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In una insolitamente fredda e quanto mai caotica  giornata di marzo, fra fulmini, saette e grandine, ci siamo concessi una lunga conversazione col grande attore e scrittore palermitano Pino Caruso, giunto a Patti in occasione della rappresentazione, al “Beniamino Joppolo”, del dramma pirandelliano “Non si sa come” che lo vedeva protagonista nel ruolo del Conte Romeo Daddi.

Occasione imperdibile per confrontarsi con uno fra i più grandi interpreti teatrali del panorama italiano non solo su Pirandello ma, a 360°, sull’attualità italiana, con varie escursioni sulla politica e sulla società italiana e siciliana in generale.

Maestro, lei ha esordito con Pirandello e si ritrova, stasera, a interpretare un dramma che è l’unico dramma da lui scritto nel 1934, anno della sua nascita, cosa prova? Qual è il suo rapporto con Pirandello e con il dramma borghese?

“Mah, il mio rapporto con Pirandello… un siciliano che non fa Pirandello è come un inglese che non fa Shakespeare. Poi i testi teatrali non è che sono tantissimi; Pirandello è un grande autore, alcuni suoi testi rimangano e saranno – presumo – sempre attuali, perché, veda, dalla pietra alla bomba atomica cambia l’arma di distruzione ma l’uomo sempre quello è; per cui, quando si parla dell’uomo Shakespeare, Pirandello e altri autori, lo saranno sempre. Quindi il mio rapporto è quello necessario, di una persona che compra il pane perché deve vivere e i grandi autori per un attore sono il pane.”

Pirandello, in un certo periodo, non veniva visto di buon occhio dal grande teatro, lei ha un merito anche in questo rapporto fra Pirandello e Teatro fuori di Sicilia; fu Strehler a Milano a sdoganare Pirandello – al Piccolo – dove prima non veniva rappresentato perché tacciato di fascismo.

“No, a me questa cosa francamente non mi risulta; che non venisse considerato. Che poi era tacciato di essere fascista, non è tacciato, Pirandello era fascista, o, forse, non era nemmeno fascista, peggio! Era uno che aveva dato la solidarietà al regime dopo l’uccisione di Matteotti, cioè nel punto in cui l’adesione al fascismo è complicità a un delitto; Pirandello voleva fare l’autore e non voleva essere disturbato; in ogni caso noi dobbiamo valutare l’autore dei libri che ha scritto; Caravaggio ha ammazzato delle persone ma i suoi quadri sono grandi quadri, per cui, limitiamoci a dire di Pirandello autore che è un grande autore.”

Lei si è confrontato più con Sciascia forse che con Pirandello nella sua veste di autore?

“No, io non mi sono mai confrontato con Sciascia; in che senso?”

Intendo dire in quanto ad introspezione, sulla “sicilitudine”, sull’affinità degli argomenti.

“No, è Sciascia che si è confrontato con me! Sto scherzando ovviamente; no ma io sono un lettore di Sciascia, ho letto quasi tutti i suoi libri ma di sciasciano in me non c’è niente; nel senso che sì, Sciascia preferiva l’illuminismo e anch’io ho una concezione della vita che è quella della rivoluzione francese, ma per il resto non so dove lei accosti me a Sciascia, perché io ho fatto sì un testo tratto da un racconto di Sciascia a Messina ma non è che c’ho questa frequentazione, anche perché Sciascia con il teatro…

Diciamo nel senso che lei approfondisce degli aspetti che anche Sciascia amava toccare.

“Eh sì; Pirandello invece la realtà non la tocca, la sua realtà e quella fascista. Da qui mi fa sospettare un’aggravante nella posizione di Pirandello; cioè lui mentalmente non era fascista ma si dichiarò tale per convenienza, tutto qua, che è ancora peggio che essere fascista per convinzione.”

Non ha una grande opinione dunque dell’uomo Pirandello.

“Beh, isolando questo elemento certamente no.”

E’ la prima volta che lei viene qui al Beniamino Joppolo di Patti? O a Tindari?

