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La bandiera arcobaleno è il simbolo del movimento di liberazione omosessuale. Sin dagli anni sessanta, molte persone LGBT in Occidente, in particolare nelle aree metropolitane, hanno sviluppato una cosiddetta cultura gay. Per molti, la cultura gay viene semplificata dal movimento del gay pride, che provvede a parate annuali e all’esposizione di bandiere arcobaleno. Nonostante ciò, in realtà molte persone LGBT decidono di non partecipare alla cultura queer, e molte lesbiche e gay ne declinano l’importanza o l’efficacia. Per alcuni sembra essere uno scenario frivolo, che perpetua gli stereotipi gay. Per altri, la cultura gay rappresenta una forma di eterofobia ed è sdegnata perché causa di un allargamento del divario tra le persone gay e non-gay.

Con lo scoppio dell’AIDS nei primi anni ottanta, molti gruppi LGBT e campagne organizzate da vari individui per promuovere trattamenti per l’educazione all’AIDS, alla prevenzione, alla ricerca e al supporto al paziente, riuscirono grazie a queste iniziative a farsi avanti nel mondo politico e a richiedere ai vari governi del sostegno per tali programmi.

Le spaventose statistiche di morte causate dall’AIDS all’inizio sembrarono rallentare il progresso dei movimenti per i diritti ai gay, ma conseguentemente, ciò galvanizzò alcune parti della comunità LGBT al servizio pubblico e all’azione politica, e cambiò la comunità eterosessuale verso una risposta compassionevole. Moltissime produzioni cinematografiche, in questi anni, riportarono sul grande schermo questa sensibilità sociale alla crisi causata dall’AIDS anche nei confronti degli omosessuali; ne ricordo qualcuno:  Che mi dici di Willy? (1990), Il Grande Gelo (1993), Philadelphia (1993), ecc.

Politici pubblicamente gay hanno ottenuto numerose assegnazioni politiche e governative, anche in nazioni con leggi sulla sodomia o con trascorsi storici ostili (come ad esempio in Germania e in Italia).

I movimenti LGBT sono contrastati da numerosi individui e organizzazioni. Alcuni conservatori credono che le relazioni sessuali con persone diverse da quelle del sesso opposto siano erosive nei confronti della famiglia tradizionale e che i bambini dovrebbero crescere in una casa che abbia un padre ed una madre. I diritti gay vengono spesso attaccati da una certa permissiva libertà di espressione da parte di alcuni individui, da parte di persone che fanno appello alla libertà di esprimere la propria religione contraria all’omosessualità, anche nei posti di lavoro, dalle varie chiese, organizzazioni caritatevoli ed altre organizzazioni religiose in accordo con un unico punto di vista religioso.

Il prezzo critico che la correttezza politica deve pagare ha portato alla minimizzazione dei problemi relativi all’omosessualità e, per estensione, all’HIV.

La presenza omosessuale in Italia oggi

Gli atteggiamenti nei confronti dell’omosessualità in Italia tendono ad essere più conservatori che in altre parti dell’Europa Occidentale. Malgrado ciò, esiste una significativa tradizione liberale, benché anch’essa sia ostacolata da forze maggioritarie conservatrici che si oppongono con viva voce all’omosessualità in molte delle richieste che i movimenti LGBT e l’Unione europea stessa fanno nel riconoscimento e tutela delle persone e delle coppie LGBT.

Un sondaggio condotto da Demos nell’ottobre 2014 ha mostrato che il 55% degli Italiani è favorevole al matrimonio omosessuale, in aumento di ben 13 punti percentuali rispetto alla precedente rilevazione condotta poco più di 2 anni fa, a maggio 2013. I contrari sono il 42%

In Italia è presente il movimento chiamato Arcigay, cui si associa anche Arcilesbica, che in ogni città pone dei punti di ritrovo e di ascolto per tutti coloro che hanno bisogno di incontrare e di discutere con altri omosessuali dichiarati in quell’ambiente. Inoltre ogni sede ufficiale Arcigay mette a disposizione alle persone di maggiore età una tessera che consente l’accesso a vari locali e punti di ritrovo.

