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Si intensifica l’impegno culturale in campo internazionale del poeta e critico letterario Antonio Catalfamo, nativo di Barcellona Pozzo di Gotto (provincia di Messina), con significativi riconoscimenti. 

Nei giorni scorsi l’agenzia di stampa ufficiale dell’Egitto, Middle East News Agency, ha pubblicato una sua intervista, rilasciata all’autorevole giornalista Hamdy Elmelegy e tradotta in arabo da Wafaa A. Raouf El Beih, docente ordinaria di Letteratura italiana all’Università Helwan de Il Cairo, sull’influenza della cultura araba sulla Sicilia, nei secoli. Il testo è stato subito ripreso e ripubblicato dal maggiore quotidiano egiziano, Al-Ahram, e di seguito da altre riviste e da giornali del mondo arabo, anche in versione inglese. Un gran numero di persone ne hanno preso, dunque, visione.

Antonio Catalfamo ha sottolineato che la presenza della dominazione araba in Sicilia ha influito non solo sull’aspetto economico, con l’introduzione nell’isola di nuovi metodi di lavorazione della terra e lo sviluppo del commercio, ma anche sul piano scientifico e matematico. A livello culturale, essa ha inserito nel modo di pensare dei siciliani l’elemento della speranza, che ha mitigato un certo fatalismo derivante da un’altra grande dominazione: quella greca. Inoltre, il rapporto di contaminazione culturale è stato tale che si sono formati, ad un certo punto, poeti siculo-arabi come Ibn Hamdis (Noto 1056 – Maiorca 1133), la cui vasta produzione in versi presenta notevoli punti di contatto, quanto alle tematiche d’amore, con i poeti della Scuola siciliana fiorita alla corte di Federico II di Svevia e, ad otto secoli di distanza, come ha rilevato Leonardo Sciascia, con le poesie dell’esilio e della nostalgia per la terra natia scritte da un altro siciliano: il Premio Nobel Salvatore Quasimodo.

Catalfamo si è soffermato particolarmente sulla figura dell’imperatore svevo, evidenziando il suo spiccato interesse per il pensiero di Averroè (Ibn Rushd), tanto da far tradurre in latino da Michele Scoto i commenti del filosofo arabo alle opere di Aristotele. Nelle poesie composte da Federico II trova concretizzazione la teoria averroista secondo cui non c’è una netta distinzione tra anima e corpo, al contrario di quanto sostiene l’interpretazione cristiana e scolastica del pensiero aristotelico, e, quindi, l’imperatore-poeta dichiara di amare la donna nella sua totalità, sia dal punto di vista materiale che da quello spirituale.

Quanto ai caratteri attuali della cultura araba e, segnatamente, egiziana, Catalfamo la definisce vivace, vitale, molto attenta alla letteratura italiana, così come si è sviluppata nei secoli, sin dalle origini. Dai suoi contatti con i colleghi egiziani, attraverso l’«Osservatorio permanente sugli studi pavesiani nel mondo», da lui fondato e coordinato, ha potuto constatare un grande interesse per l’opera di Cesare Pavese, ma anche per la letteratura italiana contemporanea nel suo complesso, compresi autori siciliani come Vitaliano Brancati. E’, infine, elevato il numero degli studenti egiziani che si appassionano, ai vari livelli, fino a quello universitario, alla letteratura del nostro Paese.

Negli ultimi mesi, Antonio Catalfamo è stato chiamato a partecipare a seminari e convegni per via telematica aventi rilievo internazionale: il convegno organizzato dall’Università di Torino in occasione del settantesimo anniversario della morte di Cesare Pavese e quello svoltosi sullo stesso argomento alla Sorbona di Parigi, con la partecipazione agli atti; il congresso annuale dell’Associazione degli Italianisti (ADI), che ha richiamato docenti universitari di tutto il mondo, al quale ha partecipato all’interno del «panel» dedicato alla cultura araba, coordinato dalla professoressa Wafaa A. Raouf El Beih, con un intervento dedicato alle censure ed alle persecuzioni ai danni dell’averroismo perpetrate nella cultura e nella letteratura italiana delle origini; il seminario da lui tenuto a beneficio di un’ottantina di studenti cinesi della Sichuan International Studies University in occasione del settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri; il convegno internazionale organizzato per la stessa ricorrenza dall’Università di Tirana, con una relazione riguardante il contrasto fra Dante Alighieri e Guido Cavalcanti; il seminario su Cesare Pavese e Beppe Fenoglio organizzato dall’Università del Salvador (Argentina) con la partecipazione di un’ottantina di professori provenienti da diverse università non solo argentine, ma di tutta l’America Latina.

Antonio Catalfamo ha operato per lungo tempo a livello accademico presso le cattedre di Letteratura italiana delle Università di Cassino e di  Messina e presso la cattedra di Storia della filosofia contemporanea dell’Università di Messina. Presso quest’ultimo ateneo ha anche insegnato Letteratura teatrale italiana. E’ abilitato, tramite concorso nazionale (ASN), all’insegnamento come Professore Associato di Letteratura italiana e Letteratura italiana contemporanea. Tiene un corso di lezioni di Letteratura italiana per via telematica a beneficio degli studenti della Sichuan International Studies University (Cina).

E’ coordinatore dell’«Osservatorio permanente sugli studi pavesiani nel mondo», con sede a Santo Stefano Belbo (Cuneo), nella casa natale di Cesare Pavese, per conto del quale ha sinora curato venti volumi di saggi internazionali di critica pavesiana, ai quali hanno collaborato docenti universitari e critici di chiara fama provenienti da tutti i continenti. Il ventunesimo volume è in corso avanzato di preparazione presso Guida editori di Napoli.

Ha al suo attivo numerose monografie sulla letteratura italiana dei primi secoli (Scuola poetica siciliana, Dante Alighieri, Guido Cavalcanti, Giovanni Boccaccio), del Quattrocento (Antonio Cammelli detto il Pistoia), del Seicento (Giulio Cesare Croce), del Settecento (Domenico Tempio), dell’Ottocento (Giacomo Leopardi, Giovanni Verga), del Novecento (Cesare Pavese, Beppe Fenoglio, Dario Fo, Carlo Levi, Rocco Scotellaro, Davide Lajolo, Antonio Gramsci, Piero Gobetti, Nino Pino, Bartolo Cattafi). Collabora a numerose riviste italiane e straniere. Ha ottenuto per la saggistica per ben due volte (1995 e 1998) il Premio «Cesare Pavese» ed il Premio «Mario Pannunzio» (1992), organizzato dall’omonimo centro culturale torinese, allora presieduto da Mario Soldati, per la narrativa il Premio «Goffredo Parise» (2000) e per la poesia il Premio «Bartolo Cattafi», Sezione «Proposta» (1991) e il «Premio Delos», «Sezione dialettale» (1995). E’ Direttore del Centro Studi «Nkino Pino Balotta» di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina).