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La grande azione di solidarietà ai tempi dell’emergenza coronavirus. Arriva un messaggio forte e di alta sensibilità dal comune di Oliveri.

Nel pomeriggio viene pubblicata sulla Pagina ufficiale, la storia anonima di un uomo, padre di famiglia che ha bisogno di beni di prima necessità per lui e i suoi due figli.

Da qui è scattata la ‘macchina della generosità’ della comunità, con l’apertura nel comune del banco alimentare per far fronte a chi in questo momento per varie contingenze economiche ha più di bisogno.

Ecco la storia  e il messaggio lanciato sulla Pagina dell’ente, in cui viene spiegato tutto con estrema sensibilità e delicatezza: “L’uomo ci chiama con l’anonimo, una specie di maschera virtuale che serve a nascondere l’imbarazzo di quello che sta per dire. “Ho due bambini e non riesco a fare la spesa”.

L’uomo scoppia a piangere e rompe il silenzio delle parole con qualche singhiozzo. Poi riprende: “Ho sempre lavorato in vita mia, senza chiedere niente a nessuno. Questa situazione ha cambiato tutto e non so come fare.” Il benefattore zero del nostro appello per il Banco Alimentare nostrano, ci dà una lezione che ricorderemo a vita: “Ecco qua, datelo a chi serve, ma a una condizione. Non dite chi sono.”

In pochi giorni ci riempiono la stanza di generi di prima necessità. Questi pacchi non sono solo cibo per il corpo. Sono una piccola medicina dell’anima, un integratore emotivo per le nostre angosce. A leggere certi racconti, siamo diventati un Paese incarognito ed egoista. Ma c’è una sacca di resistenza che ancora ci tiene agganciati con una cintura di sicurezza, a proteggerci dall’abisso dell’isolamento sociale, in cui ognuno è per se e dunque contro tutti gli altri.

Si mormora che il bene debba restare mimetizzato. Non siamo d’accordo. In questo modo si lascia spazio agli odiatori seriali che fanno dei social un tiro al bersaglio, per scaricare la propria frustrazione.

È molto difficile misurarsi con la realtà che ci passa accanto, specie quando ci obbliga a rivelare cosa siamo al mondo intero: talvolta persino a se stessi.

Nel momento in cui la Regione decide di iniettare nelle condutture delle paure dei cittadini, litri di disinvolta illusione, c’è una comunità che guarda in faccia la realtà e allunga la mano a chi con quei milioni di euro avrebbe sostenuto la propria famiglia.

“Tutto andrà bene” si riferisce ad un futuro che ci impone di agire subito. Facendo ciò che è giusto. Restando a casa e continuando ad aiutare chi fatica a stare a galla. Il Banco Alimentare è aperto, per chi vuole donare e per chi deve prendere”.