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Ricorre oggi, sabato 19 ottobre 2019, il 75° anniversario della “Strage del Pane” e lunedì 21, a partire dalle ore 9.30, si terrà a Palazzo Comitini nel capoluogo siciliano, la commemorazione di quella che fu  la prima strage di Stato post bellica. Una manifestazione che avrà il patrocinio della Città Metropolitana di Palermo.

Dopo i saluti istituzionali del Sindaco Metropolitano, Leoluca Orlando, che deporrà una corona di alloro ai piedi della lapide che ricorda la strage, alla presenza di autorità militari, civili e una rappresentanza della CRI, alle ore 10,00 presso la sala “Martorana”, la scrittrice Sara Favarò ricorderà la strage alla quale ha dedicato ampio spazio nel suo romanzo, “Che Dio Stramaledica gli Alleati”, ricostruendo i fatti e i nomi dei responsabili. Interverranno inoltre Gaetano  Balistreri, ferito all’età di 10 durante la strage, l’Avv. Lino Buscemi, illustri relatori del “Centro Studi e Iniziative Culturali Pio La Torre” e dell’ “Istituto Gramsci di Palermo”, il Sindaco di Vicari, Antonio Miceli, paese che, al tempo dei fatti, ha ospitato il protagonista del romanzo. Aderiranno rappresentanze scolastiche del Liceo delle Scienze Umane e Linguistiche “Danilo Dolce” di Palermo e dell’Istituto Comprensivo “Alfonso Giordano” di Vicari.

Una pagina di storia che non ha avuto nel tempo l’attenzione che avrebbe meritato e certamente meno conosciuta rispetto a Portella delle Ginestre. I militari di un plotone del Regio Esercito, appartenenti al 139º Reggimento fanteria “Bari” (provenienti dalla 47ª Divisione fanteria “Bari” e dal 30 settembre 1944 utilizzati per costituire la IV Brigata Sicurezza Interna) che si trovavano davanti Palazzo Comitini (allora sede della Prefettura e oggi della Provincia), spararono e lanciarono due bombe a mano contro una folla di civili che protestavano per la mancanza di cibo e lavoro e la mancata ricostruzione dei palazzi distrutti. Era il 19 ottobre del 1944 ed a Palermo, nella centralissima via Maqueda, furono uccise  24 persone e ferite ben 158.

Si trattava di una manifestazione popolare pacifica ed i partecipanti appartenevano ad ogni ceto e  categoria sociale. Molti di loro erano giovanissimi, anzi erano ragazzi spesso studenti. Il tutto si svolgeva nella Palermo semidistrutta dagli spietati e massicci bombardamenti a tappeto della seconda guerra mondiale. Subito dopo la sparatoria e la strage degli innocenti (e dopo il fuggi fuggi generale) la via Maqueda restò quasi deserta, ma letteralmente grondante di sangue umano. Furono chiamati i vigili del fuoco, i quali dovettero faticare a lungo per lavare il fondo di quella strada e quello delle traverse più vicine. Furono usate numerose autobotti e motopompe.

Fu severamente vietato di effettuare fotografie (e le fotografie, comunque fatte, sarebbero state distrutte in un secondo tempo). Ciò valeva anche per i vigili del fuoco, allora chiamati pompieri. Vigeva, insomma, la “consegna del silenzio”, anzi del segreto militare. Fu una vera tragedia, sulla quale fu proibito persino di piangere. Tornata la calma, fu frettolosamente intrapresa la politica della manipolazione della verità del silenzio nonché della disinformazione. Se ne inventarono di tutti colori! Per ben mezzo secolo fu impossibile collocare una lapide in via Maqueda o nel Palazzo Comitini o in un altro luogo idoneo che ricordasse la strage. Nel 1994, per opera della Giunta provinciale presieduta da Francesco Musotto, in occasione del cinquantesimo anniversario della strage, fu finalmente collocata una lapide all’interno del Palazzo Comitini. Ma le notizie su quell’avvenimento (tenendo conto, però, delle poche lodevoli eccezioni) vennero spesso minimizzate, frazionate e riferite, alterando la verità e persino il contesto storico nel quale si era svolto il tragico evento.

