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Riceviamo in redazione e pubblichiamo integralmente un articolo di Giulia Carmen Fasolo riguardante l’attuale situazione politica in vista delle amministrative ormai alle porte nella nostra città. Con la consueta incisività la Fasolo dà una personale lettura del quadro delle forze in campo e prospetta futuri scenari. Buona lettura.

“Il titolo è una provocatoria previsione del futuro che potrebbe delinearsi dopo il 4-5 ottobre 2020 a Barcellona Pozzo di Gotto. Futuro che stabilirà chi tra Antonio Mamì e Pinuccio Calabrò prenderà le chiavi di Palazzo Longano e guiderà la città come Sindaco.

La campagna elettorale per le prossime amministrative è una pantomima. E per pantomima politica ci riferiamo a quella serie di farseschi gesti che vengono adoperati, di solito, per comunicare la propria speranza per la città senza, però, che i cittadini ne siano consapevoli. Cioè senza che siano consapevoli che in realtà interessa realmente a pochi.

Partiamo dalle primarie del centro sinistra.
Antonio Mamì per Città Aperta ha ottenuto 1.197 preferenze, David Bongiovanni 776 e Paolo Pino 739. Questi ultimi due, il cui risultato ottenuto si differenzia per un pugno di noccioline, erano schierati con il PD. Sì, perché anche a Barcellona Pozzo di Gotto abbiamo un PD, composto da gente famosa come i “ragazzi di Via Panisperna”. Ma il PD ha dalla sua parte una variante: riesce a scindere sé da se stesso senza apparenti sforzi o studi e ricerche. Ha la scissione interna come missione politica, perché senza scissione non si realizza nella sua inutile pienezza. Tanto che faranno girare un nuovo spot a zio George: “No scissione? No PD”. Perché a pensarci bene, Bongiovanni e Pino, in due, facevano 1.515 preferenze, superando, per qualche nocciolina in più rispetto ad un pugnetto, il candidato Antonio Mamì. Eliminati dunque Bongiovanni e Pino, sui quali c’è poco da dire perché la memoria a Barcellona P.G. non è mai corta, c’è rimasto l’impavido Mamì.

Su Mamì si può dire, oggettivamente, solo bene. Non è solo un professionista di qualità o un uomo la cui probità è così trasparente e limpida che solo l’acqua Fiuggi la supera. Mamì è il candidato migliore per eccellenza per risollevare le sorti di qualsiasi città. Ma, eccellente quanto mai, Barcellona Pozzo di Gotto non è una città in cui i monti ti sorridono e le caprette ti fanno ciao. Barcellona Pozzo di Gotto, al di là di ogni possibile definizione, voterà un Consiglio Comunale che non appoggerà Antonio Mamì.

Ipotizziamo per un momento che Mamì riesca nella stessa impresa in cui era riuscita Maria Teresa Collica. Se Mamì diventasse Sindaco, in Consiglio potrebbe contare solo sull’intramontabile sognatore Novelli e sulla resistente Campo (perché così andrebbe a finire). E quindi a Mamì Sindaco toccherebbe la stessa sorte riservata, a suo tempo, alla Sindaca Collica: sarebbe legittimamente (per voti) sfiduciato e illegittimamente (nel merito e nei contenuti) mandato a casa. Non ci scordiamo che il Consiglio Comunale, per arrogante e irriverente presunzione, non permise a Maria Teresa Collica di completare i cinque anni di amministrazione e di essere giudicata per i risultati effettivi, non per le ipotesi scellerate. Voi penserete: “mandata in pensione la Collica, i consiglieri sfiducianti hanno fatto meglio”. E invece no, perché sono stati efficaci come lo può essere una testata sul granito.

E dunque, pur augurando il meglio ad Antonio Mamì, perché questo merita, non possiamo che accettare che una sfida non ci sarà, perlomeno non seria. Sappiamo come andrà a finire prima ancora di leggere il programma (su Facebook).
Vinceranno quei partiti di centrodestra che – dopo le scaramucce politiche pre-covid – hanno capito – post-covid – che bastava turarsi il naso e allearsi per portarsi a casa la poltrona di primo cittadino.
E se dovesse andare diversamente? In fondo, la speranza è l’ultima a morire dicono dalla cavea. Mentre dal proscenio gridano che chi di speranza vive disperato muore.” (GCF).