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Il Comitato ‘Invece del Ponte’ pone all’attenzione una dettagliata analisi di ‘Costi Benefici del ponte’ sottolineando in una nota come l’opera sia “metodologicamente sbagliata e i suoi risultati sono falsati da errori di impostazione, modalità di calcolo, omissività o contraddizioni. Quindi la valutazione dell’opera è errata e fuorviante.

Non rispetta i criteri stabiliti dalla BEI, e’ irrealistica nella previsione che possa sostituire interamente il traghettamento, sovrastima il risparmio di tempo ed il ritorno occupazionale. E ancora, non sono calcolati altri effetti esterni, come i riflessi negativi sul traffico navale da/verso Gioia Tauro e Sicilia. A conti “rifatti” l’analisi costi benefici va in perdita per svariati miliardi. Il ponte, cioè, è un’opera in perdita”.

Ecco anche il documento allegato con i dettagli: 

L’ANALISI COSTI BENEFICI DEL PONTE: UN BILANCIO FALLIMENTARE
L’Analisi Costi Benefici (ACB) del ponte è metodologicamente sbagliata e i suoi risultati sono falsati da errori
di impostazione, modalità di calcolo, omissività o contraddizioni. Quindi la valutazione dell’opera è errata e
fuorviante.
1) Per calcolarne i benefici, lo “scenario” del ponte è stato confrontato con l’esistente supponendo zero
interventi (scenario controfattuale “Do Nothing”). Questo è sbagliato: la Banca Europea degli
Investimenti (BEI) spiega che questo controfattuale va bene per gli investimenti “incrementali” (es.:
ampliare una strada esistente), non per gli investimenti “aggiuntivi” o “alternativi”, come è il ponte.
E, sempre secondo la BEI, questo errore sovrastima i benefici. Inoltre RFI ha concluso sperimentazioni
per migliorare il traghettamento dei treni e acquistato 5 nuovi locomotori per lo Stretto. Anche col
“Do Nothing”, lo scenario di riferimento deve essere migliorato rispetto all’attuale.
2) Lo “scenario-ponte” è costruito in base all’ipotesi irrealistica che il ponte sostituirà interamente il
traghettamento. Sia i privati che l’Autorità Portuale hanno dichiarato al Parlamento, al Comune e alla
stampa che i loro servizi rimarranno perché una parte non irrilevante di passeggeri continuerà a usare
le navi. Quindi la “domanda del ponte” è sovradimensionata.
3) Il “risparmio del tempo” (8,9 miliardi) è molto sovrastimato: un minor numero di passeggeri di quello
previsto risparmierà un tempo inferiore rispetto a quanto ipotizzato. Ci sono almeno 2,5-3,5 miliardi
di troppo.
4) Il “beneficio occupazionale” è calcolato in modo omissivo o contraddittorio. Per gli 8 anni di
lavorazione si stima nuova occupazione per 540 milioni di € fino al 2032: circa 2.600 lavoratori/anno.
Però l’ACB vale fino al 2062 e suppone che tutti i servizi traghetto vengano soppressi. Almeno 1.200
posti di lavoro cancellati dal 2032. L’occupazione perduta non è compensata dai lavoratori della
gestione e manutenzione del ponte. Il “beneficio occupazionale” diventa negativo per un valore
compreso fra 4,7 milioni e 1,2 miliardi, con perdita di “beneficio” compresa fra 550 milioni e 1,7
miliardi.
5) Il “risparmio ambientale” è mal calcolato. L’ipotesi che si azzeri il traffico delle navi sullo stretto è
irrealistica e le navi che interverranno nei prossimi anni saranno molto meno impattanti di quelle
attuali, per cui il risparmio sull’ipotesi “senza ponte” si riduce di molto. Il parametro di 800€/ton per
valutare l’impatto del CO2 è irrealistico e usato per ben altri tipi di analisi.
6) Lo stesso “costo di investimento” non è chiaro: da 13,5 miliardi si passa a 12,9 per tener conto del
“beneficio occupazionale” (in realtà negativi). Poi però nella tabella finale questo costo diventa 12
miliardi, con la scomparsa di quasi 1 miliardo non commentata e non giustificata.
7) Non sono calcolati altri effetti esterni, come i riflessi negativi sul traffico navale da/verso Gioia Tauro
e Sicilia.
A conti rifatti l’ACB va in perdita per svariati miliardi. Il ponte è un’opera in perdita, presentando costi
superiori (e ben superiori) ai benefici e non deve essere dunque realizzata perché sottrae risorse preziose ad
altri investimenti, di maggior beneficio sociale, economico e ambientale.