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Il gruppo consiliare: «Il nostro non è un “no” ideologico, ma le priorità sono ben altre: dalle strade ridotte a un colabrodo alle autostrade da Terzo Mondo. In queste condizioni Messina non può permettersi di diventare prima una “città-cantiere” e poi una “città-svincolo”»

«Da settimane ormai la città è in preda al caos, fra file interminabili, continui incidenti, disagi, lavori infiniti e gallerieche aprono e chiudono un mese sì e l’altro pure. Parlare del Ponte sullo Stretto, in questo momento, con le strade ridotte a un colabrodo e autostrade da Terzo Mondo, è un affronto all’intelligenza dei messinesi, che sono stanchi di essere presi per i fondelli a intervalli regolari».
Così, in una nota, i consiglieri comunali messinesi del M5s, che ribadiscono la loro contrarietà alla grande opera infrastrutturale “in una città che cade a pezzi”.
«Il nostro – spiegano – non è in alcun modo un “no” ideologico. Riteniamo al contrario che sia necessario pensare a un collegamento stabile fra le due sponde, valutando in maniera certosina tutte le possibili varianti: l’impatto ambientale, il rischio sismico, il rapporto costi-benefici, le opere compensative (di cui stranamente non si parla) e soprattutto le conseguenze dirette e indirette su Messina,
scongiurando a monte la prospettiva che possa diventare prima una
“città-cantiere” e poi una “città-svincolo”. Tuttavia, come abbiamo
sempre sostenuto, al momento le priorità della città e della regione
sono ben altre. Parliamo di servizi essenziali, collegamenti ferroviari,
strade che non ci facciano vergognare, ospedali, scuole, decoro e
civiltà: elementi basilari per una società civile che ancora oggi, nel
2021, siano costretti ad elemosinare in attesa di un’opera faraonica che
non si sa nemmeno se verrà realizzata, in che tempi e con che modalità.
Nel caso in cui – anche questa volta – non si farà un bel niente come
giustificheremo ai nostri figli questa eterna attesa di Godot?».

«Da più fronti – proseguono – il Ponte viene visto come una panacea per
tutti i mali, come se il disastro politico, sociale e culturale che
abbiamo ereditato negli ultimi decenni fosse da imputare esclusivamente
alla sua assenza. I giovani vanno via per altri motivi, e continueranno
ad andarsene via se non si porranno le basi per una città al passo con i
tempi: moderna, inclusiva e green, con le stesse prospettive di lavoro e
di crescita che offrono altre realtà».

«Il nostro auspicio – concludono – è che si arrivi al più presto a una
risoluzione, senza più chiacchiere e proclami: se il Governo è
intenzionato davvero a realizzare il Ponte, si occupi prima di tutte le
opere prioritarie, che sono indispensabili nell’immediato. Se invece –
nuovamente – l’ipotesi resterà in un casetto, nessuno si permetta di
avanzare più scuse per la mancata messa in sicurezza e tutela del
territorio, rimandando il tutto a quando tornerà nuovamente in auge
l’argomento».