Risorse europee, ultima chance per far ripartire imprese ed Enti locali. Una convinzione unanime quella degli intervenuti a Palazzo D’Amico al convegno “L’Europa e lo sviluppo del territorio”. Ad intervenire il sindaco Giovanni Formica, il consigliere comunale Antonio Foti, Giovanni Mangano – responsabile Ufficio Europa del Comune di Milazzo – e Sergio Amato, esperto di fondi strutturali europei e autore del libro “Guida agli incentivi per le imprese”.
“Oggi – ha detto nel suo intervento il sindaco Formica – gli imprenditori hanno maggiore tendenza a intercettare questi fondi. Noi come Ente purtroppo non siamo nelle condizioni di fare progettazione poiché manca quella proiezione territoriale di rete che l’Europa ci chiede per fare sistema. L’Amministrazione sta facendo uno sforzo per conoscere il territorio. Due generazioni intere sono rimaste escluse dalla pubblica amministrazione alla quale servirebbero queste giovani competenze. Il tema non è tanto quanto restituiamo all’Europa in termini di fondi non spesi, ma perché restituiamo tali risorse.”
Dichiarazioni alle quali si è poi agganciato Giovanni Mangano “come Ente siamo stati sfortunati perché è un anno e mezzo che non ci sono bandi europei, abbiamo quindi partecipato a quelli nazio-nali. In passato non si è partecipato neanche perché mancava l’iscrizione al registro che si completa con il codice Bic che abbiamo fatto noi.”
Durante tutto il convegno sono state mostrate delle slides sui diversi fondi e le modalità di parteci-pazione, come nel caso dei fondi diretti, utilizzati in Sicilia solo per l’1’87% mentre altrove, come in Lombardia, le percentuali superano il 20.
A chiarire ulteriormente questi passaggi, l’esperto Sergio Amato, che per l’occasione ha presentato il suo manuale dedicato alle imprese. “Spesso domanda e offerta non si incontrano, l’Europa ci chiede di investire nel settore dell’innovazione e della tecnologia ma le nostre imprese richiedono altro. Ecco perché spesso tornano indietro i fondi – ha concluso Amato – c’è anche da sottolineare il fatto che si è investito poco nella comunicazione e spesso i bandi erano a conoscenza delle solite quattro imprese, quindi diventava difficile discernere la malafede di chi aveva il dovere di portare a conoscenza di tutti gli imprenditori questi bandi di assegnazione per i fondi strutturali.”