Condividi:

Leggiamo e pubblichiamo la profonda ed attenta riflessione di Padre Alfonso Bruno della chiesa di San Rocco in Calderà, sempre puntuale e mai banale le sue righe pubblicate sul suo profilo facebook:

“Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi”.
La celebre massima di Bertolt Brecht è riaffiorata nella mia mente in occasione della morte del valoroso militare della Marina in servizio presso la Guardia Costiera di Milazzo.

Nella tarda mattinata del 26 settembre 2020 il sottufficiale Aurelio Visalli di Venetico (ME) è stato tramortito da un’onda sul bagnasciuga della Riviera di Ponente milazzese nel tentativo di soccorrere da terra due ragazzi che volevano sfidare onde di sette metri.
Ingoiato dai flutti in una giornata dalle condizioni meteo decisamente avverse agli stessi soccorsi, è stato ritrovato senza vita solo la mattina seguente alla Baia del Tono.
Il possibile conferimento della medaglia d’oro, per quanto onori un servitore dello Stato e la sua famiglia, non restituirà agli affetti della moglie Tindara e dei suoi due figlioletti di undici e sei anni uno sposo e un padre ancora quarantenne.
L’intero Paese e la nostra vicina comunità quaddariota in particolare, si unisce al profondo dolore della famiglia esprimendo cordoglio e rispetto per chi mette impegno e vita per i cittadini e le istituzioni.
Il comportamento dei due incoscienti bagnanti di tredici e quindici anni lascia invece molta amarezza e indignazione nella collettività civile.
I due ragazzi sono il riflesso della pessima educazione di giovani annoiati e in cerca di forti emozioni.
Il prezzo dell’incoscienza personale, purtroppo, sono alle volte altre vite a pagarlo.
Come disvalore aggiunto, nemmeno il pudore di una tragedia luttuosa ha limitato il narcisismo di postare sui social propositi banali e irriguardosi dopo essere stati soccorsi.
L’aforisma del Brecht diventa quindi la denuncia al popolo incapace di educare le giovani generazioni, di proporre valori, di suscitare modelli di civiltà, di generosità altruista, di legalità e capacità di fare cultura.
Se l’eroe classico è un personaggio che agiva e si sacrificava per un ideale, l’eroe contemporaneo è colui che perde la vita per due “schiunchiuduti”, come si direbbe in siciliano.
Sventurato allora è davvero il popolo che ha bisogno di eroi perché essi rivelano, in un nuovo paradigma, la viltà collettiva di una società “in balia delle onde” che delega all’eroe il coraggio di essere protagonista della propria storia”.