“No, ci sono già venuto ma onestamente non ricordo in quale occasione, ma che ci sono già venuto questo me lo ricordo benissimo.  A Tindari non ho mai recitato, ho recitato al teatro greco di Agrigento, di Taormina; a Tindari ci sono stato solo per visitare… ma che io abbia fatto qualcosa lì non me lo ricordo.”

Perché Pirandello piace tanto ai siciliani?

“Ma Pirandello è un grande autore, non è che stiamo parlando di una cosa curiosa che piace ai siciliani. Ai Siciliani non gli piace niente! Per i siciliani Pirandello è un nome; perché questo è un paese – l’Italia in genere, ma la Sicilia in particolare – dove la gente non va a teatro e non legge, quindi i siciliani parlano di Pirandello per potersene vantare ma non sanno di che stanno parlando. In Italia Dante è solo una piazza. Già bisogna dare atto che qui, a Patti, c’è un teatro; non è una cosa così normale. Il fatto che ci sia un teatro è già un merito in un posto dove il teatro non c’è ovunque. Poi se consideriamo come in Italia uno spettacolo di successo dura quindici giorni mentre a Parigi due anni, allora se facciamo la proporzione tra la gente che va a teatro e il numero degli abitanti, è una porzione veramente ridicola… e poi l’economa va male, perché, creda, l’economia ha a che fare con questo. Quando un paese è consapevole… insomma, chi non conosce la storia non capisce la cronaca; quando c’è un politico che ti imbroglia e che comincia a parlare, se tu conosci la storia ti rendi conto che quello c’è già stato, in un altro secolo e si chiamava in un altro modo, l’uomo si ristampa uguale, per cui chi conoscesse la storia… che so romana, si renderebbe conto che le figure politiche che ci sono oggi c’erano anche la, per cui, faccio un esempio, nel 1922 arriva uno e dice <<Basta con questa Italia! Bisogna alzare la testa! Cerchiamo l’orgoglio!>>, nel 1928 in Germania c’è uno che fa questo discorso, Renzi fa questo discorso… io lo trovo demagogico, perché tu non puoi dire a uno cui hai dato una martellata nel piede <<basta piangere!>> ; tu leva la causa e io smetto di piangere; non puoi dire che devo smettere di piangere senza levare la causa. Ora Renzi non potrà arrivare agli estremi  cui sono arrivati i due che ho citato prima, però la mentalità è la stessa, il primo, quello del ’22 si chiamava Benito Mussolini, l’altro del ’28 si chiamava Hadolf Hitler; facevano leva sull’orgoglio nazionale.”

Dunque per lei Renzi è un po’ una macchietta, una caricatura di quei due che ha appena citato; potremmo citare Marx che diceva: “La storia si ripete sempre due volte, la prima come dramma, la seconda come farsa”.

“Mah, non c’entra niente, sì d’accordo, ci può stare pure questo, ma il problema è che in Italia nemmeno la sinistra è di sinistra. Renzi non è un uomo di sinistra; noi abbiamo un paese dove c’è una destra che è un’azienda e quindi non è liberale , i liberali non ci sono in Italia, perché il mondo, l’America, l’Inghilterra, i paesi dell’Occidente, hanno due partiti, conservatori e liberali e le due posizioni politiche sono entrambe rispettabili, sono due modi di vedere la vita; allora, in alcuni momenti della storia ad un paese conviene conservare quello che ha, perché non è il momento, in altri invece bisogna fare qualche passo in direzione del progresso, solo che in Italia la sinistra non è di sinistra, la destra è quello che è, quasi come se fosse un paese che non c’è.”

Quello che lei dice poi lo vediamo in ogni manifestazione della quotidianità, persino in televisione, al cinema e al teatro, per dire.

