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Mancano dieci minuti alle 2.00 del mattino (francamente assurdo!) quando vengono comunicati i risultati della “gara fra le cover”, decisa dal solo voto dei componenti dell’orchestra: trionfa Tosca che si conferma interprete eccelsa con una straordinaria versione flamenca di “Piazza Grande” cantata insieme a Silvia Perez Cruz. Segue il “Cuore Matto” di Piero Pelù, terzi i Pinguini Tattici Nucleari con un medley nel quale vengono cantate “Papaveri e Papere”, “Nessuno mi può giudicare”, “Gianna”, “Sarà perché ti amo”, mash-up “Una musica può fare” e “Non amarmi”, “Salirò”, Sono solo parole” e “Rolls Royce”.

L’attesa terza serata, un omaggio ai 70 anni del Festival, si era aperta con le immagini di Modugno, Battisti, Morandi, Fiorella Mannoia e tanti altri  che scorrevano sul maxischermo dietro il palco, mentre un gruppo di ballerini eseguiva una bellissima coreografia. Quindi ecco Amadeus a ricordare vittime e feriti del tragico incidente ferroviario di Lodi ed ha preso subito il via la parata lunghissima dei 24 big, chiusasi come detto a notte fonda. Esibizioni di varia tipologia delle quali parleremo nelle nostre pagelle, qui segnaliamo oltre al trio di testa le magistrali interpretazioni di Gualazzi con Simona Molinari, Anastasio con la Pfm, Achille Lauro con Annalisa, Elodie accompagnata al piano da Aeham Ahmad, esibizioni da brividi e di grande professionalità, che avrebbero meritato certamente un miglior piazzamento, come lo stesso Jannacci che era praticamente uguale all’indimenticabile papà Enzo.

Le due presentatrici della serata non hanno convinto: Georgina Rodriguez se non fosse stata la compagna di Cristiano Ronaldo, difficilmente sarebbe mai approdata a Sanremo (e menomale, diremmo) e stendiamo un velo pietoso sulle gag con un Amadeus “tappetino”. La sua “collega”, la conduttrice albanese Alketa Vejsiu, logorroica da far venire l’ansia, ha manifestato entusiasmo eccessivo. Rimpiangiamo le due della puntata d’esordio Rula Jebreal e Diletta Leotta. Fra gli ospiti della serata sono arrivate Fiorella Mannoia, Giorgia, Alessandra Amoroso, Gianna Nannini, Elisa, Emma Marrone e Laura Pausini (con i nuovi connotati?): non hanno cantato ma esclusivamente annunciato il concerto del prossimo 19 settembre 2020 al Campovolo di Reggio Emilia per raccogliere fondi per i centri anti violenza in difesa della donne. Bella invece l’esibizione di Lewis Capaldi, cantante folk britannico di chiare origini italiane, che ha cantato “Someone you loved” e “Before you go”.

Secondo ospite internazionale della serata è stato Mika che si è esibito con un medley Dear Jealously/Happy Ending con coro gospel e poi con un omaggio a Fabrizio De Andrè, un tantino improbabile la sua versione di “Amore che vieni, amore che vai”. Il nostro Tiziano Ferro ha cantato due brani, “In mezzo a questo inverno” e “Amici per errore”. Chiudiamo con un capitolo a parte, ovvero la presenza al Festival dell’ospite d’onore, quello che alla vigilia era stato presentato come il colpo ad effetto di tutta la manifestazione canora, e parliamo ovviamente di Roberto Benigni. Ha fatto un ingresso in pompa magna, accompagnato da una banda musicale ha sfilato sul red carpet «Ho scelto di cantarvi la canzone più bella del mondo – ha spiegato Benigni –, ecco perché stasera canterò il Cantico dei cantici, la prima canzone della storia. Il vertice della poesia di tutti i tempi». Quella che lui stesso ha definito “una mia cover della Bibbia” era quindi a tema nella serata dedicata alle cover. Il pubblico si è diviso sulla sua esibizione che è piaciuta ad alcuni ma, dobbiamo dirlo, ha deluso molti ed infatti alla fine del suo intervento vi sono stati solo timidi applausi e nessuna standing ovation. Il pensiero è andato immediatamente al tripudio riservato, nella serata precedente, ai Ricchi e Poveri segno che umiltà e nazional popolare spesso pagano di più che una certa supponenza sol perché sei stato un Premio Oscar.

LE PAGELLE DEI BIG

Michele Zarrillo con Fausto Leali Deborah (Fausto Leali, 1968) (7)

Canzone di 51 anni fa eseguita con una gran voce da Zarrillo che lega bene con il grande Leali.

Junior Cally con i Viito                          Vado al massimo (Vasco Rossi, 1982) (6)

Un po’ rap un po’ rock, senza infamia e senza lode.

Marco Masini con Arisa                  Vacanze romane (Matia Bazar, 1983) (6)

Sufficienza per l’impegno di essersi cimentati in un brano difficile da cantare.

