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Duro colpo alle cosche criminali del Comprensorio avviato dalle prime ore di ieri, in diverse località della provincia di Messina, un azione congiunta tra i Carabinieri del R.O.S., della Compagnia Carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto ed i poliziotti del Commissariato P.S. di Barcellona Pozzo di Gotto e della Squadra Mobile di Messina,

hanno portato a termine una vasta operazione antimafia coordinata dalla D.D.A. di Messina, dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Messina Dr.ssa Maria Luisa Materia, su richiesta della medesima Direzione Distrettuale Antimafia (il Procuratore Lo Forte ed i Sostituti Cavallo e Di Giorgio).

L’operazione ha portato all’arresto di 22 soggetti per associazione mafiosa, estorsioni, rapine, porto abusivo di armi ed altri reati contro la persona e il patrimonio. Altre 5 persone sono state indagate e denunciate in stato di libertà per gli stessi reati nell’ambito di quella che è stata chiamata operazione “GOTHA V”, che deve il suo nome all’azione di individuazione che ha colpito i  nuovi assetti del sodalizio criminale, già duramente provato dagli esiti dell’operazione “GOTHA IV”.

I provvedimenti scaturiscono da una complessa attività investigativa, avviata nel 2013, sul conto del sodalizio mafioso riconducibile a Cosa Nostra siciliana denominato “dei barcellonesi”, operante sul versante tirrenico della Provincia di Messina e della sua storica diramazione territoriale cd. “dei mazzarroti”.

I soggetti tratti in arresto sono Alessio Alesci, Angelo Bucolo, Tindaro Calabrese, Salvatore Calcò Labruzzo, Antonino Calderone, Giuseppe Cammisa, Agostino Campisi, Marco Chiofalo, Carmelo Crisafulli, Bartolo D’Amico, Miloud Essaoula, Antonino Genovese, Salvatore Italiano, Filippo Munafò, Franco Munafò, Giuseppe Ofria, Mario Pantè, Giovanni Pino, Giuseppe Reale, Orazio Salvo, Sebastiano Torre, Maurizio Trifirò.

Andando hai dettagli dell’operazione Gotha5 che ha colpito il nuovo sistema di Cosa nostra barcellonese e del clan dei mazzarroti, eseguita all’alba dai militari del Ros e dagli agenti del commissariato della città del Longano e della squadra mobile di Messina. Ventidue arresti, scattati su richiesta del procuratore Guido Lo Forte e dei sostituti Cavallo e Di Giorgio. I provvedimenti, che scaturiscono da una complessa attività investigativa avviata nel 2013, traggono spunto dalle dichiarazioni di Salvatore Artino, figlio di Ignazio, già esponente di primo piano e rappresentante dei mazzarroti, ucciso in un agguato di mafia nel 2011, che ha avviato la sua collaborazione con la giustizia dopo essere stato arrestato nel luglio 2013 nell’ambito di Gotha IV. Le dichiarazioni di Artino, raccolte dai Carabinieri del ROS e dalla Polizia di Stato, hanno contribuito a far luce sull’evoluzione della consorteria mafiosa barcellonese e della sua articolazione dei “mazzarroti”. Ne è scaturito un panorama puntuale della nuova composizione del sodalizio mafioso, operativo nell’hinterland barcellonese, rinnovatosi seguendo il collaudato meccanismo mafioso del “rimpiazzo”. Individuati i responsabili di diverse estorsioni, in particolare nei confronti di alcuni locali notturni e discoteche di Milazzo, nonché gli esecutori materiali di alcuni fatti di sangue del recente passato, come la rapina ai danni di un supermercato di Campogrande di Tripi, nel dicembre 2012, conclusasi con la gambizzazione di un cliente che aveva opposto resistenza. Estorsioni, ma anche spaccio tra le attività prevalenti delle nuove leve. E’ il caso di Alessio Alesci e del nipote Giuseppe Ofria, figlio di Salvatore e nipote di Sem Di Salvo, considerati ai vertici della famiglia mafiosa barcellonese e già tratti in arresto nell’ambito dell’operazione Gotha, nel giugno 2011.

