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Nel caldissimo pomeriggio di ieri, mercoledì 17 agosto 2022, alla frescura delle antiche mura dell’Abbazia di Sant’Ugo Abate a Novara di Sicilia si è parlato di un’altra fra le Abbazie più importanti dell’Europa Medievale e parliamo della Sambucina di Luzzi in provincia di Cosenza, nel magnifico contesto naturalistico della Sila.

L’Amministrazione Comunale di Novara di Sicilia ed il Centro Internazionale di Studi Gioachimiti, hanno organizzato un evento culturale di elevato spessore nel quale il Dott. Flaviano Garritano, autore e studioso di architettura e storia Cistercense, ha per l’appunto presentato il suo libro intitolato ” . ‘ “.

Dopo i saluti istituzionali del sindaco Dott. Gino Bertolami che ha dato il benvenuto al numeroso ed attento pubblico presente e del vicesindaco ed assessore Salvatore Buemi che ha introdotto l’evento e presentato gli illustri relatori, è brevemente intervenuto per un saluto Padre Anthony Emeka Udeckukwu, parroco di Santa Maria Assunta in Novara di Sicilia.

Quindi ha preso la parola il Dott. Ernesto Bellomo, già Geologo, Naturalista e docente di Scuola Superiore, il quale ha tracciato un’approfondita analisi della Sambucina servendosi di slide e facendo un accostamento con la nostra Badiavecchia ovvero nello specifico con la Badia ed il Monastero di Santa Maria la Noara, primo insediamento cistercense in Sicilia.

A seguire è intervenuto il Prof. Alessandro Crisafulli, Botanico del Dipartimento di Scienze ChiBioFarAm dell’Università di Messina, il quale si è soffermato sulla natura circostante alla Sambucina facendo, anche in questo caso, un parallelo con i nostri paesaggi novaresi. E la vegetazione di Calabria è praticamente simile a quella della zona di Badiavecchia.

Molto interessante infine l’intervento della Dott.ssa Chiara Cartaregia, Presidente di “Hugone APS”, la quale dopo aver ricordato il padre, l’indimenticabile Vincenzo Cartaregia, oltre all’associazione che si occupa di preservare e divulgare il patrimonio storico di questi luoghi, ha fatto riferimento al testo del compianto Angelo Sofia, storico di grande spessore, docente, scrittore, con riferimento a Santa Maria La Noara e Sant’Ugo Abate. “Tutti i documenti sono stati perduti ma non siamo al buio di notizie, e ad esempio non visse mai a Scicli” scrive Sofia. La Dott. Cartaregia si è soffermata sul rapporto fra Ruggero II ed i Cistercensi e sulla Sambucina, vista come la ‘madre fondatrice’ della Nuara e della chiesa di Sant’Ugo, a Badiavecchia e a Novara di Sicilia.

Molto probabilmente, secondo il testo del Prof. Sofia “La Tradizione Religiosa a Novara di Sicilia” (Edizioni Dr. Antonino Sfameni, 1992), gentilmente donatoci dalla figlia, la Dott.ssa Elisabetta Sofia, presente all’evento nella Chiesa dell’Abbazia: “Fu mezzo secolo dopo la venuta dei Lombardi che vennero i Cistercensi. Era la seconda bonifica della terra; e con essa la seconda latinizzazione. Non fu Ugo, primo Abate, a scegliere il luogo, Santa Maria La Noara sorse proprio nel cuore bizantino della Valdemone e questo fu forse il motivo della scelta, in un crocevia ideale fra i mari e i monti. Credo venissero i monaci da Sambucina e fu quindi la ‘seconda figlia’ di quel monastero. È da ritenersi che l’Abate Ugo sia venuto nel corso dei lavori, quando era possibile comunque risiedervi.”

Tornando alla calabrese Sambucina, dulcis in fundo, si è tenuta la lunga ed approfondita relazione dell’autore del libro Flavio Garritano, il quale ha sviscerato il proprio testo: “I magister Sambucina e conoscevano bene il territorio della Sambucina, quando scelsero tale sito per l’edificazione architettonica dell’abbazia e del relativo monastero, di cui esisteva già una precedente struttura benedettina. La scelta non fu pertanto casuale, sia per quanto riguarda le risorse idriche e naturalistiche s.l. da sfruttare, sia per i materiali lapidei da utilizzare nella costruzione delle parti portanti e decorative. La geologia dei luoghi offre infatti diversi lapidei, di una bellezza straordinaria, poiché caratterizzati da molteplici varietà cromatiche e caratteristiche tessiturali e minero-petrografiche (calcari, calcareniti, etc.). Essi pertanto cavarono tali materiali nel territorio circostante e, trasportando i blocchi direttamente in situ, furono capaci di ri-edificare un così magnifico monumento, scolpendo anche su di esso importanti simboli dal significato religioso. “Il nostro modesto contributo sui caratteri geologici e litologici dei vari elementi architettonici, vuole pertanto non solo costituire un originale contributo per tale monumento, ma spingerà il lettore ad incuriosirsi sulle loro caratteristiche e sul loro specifico utilizzo.”

Dopo la lunga esposizione dell’autore ha nuovamente preso la parola il vicesindaco Salvatore Buemi, il quale ha chiesto al pubblico se vi fosse qualcuno che volesse intervenire e hanno preso la parola, Nino Galofaro, Antonio Sofia e Aldo Buemi. Il primo, studioso della storia e delle tradizioni novaresi, ha chiesto ai relatori alcuni chiarimenti tecnici mentre l’ex Sindaco Sofia si è soffermato su alcune gigantografie di immagini della cappalla del Salvatore, andata distrutta, che sono oggi a San Marco D’Alunzio e sarebbe il caso che l’Amministrazione comunale provveda a chiederne la restituzione. Il sindaco Bertolami ha replicato che si sta già lavorando in tal senso. A questo punto ha preso la parola anche l’Arch. Aldo Buemi, colui che quelle foto aveva fatto ma soprattutto la persona che aveva visto materialmente la cappella prima del crollo segnalando la situazione agli amministratori e alla sovrintendenza dell’epoca che affermarono “adesso ce ne occupiamo noi”. Poi sappiamo tutti com’è andata a finire e non serve aggiungere altro.

In chiusura non possiamo che complimentarci con gli organizzatori per questo interessante incontro, Garritano e tutti coloro che hanno relazionato hanno regalato ai presenti uno spaccato di queste Abbazie Medievali, una storia di luoghi a noi cari che è sempre utile apprendere cercando di conoscere per rispettare e preservare ciò che rimane o anche solo tenere vivo il ricordo delle nostre origini.