“Noi non ce la possiamo prendere coi politici che sono lo specchio, non la causa. Quando lei parla dei teatri… nei teatri la gente non ci va, che deve fare il teatro. La televisione fa programmi di scarso livello? Primo è un falso, e adesso le spiego perché: se parliamo della televisione italiana e anche, diciamo, di Mediaset, i programmi non li fanno i funzionari, li fa la gente, quando un programma stupido ha otto milioni di spettatori , lo sta facendo la gente; se lei fa un programma intelligente e non lo guarda nessuno, la televisione lo leva, quindi è la gente che fa la televisione. Detto questo, non è nemmeno vero in totale, perché fino agli anni scorsi c’era la RAI e poi si è aggiunta Mediaset, oggi l’offerta televisiva ha- solo col digitale terrestre – 100 canali , senza contare Sky, quindi chi è un cretino si guarda i programmi per cretini, chi è intelligente lo trova il programma buono, perché ci sono i canali tematici; c’è un canale tutto sulla storia, uno tutto sulla geografia, uno sulla pesca, uno sulla filosofia… quindi la televisione è come in libreria, cioè se la gente è perché non ci va in libreria, se la gente si vede i programmi stupidi è perché non cerca quelli intelligenti. Non c’è più la scusa che la televisione fa programmi scarsi. Il canale non si cambia col dito, si cambia con la testa! Insomma, fra televisione e internet oggi per restare ignoranti bisogna fare uno sforzo enorme, l’ignorante non ha più scuse. Non c’è bisogno neanche dell’enciclopedia perché basta andare su un motore di ricerca, mettere la domanda e ti escono fuori le risposte.

E’ il paese che è corrotto, non è il politico, il politico è lo specchio. L’Italia è stata divisa quando è stata unita, ma anche qui, quando la vittima non si ribella, diventa complice del carnefice. Lì fanno scioperi perché non vogliono l’alta velocità , qua ti fanno qualunque cosa, non protestiamo mai; abbiamo dei treni che sono una vergogna, ma noi non protestiamo mai, ci danno una cosa ce la pigliamo, ce la tolgono e non diciamo niente. Allora cos’è che in questi anni è venuto fuori, a parte la corruzione che c’è da tutte le parti; casca un palazzo, crolla un ponte, una strada frana,  una cosa che era stata costruita in posti dove non si sarebbe dovuto costruire per la speculazione edilizia e sempre per la costruzione è stata costruita e crolla. Allora cosa accadeva… che nel dopoguerra, quando l’Italia ha cominciato a ricostruire perché gli americani avevano dato i soldi ma mica per regalarceli – all’America serviva che l’Italia, essendo il limite, prima dell’impero Sovietico, fosse aiutata e sotto controllo – noi abbiamo costruito male; le autostrade, invece di farle a tre corsie, come si sarebbe dovuto fare, perché si capiva subito che le macchine andavano a espandersi; si doveva costruire con strade larghe… non si rispettavano i limiti perché tanto poi c’era il condono edilizio che era una forma di corruzione, cioè si legalizzava il reato ed è questo nel nostro paese il problema, per cui queste cose, a distanza, poi mostrano la loro insostenibilità. I siciliani hanno costruito sulla Valle dei Templi, non capendo che quello è il petrolio nostro, cioè hanno imbruttito quello che ci doveva dare da mangiare e questo che cos’è se non figlio della corruzione ma dell’ignoranza, perché anche a mettere la corruzione, se sei intelligente capisci che quello è un danno che stai facendo a te stresso. Queste cose qua si possono sintetizzare nel mio aforisma che dicevo prima che è nel mio libro <<L’Italia l’hanno distrutta quando l’hanno ricostruita>>. Questa che sembra una contraddizione è praticamente la sintesi di un fatto. Il mio libro – lo dico perché il mio editore, che poi è la RAI – ERI  Mondadori – si intitola “Appartengo a una generazione che deve ancora nascere” ed è un libro dove si trattano argomenti seri, non è un libro di battute e di cabaret, ma di argomenti seri trattati però in maniera da strappare un sorriso, in maniera che così la serietà arrivi di più . Io sono per esempio uno scrittore che fa l’attore, non è che mi sono svegliato una mattina e ho scritto, è una vita che lavoro alla scrittura.”