L’attività del Commissariato di Barcellona Pozzo di Gotto ha permesso inoltre di svelare il nuovo assetto operativo dell’agguerrita frangia dei “Mazzarroti”, un tempo retta dall’odierno collaboratore Carmelo Bisognano e poi da Tindaro Calabrese, attualmente detenuto in regime di “carcere duro”. In particolare, gli elementi acquisiti soprattutto attraverso le attività di intercettazione hanno consentito di accertare l’attuale impegno della cosca dei “Mazzaroti” per garantire continuità all’azione del gruppo nel settore delle estorsioni, di cui si occupavano direttamente Sebastiano Torre, Giuseppe Cammisa e Orazio Salvo. I proventi estorsivi, acquisiti “con violenza e minaccia” nelle “tradizionali” rate di Natale, Pasqua e Ferragosto, garantivano il sostentamento dell’associazione mafiosa ed in questo contesto sono state accertate consegne di denaro a Salvatore Italiano, attualmente agli arresti domiciliari a seguito dell’operazione Gotha IV. Il gruppo criminale disponeva inoltre di numerose armi, anche di elevato potenziale, compreso un kalashnikov, di cui si serviva per il controllo del territorio, con annesse spedizioni punitive. Nell’ambito dell’operazione è stato tratto in arresto per associazione mafiosa e detenzione illegale di armi da fuoco anche Angelo Bucolo, fratello dell’attuale sindaco di Mazzarrà, incastrato dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Salvatore Campisi e Salvatore Artino, ritenute attendibili dal Gip. Bucolo viene indicato come uno dei componenti storici del gruppo mafioso dei Mazzaroti, impegnato nella riscossione dei proventi estorsivi che provvedeva a consegnare ad esponenti di Cosa Nostra barcellonese, partecipando, insieme a Giuseppe Reale e Giovanni Pino, ad attentati ed atti incendiari contro i responsabili della discarica di Mazzarrà S. Andrea, dove lo stesso lavorava.
Dalle dichiarazioni dei collaboratori è inoltre emerso che Bucolo, il quale si era anche occupato di custodire ed occultare alcune armi per conto di Reale, sarebbe stato contattato, senza esito, da altri sodali “affinchè convincesse il fratello, sindaco di Mazzarrà, ad intervenire nei confronti della società Tirreno Ambiente affinché quest’ultima riprendesse a pagare le somme a titolo estorsivo”. Particolarmente significativa l’intercettazione ambientale che ha documentato un incontro tra rappresentanti armati della cosca dei “mazzaroti” con esponenti della mafia catanese per la reciproca “messa a posto” di imprese operanti nelle due province, nell’ambito di quello che il Gip definisce un “sistema di estorsioni incrociate”. All’esito dell’incontro veniva confermato il reciproco rispetto tra le due organizzazioni mafiose (“allora da quando è … è sempre stato così, sempre così!) secondo una consolidata alleanza (“gemellaggio”) tuttora operativa. Anche alla luce degli elementi probatori individuati dall’Arma Territoriale, dal R.O.S. e dalla Polizia di Stato, è stato poi formulato un giudizio di gravità indiziaria a carico dei detenuti, già tratti in arresto dal R.O.S., Agostino Campisi, Tindaro Calabrese, Salvatore Calcò Labruzzo e Maurizio Trifirò, in relazione alle estorsioni che ciascuno di loro, in periodi diversi, ha posto in essere ai danni dell’imprenditoria locale, alcune delle quali già emerse nel corso dell’indagine denominata “Vivaio”, ma ancora non contestate agli indagati. Nel medesimo procedimento sono inoltre indagate altre quattro persone per un episodio di scambio elettorale politico mafioso, con riferimento alle elezioni amministrative del 2007 presso il Comune di Mazzarrà Sant’Andrea. Un pactum sceleris tra uno dei candidati ed il sindaco uscente, già condannato in secondo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, da un lato, e due esponenti della cosca dei “Mazzaroti” dall’altro.