Condividi:

Nello stupendo ed antico borgo di Novara di Sicilia si è rinnovata la tradizione della Solenne Processione dell’Assunta che ogni 15 agosto richiama ai piedi della Rocca tantissimi fedeli per un evento che coniuga tradizione, fede, storia. Quest’anno in modo particolare si è vissuto un “Menzagustu” ricco di pathos per via delle avverse condizioni metereologiche che fino all’ultimo hanno tenuto con il fiato sospeso un popolo che voleva la “sua” Assunta in giro per le antiche vie (vaelle) e le eleganti piazze di Novara.

Alle ore 21,00, l’abituale orario di uscita della processione, pioveva già in modo insistente da oltre mezz’ora e la Vara si presentava con i 150 ceri ancora spenti. In un Duomo traboccante di gente si coglieva lo stupore, a tratti lo sconforto dei novaresi che già pensavano che in questo 2018 Lei non sarebbe uscita. L’Arciprete Padre Emeka recitava il Santo Rosario dicendo dai microfoni dell’Altare: “Preghiamo ed aspettiamo”. Una scena di questo tipo non si era mai vista a Novara, chi pregava, chi piangeva, chi consultava le più recenti app del proprio smartphone per vedere le aggiornate previsioni meteo. Intanto si continuava a pregare e lentamente la pioggia scemava, fino a quando ha proprio smesso di piovere.

Dopo altri 15 minuti di preghiere l’annuncio di Padre Emeka: “Usciamo, confidando nei portatori ai quali affidiamo la nostra Madonna Assunta”. Applausi scroscianti in Duomo, adesso i volti sorridenti e quindi la canna fa la sua comparsa, un caratteristico bastone di canna che permette di accendere anche le candele più alte. Pian piano vengono accesi i ceri sulla Vara, sono le 21,45. L’Assunta è pronta in tutto il suo splendore, si canta l’Ave Maris Stella e quindi i tre colpi di martello sul bracciolo da parte di Mario Affannato e la pesantissima Vara viene sollevata fra grida di giubilo. Adesso è sulla porta, la piazza e la via Duomo sono pienissime. Prende il via una Processione che toccherà poi le abituali tappe dell’Abbazia e di Piazza Michele Bertolami.

Più breve la sosta nella parte alta del borgo e cosi già all’orario canonico delle 2,00 l’Assunta rientra in Duomo. Enzo Cartaregia grida con tutta la voce in corpo “È come Madre Celeste”, i portatori e tutti coloro che partecipano alla processione rispondono “evvivaaaa”… “è come Regina degli Angeli”, “evvivaaaa”… è per la Protettrice di Novara”, gli evviva fanno quasi tremare la Chiesa Madre per quanto sono intensi. I tre colpi di bracciolo e l’Assunta viene posata, scatta un applauso che è quasi liberatorio. La Madonna “è voluta uscire” a dispetto della pioggia che si è placata ed inchinata a Lei.

A chi parla di rito pagano, di idolatria, vorremmo dire che non ha capito nulla di ciò che rappresenta questa processione: un appuntamento ricco di simboli, simbolismi, metafore. Quella che è una bellissima statua di legno dai tratti delicati e forti al tempo stesso, posta sull’artistica Vara ed addobbata di fiori, ammantata di gioielli che sono ex voto dei fedeli, rappresenta la glorificazione di Maria attraverso la grande bellezza di tutto ciò, oltre ai già citati elementi di carattere simbolico, su tutti il camminare dei portatori tre passi avanti e due indietro nell’ultima ora della processione, un percorso breve eseguito in un tempo lungo ad indicare le difficoltà nel cammino della vita. Quest’anno ci ha regalato un’altro importante messaggio: l’importanza della preghiera. Infatti la sentita recita del Rosario ha portato i suoi frutti: l’Assunta è uscita sconfiggendo anche la pioggia in un tripudio di emozioni che rimarranno a lungo impresse nei cuori di chi è stato partecipe di tutto ciò.

Foto di Alfredo Anselmo