Condividi:

Giuseppa, Antonina, Francesco, Tiziana, Rita, Giuseppa, Giovanna, Concetta, Alessandro, Caterina, Tindaro, Natascia, Antonina e Antonietta. 14 nomi, 14 vite lasciate dalla politica, per oltre 20 anni, nell’incertezza lavorativa e, di conseguenza, privati della necessaria serenità familiare.

Agli inizi del 2000, erano i giovani disoccupati di Rometta, a cui, assieme agli altri del Mezzogiorno, il decreto legislativo n. 280/1997 aveva dato l’opportunità di inserirsi nel mondo del lavoro, attraverso cooperative, appositamente costituite e finanziate dalle rispettive regioni, accendendo in loro la speranza di un futuro più sereno.

Il tempo però ha rivelato che la norma, in Sicilia, tutto ha fatto, tranne che favorire una occupazione degna di tale nome, dal momento che le migliaia di lavoratori, impiegati nelle c.d. attività socialmente utili (ASU), hanno sempre dovuto condizionare la loro vita alle scelte della politica, che periodicamente, e a quanto pare ad libitum, ha stabilito il se ed il come (il come riguardava soprattutto se vi sarebbero stati l’aumento delle ore di lavoro settimanali e la contribuzione previdenziale) quelli avrebbero potuto continuare per la strada intrapresa.

E così, anno dopo anno, con promesse di stabilizzazione fino ad ora illusorie, gli enti, presso cui sono alla fine transitati dalle cooperative i lavoratori ASU, hanno continuato a beneficiare della loro opera, retribuita dalla Regione (600 euro mensili per 20 ore settimanali), senza che gli ASU, come oramai vengono chiamati, avessero la certezza del domani, anzi con la consapevolezza di non poter mai avere diritto alla pensione, dal momento che il loro rapporto non prevede una contribuzione previdenziale.

Oramai più di vent’anni di precariato che gli ASU, e le loro famiglie, non intendono più tollerare oltre, come protestano con la loro tregiorni di agitazione, che si conclude oggi, reclamando, semplicemente, i loro diritti di lavoratori, da troppo tempo ignorati.

Anche gli ASU impiegati dal 2007 nel Comune di Rometta hanno incrociato le braccia, in unione coi loro colleghi di tutta la Sicilia, ricevendo la solidarietà del sindaco, Nicola Merlino, che con un suo post ha dichiarato “La più ampia e convita solidarietà a tutti gli oltre 5 mila precari di tutti i comuni siciliani e, in particolar modo, ai precari del nostro comune, oggi ancora in sciopero, da parte mia e di tutta l’amministrazione comunale. Ritengo – ha continuato –di dover aggiungere anche il ringraziamento per il lavoro, spesso qualificato ed indispensabile, che viene svolto dai nostri precari, senza il quale importanti servizi non saremmo in grado di effettuarli. Auspico – concludeva – un immediato e risolutivo intervento dell’Assemblea Regionale Siciliana, che possa finalmente eliminare quella che è un’autentica vergogna creata e mantenuta dalla peggiore politica siciliana”.

Luigi Politi