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“U cuntu” è stata la formula utilizzata per il suo ultimo libro “La Storia di Rometta” scritto per i ragazzi delle scuole, del piccolo paese della provincia di Messina, che inizia a distinguersi, insieme ad altri, per iniziative di promozione culturale.

La presentazione è avvenuta, ieri pomeriggio, nella sala consiliare di Rometta, ad opera del suo appassionato autore, il romettese prof. Piero Gazzara, dell’Archivio Storico Messinese, che ha conversato con lo storico Pippo Pandolfo, dopo la presentazione della presidente della locale associazione Vivirometta, avv. Pasquita Patti, ed i saluti del Sindaco, Nicola Merlino, portati dal vicesindaco, Nino Cirino, presente l’assessore Pippo Saija.

Ad introdurre i lavori una prefazione del libro a cura di un altro storico di origini romettesi, Giuseppe Ardizzone, con la quale, spaziando da un periodo storico ad un altro dell’opera, è stata evidenziata la meticolosità della ricerca dell’autore nonché la sua bravura nel rendere i lavori facilmente comprensibili da un pubblico giovane.

Subito Pandolfo ha portato la conversazione sugli altri storici che hanno scritto della storia del paese, evidenziando che molti di loro basavano i loro lavori su riferimenti bibliografici, piuttosto che sulla ricerca vera e propria, dando il “la” alla elencazione esposta da Gazzara, costituita quasi tutta da sacerdoti e religiosi, spiegando che tale categoria, in passato, era quella che meglio poteva affrontare gli studi storici, prima perché poteva vantare una certa istruzione e poi in quanto poteva disporre del necessario tempo libero dal lavoro.

Così è passato dal cappuccino Serafino Visalli (Rometta 1696-1740), a Domenico Ardizzone (arciprete a Rometta nel 1712), da Rosario Saya ad Antonio Barbaro (segretario dell’arcivescovo Angelo Paino dal 1893 al 1959); per finire col sacerdote Giuseppe Mento Visalli Gaetano Scandurra e Nicolò Saija, che ha ripreso e arricchito le ricerche di Mento Visalli.

Secondo una argomentazione di Ardizzone, molti altri storici potrebbero essersi interessati della storia di Rometta con lavori che potrebbero essere andati distrutti perché messi al bando dai rappresentati del Sant’Uffizio presenti a Rometta.

Ottimi lavori, quelli degli storici citati, ma che, secondo Pandolfo, non prendevano molto in considerazione il patrimonio artistico romettese, tant’è che poco ne sappiamo.

A tal proposito, Gazzara ha voluto parlare dell’ultimo convegno, di appena una settimana fa, nella stessa sala consiliare, in cui i professori Rosaria Stracuzzi, Giampaolo Chillè e Roberto Cobianchi, hanno discusso delle recenti scoperte di opere rinascimentali a Rometta: la Madonna con Bambino di Antonello Cagini e una “cassapanca” di pregevole fattura.

L’assegnazione della realizzazione della statua, ha spiegato Gazzara riportando un sunto del convegno, al famoso scultore Antonello Gagini (1478-1536), figlio dello scultore senese Domenico, trasferitosi in Sicilia, a Palermo, dove nacque Antonello, è stata ricavata da Chillè da una rigorosa analisi delle forme e dei tratti realizzativi che recano chiaramente l’impronta stilistica del Gagini.

Per quanto riguarda la “cassapanca”, mentre sembra pacifica la sua provenienza da intagliatori del Nord Italia, è controversa l’origine della committenza, che per Gazzara, diversamente dalla tesi di Cobianchi, è romettese in quanto, come ha spiegato, gli intagli contengono il simbolo di un rametto con 3 foglie, collegabile, secondo una leggenda locale, alla nascita di Rometta proprio nel luogo in cui vi era un albero secco, pronto per essere tagliato per la legna, con un solo rametto (in dialetto “rametta”) verde, ritenuto un segnale divino di buon auspicio; rametto presente anche in tanti simboli araldici della nobiltà romettese.

Secondo Ardizzone, la pregevolezza della committenza della cassapanca potrebbe derivare da quello che avrebbe contenuto e cioè, secondo una sua ipotesi, i “privilegi” posseduti da Rometta o altri documenti di pari importanza, cosa che avvalorerebbe la tesi di Gazzara.

Interessante, poi, anche l’analisi sulla economia locale del ‘400/500, emergente dall’analisi degli atti notarili, che connota una comunità molto attiva nei commerci, quali quello dello seta, del grano, del vino e del legname che trovano sbocco nel porto di Messina. I contratti stipulati dai diversi notai operanti nella piazza di Rometta testimoniano la mole degli affari e della vita di molte famiglie più in vista economicamente ed in grado di spostare ingenti somme che venivano impiegate sia negli affitti di terre che nelle risorse per migliorare le colture dei campi presentano.

E molto presenti sono i Monasteri e i Conventi che traevano le loro rendite dall’enfiteusi di terreni di loro proprietà e ricevuti in dono da numerosi facoltosi benefattori. Tra i documenti anche atti di affidamento con relativo compenso ad un pittore romettese per la realizzazione di tele per chiese ed istituti religiosi.

In conclusione, lo sguardo è stato rivolto ai ritrovamenti archeologici di Monte Motta, del demanio comunale, la cui sommità è stata sempre difficilmente raggiungibile per i suoi lati scoscesi, che spaziano dal II secolo a.C. al 5000 a.c., simili a quelli rinvenuti nelle Isole Eolie, a significare che le stesse popolazioni hanno abitato nel tempo le due aree.

La presentazione del libro di Gazzara è inserita nell’ambito del “Cenacolo Letterario”, che ha già visto l’incontro con lo sceneggiatore Mario Falcone per “Manuela” e il magistrato componente Unicost del CSM Sebastiano Ardita per “Al di sopra della legge”, e che ha in programma quelli con Virginia Caffo per “Parto con il cuore” (1 agosto nella sala consiliare) e, nella Villa Martina, Simona Lo Iacono per “La tigre di Noto” (6 agosto), Amy Pollicino per “Psyco killer” (12 agosto), Mattia Corrente “La fuga di Anna (20 agosto) e Marietta Salvo per “Vascello fantasma” (24 agosto).

Luigi Politi