 

Omosessualità e religioni

Benché il rapporto tra omosessualità e religione possa variare grandemente in termini di tempo e spazio, tra differenti religioni e sette, e riguardo differenti forme di omosessualità e bisessualità, gli organi autoritari attuali e le dottrine delle più grandi religioni nel mondo vedono l’omosessualità in termini negativi. Ciò va dallo scoraggiare in linea di massima l’attività omosessuale, all’esplicito divieto di praticare il sesso omosessuale, opponendosi così all’accettazione sociale dell’omosessualità. Alcuni insegnano che l’orientamento omosessuale sia esso stesso un peccato, mentre altri asseriscono che solo l’atto sessuale sia peccaminoso. Alcuni affermano che l’omosessualità sia superabile o curabile mediante la fede e le pratiche religiose. Dall’altra parte, esistono voci nelle stesse religioni che vedono l’omosessualità in termini più positivi, e le fazioni più liberali possono anche benedire il matrimonio omosessuale. Alcuni punti di vista ritengono l’amore e/o il sesso omosessuali sacri, e una mitologia dell’amore omosessuale è rintracciabile in molte zone del mondo. Nonostante le loro posizioni riguardo l’omosessualità, molte persone di fede si affidano sia ai testi sacri che alla tradizione nel giudizio di tale ambito. Comunque, l’autorità in varie tradizioni o in vari passaggi delle sacre scritture, nonché correzioni di interpretazione e traduzione sono ampiamente disputati e costantemente sotto esame.

Il tema dell’omosessualità sollecita da millenni l’interesse delle religioni.

La posizione tradizionale di buona parte delle religioni abramitiche (ebraismocristianesimoislamismo) è in generale di ferma condanna degli atti omosessuali, ritenuti contrari al disegno divino e/o alla moralità.

Tuttavia, il dibattito in corso su questo tema ha prodotto e sta producendo posizioni maggiormente sfumate, sia pure sempre nel quadro della condanna tradizionale.

 

Cristianesimo

Omosessualità e cattolicesimo

La posizione della Chiesa cattolica sull’omosessualità è compendiata in diversi testi ufficiali, riguardanti la dottrina cristiana. Nel Catechismo (nº 2358), l’omosessualità viene definita come una inclinazione «oggettivamente disordinata», purtuttavia i cattolici vengono chiamati ad accogliere le persone che presentano tale orientamento sempre con «rispetto, compassione, delicatezza», evitando ogni «ingiusta discriminazione». Le persone omosessuali, invece, per la Chiesa sono chiamate alla castità. La posizione della Chiesa cattolica nei confronti dell’omosessualità è espressa nel documento emanato dalla Congregazione per la dottrina della fede, a firma cardinale Joseph Ratzinger, intitolato Cura pastorale delle persone omosessuali, che in merito stabilisce:

«Occorre invece precisare che la particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l’inclinazione stessa dev’essere considerata come oggettivamente disordinata».

La Chiesa si oppone a qualsiasi forma di tutela e riconoscimento sociale della coppia omosessuale, e di proposizione dell’omosessualità come modello paritetico e parallelo all’eterosessualità. Avvalora inoltre discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale in certuni contesti quali l’ordinazione sacerdotale, l’assunzione a insegnanti di atletica, il servizio militare, l’adozione e l’affido.

All’interno della Chiesa cattolica esiste tuttavia una pluralità di controversie in ordine alle questioni pastorali, pedagogiche, gnoseologiche, sociali e politiche connesse all’omosessualità. In particolare, gli approcci pedagogici vanno dal trasformazionalismo, che rifiuta la concezione di condizione omosessuale e propone un cammino di “guarigione” verso comportamenti eterosessuali (non previsto dalla dottrina), fino a pratiche di benedizione di coppie omosessuali cattoliche non riconosciute dal diritto canonico (ad esempio Patto d’amore nella Comunità di base di Pinerolo). Tra i due estremi, esistono una pluralità di approcci presumibilmente ortodossi (gruppi diocesani, metodo “Pezzini”, ricerca teologica di Concilium, gruppi cattolici di studio su fede e omosessualità, ecc.).

 

Chiesa ortodossa

La Chiesa ortodossa è contraria ai rapporti omosessuali, non alle persone in quanto tali. Da questi, pretende la castità.

 

Protestantesimo

Le Chiese Protestanti mostrano diversi atteggiamenti: alcune mostrano maggiore tolleranza, ammettono il matrimonio omosessuale e l’ordinazione di omosessuali nel clero senza l’obbligo di celibato, altre, invece, sono contrarie a qualunque tipo di relazione omosessuale.

Altre dottrine

Testimoni di Geova sono contrari ai rapporti omosessuali ma si dichiarono “non omofobi”. Critiche, discriminazioni e disprezzo verso persone omosessuali sono considerate dal loro movimento un comportamento non cristiano. Secondo i Testimoni, i cristiani dovrebbero trattare tutti con rispetto al di là del loro orientamento sessuale.

