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Sulla questione della possibile decadenza dei consiglieri del Partito Democratico dovuta alle tre assenze consecutive a causa di una linea di autosospensione in protesta al Consiglio comunale termense, interviene con una lunga nota anche il segretario provinciale PD Paolo Starvaggi.

“Sento il dovere di intervenire in ordine alla paventata ipotesi di decadenza dei consiglieri del PD di Terme, di cui ha dato notizia un giornale online molto seguito, che potrebbe creare confusione su una vicenda che invece appare molto chiara e rispetto alla quale dovrà essere chiamato a rispondere del proprio operato il Presidente del Consiglio Comunale, inadempiente all’obbligo di mettere all’ordine del giorno dei punti richiesti a norma di regolamento dai consiglieri in questione e la cui inerzia ha determinato la legittima e giustificata autosospensione temporanea dei consiglieri del PD.
Nella fattispecie non ci sono neanche i presupposti per avviare il procedimento di decadenza e qualora si procedesse in tale direzione potrebbero configurarsi estremi di reato a carico di chi ponesse in essere i relativi atti.
Ed invero, non sussistono le tre assenze consecutive dalle sedute, in quanto, in mancanza del quorum funzionale nelle sedute del 22 e 23 giugno ed in quelle del 24 e 25 luglio, non può parlarsi di seduta in senso tecnico (in tal senso TAR Catanzaro sez. II 1/10/2014 n. 1559).
Inoltre l’autosospensione quale protesta politica esternata al consiglio comunale o resa pubblica in concomitanza alla estrema manifestazione di dissenso, di cui la diserzione delle sedute costituisce espressione, esclude qualsiasi possibilità di integrare i presupposti per la decadenza a causa di assenze ingiustificate (in tal senso Consiglio di Stato sez. V, 20/02/2017 n. 743 e C.S. n. 7761/2004), in quanto la giustificazione è in re ipsa e, quindi, non può essere avviato il procedimento per la decadenza dei consiglieri.
Peraltro, il Giudice Amministrativo, pacificamente, ritiene che le circostanze da cui consegue la decadenza dei consiglieri comunali vanno interpretate restrittivamente e con estremo rigore, data la limitazione che essa comporta all’esercizio di un mandato conferito dai cittadini e del diritto di elettorato passivo costituzionalmente garantito.
Le assenze dalle sedute del consiglio comunale che possono dar luogo a revoca sono quelle che mostrano con ragionevole deduzione un atteggiamento di disinteresse per motivi futili o inadeguati rispetto agli impegni con l’incarico pubblico elettivo (Tar Puglia, Lecce, 6 febbraio 2003, n. 387; Cons. di Stato, V, 9 ottobre 2007, n. 5277);
Inoltre la mancanza o l’inconferenza delle giustificazione devono essere obiettivamente gravi per assenza o estrema genericità e tali da impedire qualsiasi accertamento sulla fondatezza, serietà e rilevanza dei motivi (Cons. di Stato, V, 9 ottobre 2007, n. 5277).
I cinque consiglieri del PD, Costantino, Cipriano, Papa, Ferrara e Napoli, si sono autosospesi dal consiglio dall’11 giugno scorso per protesta contro il presidente del consiglio reo di non prendere in considerazione e quindi portare in aula, alcune loro proposte. In particolare dopo che l’11 maggio 2017 è stato convocato un consiglio comunale e sono stati ignorati i punti richiesti da 7 consiglieri comunali, nella stessa seduta, i 5 consiglieri del PD hanno depositato una nota avente per oggetto “mancato rispetto del regolamento del consiglio comunale”, dove si segnalava il mancato rispetto delle regole da parte del Presidente del consiglio comunale. Per tali ragioni i consiglieri proponevano il ritiro di tutti i punti all’ordine del giorno della seduta consiliare e, in caso contrario, non avrebbero partecipato ai lavori della seduta ed assunto ogni iniziativa utile a tutelare i loro diritti. Il 24 maggio 2017 il presidente del consiglio comunale, con una nota, afferma che non ha ritenuto opportuno convocare il consiglio comunale, come se mettere all’ordine del giorno un punto richiesto nei modi e termini di legge fosse una sua prerogativa. Il 26 maggio 2017 è stato convocato un ulteriore consiglio comunale ed anche in tale seduta i consiglieri richiedenti la convocazione di consiglio comunale hanno consegnato una nota avente per oggetto “mancato rispetto del regolamento del Consiglio Comunale”, indirizzata al Prefetto ed all’ufficio ispettivo delle autonomie locali, nella quale i consiglieri chiedevano di essere ricevuti vista l’importanza e la delicatezza che gli argomenti richiedevano. L’ 11 giugno del 2017 è stato convocato un altro consiglio comunale ed in tale seduta i 5 consiglieri del PD hanno presentato una nota avente per oggetto “autosospensione momentanea alla partecipazione delle sedute consiliari”, motivando la decisione con una serie di ragioni ripetutamente fatte valere e sempre disattese dal Presidente del Consiglio, con grave lesione dei diritti e delle prerogative dei consiglieri comunali, tanto che è intervenuto anche l’Assessorato alle Autonomie Locali con nota del 22/06/2017, rimasta senza esito e con altra del 24/07/2017, per cui risulta pendente un procedimento dinanzi all’Ufficio Ispettivo, che potrebbe portare a provvedimenti a carico del Presidente del consiglio, in caso di ulteriore inerzia.
In tale quadro, parlare di decadenza dei consiglieri del PD è veramente pretestuoso ed inaccettabile ed il Partito Democratico di Messina, nella denegata ipotesi in cui dovesse essere avviato il relativo procedimento, si farà carico di intervenire a sostegno e tutela della posizione dei consiglieri in tutte le sedi”.