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Giuseppe Marano, Presidente del Cad (Centro Ascolto del Disagio) di Milazzo, ha postato sulla propria pagina Facebook un messaggio/riflessione nel quale lo stesso offre la propria visione progettuale volta alla rinascita economica e sociale della provincia di Messina e della città del Capo in particolare. 

Abbiamo deciso di attenzionarlo in quanto riteniamo che chi informa abbia il dovere morale di veicolare anche messaggi positivi e propositivi che riaccendano la speranza, in un periodo storico nel quale la crisi che stiamo vivendo comporta gravissime conseguenze economiche e sociali a cui si aggiunge una realtà allarmante che vede tanti nostri concittadini perdere la fiducia.

Giuseppe Marano riconosce a Milazzo un ruolo fondamentale per questa rinascita, soffermandosi sull’immenso potenziale economico e sociale della città, alla luce di un’Europa che ha stanziato 1000 miliardi di euro per il Green New Deal. In questo contesto “Milazzo merita di essere amministrata da un futuro primo cittadino consapevole di queste risorse e sufficientemente coraggioso per poterle valorizzare, attraverso un cambio decisivo del modello di sviluppo che vede la riconversione ecologica green industriale, le bonifiche ed il risanamento ambientale.”

Il Presidente del CAD aggiunge: “Il Sindaco che sarà eletto a Milazzo, per difendere questa visione e questa prospettiva, dovrà aprire una vertenza istituzionale con lo Stato Italiano, volta a modificare l’assetto sulle politiche nazionali industriali e che restituisca dignità a tutto il territorio.”

La chiusura è significativa con un invito fermo, rivolto a tutti i cittadini “a dissociarsi, in modo definitivo, dalle vecchie logiche del passato per riappropriarsi di un futuro migliore per se stessi e per le future generazioni.”

Si tratta di un sogno di rinascita che garantisca benessere all’intera comunità, un sogno che viene offerto e condiviso ma la cui realizzazione comporta l’impegno serio e responsabile da parte di tutti. Un progetto che deve iniziare con l’espressione matura del voto dentro una cabina elettorale.

Valentina Serranò