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Dopo la scarcerazione del sindaco di Mazzarà Sant’Andrea Salvatore Bucolo, da ieri sono in libertà anche Pino Innocenti e Lorenzo Piccioni, gli ultimi due dei quattro soggetti arrestati lo scorso 8 settembre nell’ambito dell’operazione su rifiuti e malaffare denominata “Riciclo” sui quali era chiamato ad esprimersi il Tribunale del Riesame di Messina.

Adesso alla luce dell’annullamento dell’ordinanza cautelare riguardante l’ex amministratore delegato di Tirreno Ambiente, Giuseppe Antonioli, e la riforma parziale del provvedimento a carico del sindaco dimissionario di Mazzarrà Sant’Andrea, Salvatore Bucolo, trasferito ai domiciliari, i giudici del riesame hanno dunque annullato anche l’ordinanza con la quale il Gip di Barcellona Danilo Maffa aveva disposto la custodia cautelare in carcere per Innocenti, e gli arresti domiciliari per Piccioni, il primo ex amministratore della società mista, il secondo, suo successore a Tirreno Ambiente, ex senatore di Forza Italia.

Le difese dei due indagati per i reati di peculato e corruzione, rappresentati dagli avvocati Carrabba, Dalmazio e Bertolone, avevano ribadito l’insussistenza dei presupposti per l’applicazione delle misure cautelari sottolineando come i due indagati non fossero più in carica. Annullamento delle ordinanze per Antonioli, Innocenti e Piccioni, che non ha comunque modificato il quadro accusatorio a carico dei soggetti indagati. L’inchiesta della Procura, sta puntando i riflettori sulla gestione dei fondi di Tirreno Ambiente, ed i pagamenti effettuati a vari soggetti, le somme sospette destinate ad associazioni e società sportive sotto forma di contributo, ed il mancato versamento dei fondi dell’equo-indennizzo da destinare al Comune di Mazzarrà per le opere di mitigazione ambientale dovute per la presenza della discarica nel proprio territorio. Quest’ultime risultano dagli atti, in parte mai versate nelle casse comunali, per effetto di una transazione con cui Bucolo, nel dicembre 2013 rinunciava di fatto a crediti per oltre 1 milione 400 mila euro da parte della società Tirreno Ambiente. Infine, sotto accusa la stessa delibera di giunta con cui veniva ridotto da 12,91 euro a 6,97 il costo delle tasse per ogni tonnellata di rifiuti conferiti nel sito.