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“Cristo Gesù pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò sé stesso”.
E’ stato proclamato con la Lettera di San Paolo apostolo ai filippesi (Fil 2,6), nella seconda lettura della celebrazione odierna, con la quale la chiesa cattolica, rinnovando il rito della Benedizione delle palme, ha dato inizio alla Settimana Santa.
La liturgia abbina sempre simboli e Parola, per dare maggiore comprensione del messaggio divino.
Oggi, la chiesa ci invita a riflettere sul significato del rito della Benedizione delle palme, accompagnato dall’esempio che ci propone Gesù di svuotare noi stessi.
Ci aiuta, l’amato Parroco della chiesa di San Domenico di Saponara Marittima, Padre Nino, come tutti affettuosamente gli si rivolgono (Don Antonino Cavallaro, vicario foraneo delle parrocchie da Villafranca Tirrena a San Pier Niceto), prima della celebrazione, nella quale il Vangelo di Luca, Passione di nostro Signore Gesù Cristo (Lc 22,14-23,56), è stato proclamato da tre lettori, uno per le parti del narratore e uno rispettivamente per i discorsi diretti di Gesù e per quelli degli altri soggetti. Un coretto, invece, ha cantato meravigliosamente la “condanna” della folla all’indirizzo di Gesù.
La benedizione delle palme con l’acqua, ci ha detto Padre Nino, rievoca il nostro Battesimo, col quale siamo stati chiamati a vivere secondo gli insegnamenti del Vangelo, che possono essere riassunti, come ci ha detto Gesù, in una vita all’insegna dell’Amore.
E proprio all’Amore, fa riferimento Paolo quando si rivolge ai filippesi, dicendo loro che Gesù “svuoto sé stesso”, indicandolo come esempio da seguire per raggiungere la salvezza. Svuotare sé stessi, cioè tendere all’eliminazione dell’egoismo, della ricerca affannosa del suo appagamento, che a volte assorbe tutte le nostre energie e ci schiaccia nell’insoddisfazione, nella tristezza, nella disperazione. “Ma l’animale che mi porto dentro
non mi fa vivere felice mai “, cantava Franco Battiato, cogliendo laicamente proprio il messaggio evangelico di oggi, col quale siamo invitati ad uscire dal nostro sé ed entrare in relazione amorosa con gli altri e con la natura, unico modo per essere felici ed avere la salvezza.

Luigi Politi