ci rende annunciatori, cioè protagonisti di gesti concreti di solidarietà, soprattutto verso chi vive forme di sofferenza, di discriminazione e di fragilità”.

Nel continuare dialogare con i giornalisti il presule ha voluto ricordare come la Parola di vita, che è Cristo Gesù, scuote la coscienza sociale. Ha quindi esortato a mettere sempre a frutto la bellezza delle risorse di ogni uomo, il saper guardare lontano, programmando il bene per ogni uomo e per la nostra Città senza pensare di poter raccoglierne subito i frutti, ma ponendo progressivamente le basi per la promozione integrale di città e cittadini. “Ho voluto lanciare delle provocazioni” – ha proseguito l’arcivescovo – “con la consapevolezza di sentirmi coinvolto anch’io e la Chiesa messinese dentro queste provocazioni”.

Infine, esprimendo gratitudine alla Città di Messina e a quanti la governano, ai credenti e alle comunità ecclesiali, ha voluto dedicare un pensiero grato ai giornalisti e agli operatori della comunicazione, ai quali ha detto “il vostro fare cronaca non è solo notizia, ma contribuisce a cambiare la storia, perché siete chiamati ad essere sempre più giornalisti annunciatori della Parola che si fa carne nella verità della storia.”

A conclusione ha letto un pensiero di Papa Francesco, che compendia l’augurio del Natale che a tutti rivolge:

“L’unica forza capace di conquistare il cuore degli uomini è la tenerezza di Dio. Ciò che incanta ed attrae, ciò che piega e vince, ciò che apre e scioglie dalle catene non è la forza degli strumenti o la durezza della legge, bensì la debolezza onnipotente dell’amore divino, che è la forza irresistibile della sua dolcezza e la promessa irreversibile della sua misericordia”.