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Via San Cosimato 7, Trastevere… “er Core de Roma”. Qui nacque 100 anni fa il grandissimo ed indimenticabile Alberto Sordi, romano illustre che nella sua lunga carriere ha rappresentato l’italiano medio. Oggi la sua Roma lo celebra e tornerà in Campidoglio, dove fu accolto nel 2000 dall’allora Sindaco Francesco Rutelli, che gli cedette per un giorno la fascia tricolore.

 

 

 

 

 

 

Alla cerimonia celebrativa che prenderà il via alle 11.30 di oggi, lunedì 15 giugno 2020, interverranno la sindaca della Capitale Virginia Raggi, Italo Ormanni e Giambattista Faralli presidente e vicepresidente della Fondazione Museo Alberto Sordi ed Alessandro Nicosia curatore e organizzatore degli Eventi per il Centenario Sordi. Chiamati a raccolta una schiera di personaggi del mondo del cinema e della cultura, proprio nel giorno della riapertura della sale cimematografiche dopo il lockdown. Previste le testimonianze della lunga amicizia con l’artista, «portatore sano» di romanità in tutto il mondo, da parte di Carlo Verdone e Christian De Sica.

L’Albertone nazionale sarà poi l’assoluto protagonista della mostra a lui dedicata che verrà aperta nella sua Casa-Fondazione per ricordare quanto sia stato un mito del ‘900. Dal 16 settembre fino al 31 gennaio 2021 si terrà una rassegna evento che regalerà a tutti l’opportunità di visitare la mitica villa alla Terme di Caracalla, in piazzale Numa Pompilio.

Non stiamo qui a raccontare la lunghissima e fortunata carriera nel mondo del cinema da parte di Sordi, ne ricordiamo sinteticamente qualche tappa fondamentale, a partire dal suo primo contratto da doppiatore: prestò la voce a Oliver Hardy, dopo aver vinto un concorso della Metro Goldwin Mayer nel 1937. Come non ricordare poi i suoi primi successi dopo la guerra, alla radio, con una gamma di personaggi diventati immortali: Il compagnuccio della parrocchietta, Mario Pio, il Conte Claro. Su di lui scommise da produttore Vittorio De Sica e Federico Fellini lo volle protagonista del suo esordio, “Lo sceicco bianco” (1952). Il suo Nando Moriconi di “Un americano a Roma (1954) è storia. Epica la sua rappresentazione drammatica in uno dei film più importanti nella storia del cinema italiano: “La grande guerra” di Mario Monicelli, premiato alla Mostra di Venezia col Leone d’oro. Chiudiamo con due titoli significativi: “Il medico della mutua” e “Il Marchese del Grillo”.

Alberto Sordi in verità sapeva fare tutto (lo confermano le doti da entertainer televisivo e le prove da ballerino), teneva alla sua vita privata (unico amore confessato quello in gioventù per Andreina Pagnani), si fidava solo della sua famiglia (un fratello manager, due sorelle ancelle e custodi della sua bella villa sulla via Appia), mostrava generosità pudiche come le donazioni assistenziali, religiosità non ostentata e la bonomia sempre confermata per quello che aveva eletto a erede artistico, Carlo Verdone.

Alla morte nel 2003 il suo corpo venne imbalsamato e così lo salutarono, in un’interminabile processione di due giorni al Campidoglio, tutti i suoi concittadini; ai funerali solenni in San Giovanni in Laterano fu una folla di 250.000 persone ad accompagnarlo per l’ultima volta. Sulla sua tomba lo ricorda una battuta del “Marchese del Grillo”: “Sor Marchese, è l’ora”.

Buon Compleanno Albertone!