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Fra i tanti bei quadri della Collettiva “Prole” organizzata dal Gruppo Artistico “Agaveblu” e attualmente in mostra presso il Castello di Spadafora (ME), già presentati il mese scorso nel Villino Liberty di Barcellona Pozzo di Gotto, vogliamo parlarvi di un’opera che ci ha colpito particolarmente: parliamo di un dipinto di Ela (la messinese Carmela Puglisi) che ci testimonia come ci si trovi di fronte ad una artista di spessore in quanto da questo lavoro si evince una sorta di sordo grido fra la denuncia e lo sconforto per i tempi balordi in cui viviamo.

Al di là della tecnica pittorica, delle proporzioni, qui è “l’idea” che sottomette tutto il resto… Due corpi, un uomo ed una donna. Una mano spezzata che tende verso la donna, a chieder aiuto, a bramare amore. La pittrice pone in primissimo piano la fisicità della coppia, evidenziandone i sessi nella loro cruda verità, anzi di più… dipingendoli in modo diremmo quasi “sfacciato”: il sesso di lei glabro, senza barriere; quello di lui di considerevoli dimensioni. Perché l’autrice ce li presenta in questa maniera? Avrebbe potuto sfumare il sesso della donna o non rendere così “evidente” il sesso dell’uomo (basti pensare a come viene presentato nei Bronzi). Invece no… Ela vuol farci comprendere come la donna sia (e si offra al mondo) come “tuttafica”, e come l’uomo abbia la altrettanto stupida fierezza del sentirsi “tuttocazzo”. In basso sulla sinistra, ecco invece la parte del dipinto certamente più importante: la mano di un bambino (Il figlio? Il futuro? Chissà…) protesa verso la donna, che presa da sé stessa quasi neanche sembra notarla, darle importanza.

Siamo alla mercificazione dei corpi. Corpi dalla fisicità perfetta, ma corpi senza un’anima, che portano senza alcun dubbio ad escludere l’amore che può condurre al creare una nuova vita. Ecco che la mano protesa del bimbo è un urlo soffocato in gola, è il futuro che chiede al freddo presente un cambiamento di rotta. È per questo che il dipinto di Ela ben si inserisce in “Prole”, una collettiva che pone al centro l’attuale problematica dello spopolamento del nostro Paese. (Alfredo Anselmo – Febbraio 2018)