La nota scrittrice palermitana Sara Favarò in una breve sintesi del proprio romanzo “Che Dio Stramaledica gli Alleati”, edizioni A&B, scrive: “Era il 19 ottobre del 1944. […] i prezzi aumentavano e la fame pure. […]i palermitani erano scesi in piazza […] Non era una protesta violenta. […] prima avanzavano i bambini, poi le donne e in ultimo gli uomini al grido di “pane e lavoro”. Quanti bambini! […]il corteo si avvicinava alla Prefettura […] dove aveva anche sede l’Alto Commissariato per la Sicilia […] Improvvisamente apparvero due camion con dei militari a bordo, armati di tutto punto. Avanzarono dritti verso i manifestanti e, dopo averli raggiunti, aprirono il fuoco con armi automatiche. Spararono ad altezza d’uomo, senza pietà, mentre l’asfalto si tingeva di rosso. Lanciarono anche una bomba a mano che scoppiò dentro un negozio con un fragore assordante: due donne rimasero dilaniate. All’istante fu il caos. La gente tentò la fuga, urlando sconvolta e spaventata. Sentii gli spari e le pallottole fischiare sopra la testa. Ci fu chi crollò per terra colpito e chi cadde, nella foga di scappare, rimanendo calpestato dalla folla impazzita dalla paura.[…] Il carosello dei camion in mezzo alla gente durò un tempo che ci sembrò lunghissimo. […]Decine e decine di corpi giacevano per terra, senza dare segni di vita, tra loro c’erano pure dei bambini. Le persone barcollavano cosparse di sangue, senza sapere dove dirigersi. La gente che era scappata adesso tornava indietro per cercare amici o parenti che nel trambusto aveva perso di vista. Si sentiva il richiamo disperato di nomi. Qualcuno rispondeva, molti altri no! Grida strazianti di chi aveva ritrovato il cadavere della persona che cercava, laceravano l’aria e il cuore. Ad un tratto le urla furono coperte dal rumore di due camion e dal suono stridulo della sirena di alcune autoambulanze. I feriti furono caricati in quest’ultime. Vidi quei poveri morti sui camion, erano quasi tutti bambini e ragazzi. Nei loro occhi sbarrati conservavano l’ultimo sguardo della vita, tra i lampi del fuoco e delle bombe. Sentii le mie gambe paralizzarsi davanti a tanto orrore. […] I morti furono ventiquattro, i feriti più di centosettanta.”

“[…]Nei libri non ho mai letto la storia così come io l’ho vissuta. Non ho mai letto di quel giovedì 19 ottobre 1944, delle duecento vittime tra morti e feriti.” Dice Umberto, protagonista del romanzo, a Sara Favarò quando lei va trovarlo in Australia.

“Nel gennaio del 2013 andai a far visita a Umberto a Melbourne in Australia. – dichiara la scrittrice – Fummo ospiti della Radio Nazionale Italiana del Victoria e partecipammo ad alcuni convivi letterari. ‘Ritornerò in Australia quando uscirà il romanzo’, gli avevo detto, ma non ho mantenuto la promessa: dal 20 luglio 2018 Umberto è nello spazio senza tempo che accoglie corpi e pensieri. Spero che questo romanzo possa essere eredità di gesti e di ricordi, esperienza che si fa storia per chi vuole sentire. Che si fa vita andando al di là della morte. Vissuto che è vita, fin quando ci sarà chi farà ricordo della memoria.”

Chiudiamo con una biografia di Sara Favarò, che con questo suo fortunatissimo libro contribuisce con episodi esclusivi a dare ancor di più luce ad una vicenda drammatica. 

Scrittrice, cantautrice, poetessa, studiosa di tradizioni popolari, giornalista pubblicista e attrice. Fin da bambina si è esibita in teatro ed ha scritto poesie, ma si deve all’incontro con il poeta Ignazio Buttitta e con il pittore Pippo Madè il suo primo libro di poesie “Chista Sugnu” (Questa sono!). Fino ad oggi ha pubblicato 65 libri (saggi, romanzi, poesie, testi teatrali) e centinaia di articoli su testate cartacee e online. Per circa un anno ha scritto per il Giornale di Sicilia nella pagina “ Provincia Cultura”. È delegato regionale per la Sicilia della FUIS (Federazione Unitaria Italiana Scrittori), Accademico di Sicilia, Presidente dell’Associazione Culturale Un cori tuttu u munnu e del Gruppo Arte Sikelia, compagnia teatrale e musicale. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti in Italia e all’estero. È stata insignita del titolo di: “Tessera preziosa del Comune di Palermo”, da parte del Sindaco della Città, professore Leoluca Orlando; dalla Liguria le è stato conferito il premio Cristoforo Colombo “Artista dell’Anno 2017 – sezione prosa”. Ha fatto tournée in Francia, Germania, Canada e Australia dove si è esibita con il gruppo musicale “Sikelia”. www.sarafavaro.it