Riki con Ana Mena.                            L’edera (Nilla Pizzi e Tonina Torrielli, 1958) (6)

La canzone piu vecchia ai più giovani, il risultato non è proprio il massimo.

Raphael Gualazzi con Simona Molinari    E se domani (Fausto Cigliano e Gene Pitney, 1964) (8.5)

Versione splendida, grandiosi entrambi  col contorno di musicisti superbi.

Anastasio con Pfm.                                Spalle al muro (Renato Zero, 1991) (9)

Non è una cover bensì una totale e travolgente reinvenzione. Renato Zero 2.0, Anastasio bravissimo, la Pfm di più.

Levante con Francesca Michielin e Maria Antonietta.                                                     Si può dare di più (Umberto Tozzi, Enrico Ruggeri, Gianni Morandi, 1987)(6.5)

Complimenti al coraggio di aver fatto qualcosa di personale in un brano storico del Festival.

Alberto Urso con Ornella Vanoni.            La voce del silenzio (Tony Del Monaco e Dionne Warwick, 1968) (6.5)

Slegati fra loro, Alberto non deve strafare, l’auto qui non serviva.

Elodie con Aeham Ahmad.                Adesso tu (Eros Ramazzotti, 1986) (8)

Intimista, quasi più bella dell’originale, grande Elodie.

Rancore con Dardust e La rappresentante di lista.                      Luce (tramonti a nord est) (7)

Bella interpretazione di un classico con Dardust e La Rappresentante di Lista, Rancore mostra coraggio nel mettersi in gioco.

Pinguini tattici Nucleari.               Papaveri e papere (Nilla Pizzi, 1952), Nessuno mi può giudicare (Caterina Caselli e Gene Pitney, 1966), Gianna (Rino Gaetano, 1978), Sarà perché ti amo (Ricchi e Poveri, 1981), Una musica può fare (Max Gazzè, 1999), Salirò (Daniele Silvestri, 2002), Sono solo parole (Noemi, 2012), Rolls Royce (Achille Lauro, 2019) (7.5)

Medley divertente, 70 anni in 4 minuti e 20 secondi.

Enrico Nigiotti con Simone Cristicchi.      Ti regalerò una rosa (Simone Cristicchi, 2007) (7)

Pezzo di grande intensità eseguito bene da Nigiotti, bravo.

Giordana Angi con Solis String Quartet. La nevicata del ’56 (Mia Martini, 1990) (6.5)

Coraggiosa al limite dell’incoscienza, ma è giovane e ha ampi margini di miglioramento, Mia è ancora lontana.

Le Vibrazioni con Canova.      Un’emozione da poco (Anna Oxa, 1978) (7)

Sembra il loro anno, qualsiasi cosa facciano la fanno bene, anche questa interpretazione sembra azzeccata.

Diodato con Nina Zilli.                        24mila baci (Adriano Celentano e Little Tony, 1961) (7.5)

Teatrale, interessante esibizione, bel duo.

Tosca con Silvia Perez Cruz.              Piazza Grande (Lucio Dalla, 1972) (9.5)

Tosca si conferma interprete eccelsa e  questa versione del celebre pezzo di Dalla lascia veramente a bocca aperta. Top!

Rita Pavone con Amedeo Minghi.       1950 (Amedeo Minghi, 1983) (6.5)

La bellezza del brano aiuta, per il resto se la cavano col mestiere e con l’esperienza.

Achille Lauro con Annalisa.                     Gli uomini non cambiano (Mia Martini, 1992) (8.5)

Continua a stupire Achille Lauro, questa volta con un’altra esibizione teatrale da simil Bowie coadiuvato alla grande da Annalisa.

Bugo e Morgan.                                  Canzone per te (Sergio Endrigo e Roberto Carlos, 1968) (7)

Cantautorale, delicata e intensa versione, sempre originale questo duo.

Irene Grandi con Bobo Rondelli.              La musica è finita (Ornella Vanoni e Mario Guarnera, 1967) (7)

Bobo Rondelli sostiene benissimo Irene Grandi in una interpretazione ricca di intensità.

Piero Pelù.                                              Cuore matto (Little Tony e Mario Zelinotti, 1967) (8)

Il duetto virtuale con Little Tony è stato magistrale, grande Piero.

Paolo Jannacci con Francesco Mandelli e Daniele Moretto.                                            Se me lo dicevi prima (Enzo Jannacci, 1989) (7.5)

Paolo Jannacci è un quasi identico Enzo Jannacci ed è emozionante vederlo, ascoltarlo.

Elettra Lamborghini con Myss Keta.    Non succederà più (Claudia Mori, ospite a Sanremo 1982) (6.5)

Elettra dimostra che, a dispetto della voce e delle qualità prettamente artistiche, quando c’è la presenza scenica e fisica non si sfigura. Temeraria.

Francesco Gabbani                        L’italiano (Toto Cutugno, 1983) (7)

Un’altra delle esibizioni spettacolari di Gabbani, qui “primo uomo italiano sulla luna”, bravo.