 

Islam

Nel diritto islamico non è ammissibile il concetto di orientamento sessuale, quindi sono valutati soltanto i comportamenti, cioè gli atti sessuali. In passato erano piuttosto tollerati i rapporti amorosi pederastici casti, ma il sesso anale (liwāṭ), compiuto con uomini o donne indifferentemente, è considerato un peccato molto grave dalla dottrina islamica, così come il rapporto tra due donne. Il Corano non prevede pene per l’omosessualità, ma le prevede per il rapporto sessuale illecito, in arabo zinā, ossia un rapporto sessuale che non rientra nel matrimonio o, per quanto riguarda l’uomo, nella relazione di concubinato. Inoltre, nonostante manchino nel Corano riferimenti diretti, la condanna e poi distruzione del popolo di Lot da parte di Dio, viene considerata dalla maggior parte degli esegeti una conseguenza della sodomia che essi praticavano.

I giuristi ritengono in modo unanime che il rapporto sessuale tra donne debba essere punito con una pena discrezionale stabilita dal giudice, mentre per quanto riguarda il liwāṭ la questione è più complessa: la maggior parte dei giuristi della scuola ḥanafita, in accordo con il fondatore Abū Ḥanīfa, ritiene che il liwāṭ non sia equiparabile al peccato di zinā, e che quindi vada punito con una pena discrezionale.

I mālikiti ritengono invece che chi compie liwāṭ vada lapidato in ogni caso, mentre per shafeiti e hanbaliti si trovano due posizioni: secondo la prima, il colpevole andrebbe lapidato in ogni caso. Secondo la seconda, va applicata la stessa pena che si applica in caso di zinā, ossia la lapidazione per la persona che ha già contratto e consumato un matrimonio.

La discussione classica si concentra quindi sulla questione della pena: il punto dei giuristi è stabilire se gli atti omosessuali siano leciti o meno e, una volta giunti alla conclusione unanime che non lo sono, valutare come essi vadano puniti.

Diversi Stati a maggioranza musulmana prevedono oggi pene contro l’omosessualità, ma si tratta di legge statale e non religiosa, molto spesso di derivazione coloniale, come nel caso libanese, in cui i rapporti sessuali “contro natura” vengono puniti dall’art. 534 del Codice Penale, di derivazione francese.

In Egitto non esiste una legge contro i rapporti omosessuali, che vengono però puniti facendo riferimento a una legge contro lo sfruttamento della prostituzione (legge 10/1961, art. 9c). In otto nazioni i rapporti omosessuali portano ufficialmente alla pena di morte:

Arabia SauditaIranMauritaniaSudanSomaliaYemen e parte della Nigeria (il settentrione). Anche nella Striscia di Gaza, durante il controllo da parte di Hamas (dal 2007), è stata applicata la pena di morte. Altri paesi, come il Pakistan, applicano invece le pene corporali (come la flagellazione). In molti altri paesi i rapporti omosessuali vengono puniti con il carcere, per esempio in BahrainQatarMaroccoAlgeria e Maldive.
In alcune nazioni a maggioranza musulmana l’omosessualità è legale, ad esempio TurchiaGiordaniaPalestina esclusa la Striscia di Gaza, MaliIraq.

 

Ebraismo

L’ebraismo ortopratico, o “ortodosso”, maggioritario in Israele, condanna l’omosessualità.

Tuttavia negli USA, dove risiede la maggiore comunità ebraica della Diaspora, la corrente maggioritaria dell’ebraismo, quella riformata, ammette unioni gay e ordina rabbini omosessuali; al suo interno vi sono anche alcune sinagoghe gay.

 

Buddhismo

Il precetto buddhista circa la sessualità recita “Astenersi da una cattiva condotta sessuale”. Nelle diverse società ed epoche questo precetto è stato variamente interpretato, ma ha sempre mantenuto il significato di “non usare il sesso per nuocere agli altri”. Questo esclude alcuni comportamenti violenti (stupro) o che non rispettano i sentimenti e la dignità propria e altrui (adulterio).

Per un monaco, questo significa semplicemente non avere rapporti sessuali con nessuno: uomini, donne o animali.

Nei paesi in cui si è diffuso il Buddhismo (Sud Est Asiatico, CinaCoreaGiappone) non risultano leggi e condanne legali per le pratiche omosessuali, finché queste non furono introdotte dagli occidentali (in special modo britannici).

C’è da registrare che i punti di vista sull’omosessualità sono diversi e differenziati e vanno da una esplicita condanna (non senza fraintendimenti sui significati delle parole, come l’episodio relativo alla condanna dell’omosessualità da parte del Dalai Lama) e la piena accettazione.

L’attuale Dalai Lama Tenzin Gyatso, guida del buddhismo tibetano, ha condannato gli atti omosessuali con un «No assoluto.

 

Induismo

Non ci sono condanne esplicite, tuttavia è socialmente vista come negativa.

 

Con questo secondo articolo ho concluso l’excursus storico sull’omosessualità.

Spero di aver dato una nitida visione storica di come si sia evoluta nel mondo la sensibilità gay ed anche l’odierna cultura LGBT.

 

Salvatore Bucolo