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Riceviamo e pubblichiamo la lettera-appello, in nome delle Associazioni Ambientaliste del Comprensorio a firma del Sacerdote Giuseppe Trifirò, da anni impegnato insieme a movimenti e associazioni nella lotta alla denuncia dello status quo del territorio e nella tutela della salute dei cittadini.

“Ai Cittadini della Valle del Mela
Presidente del Consiglio dei Ministri
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
Presidente Regione Siciliana
Assessorato Regionale Territorio e Ambiente
Assessorato Regionale Beni Culturali
Assessorato Regionale Attività Produttive
Sindaci del Comprensorio del Mela
Organi di stampa Tutti

Premessa
Carissimi il Comprensorio del Mela o Piana di Milazzo, era noto per il Sole splendente, apprezzato per le primizie e per i frutti meravigliosi, per i tanti fiori coltivati soprattutto gelsomini. Le bellezze naturalistiche, il mare e le spiagge pulite, consentivano un ottimo pescato ed erano costante meta di turisti che occupavano molti addetti nel settore alberghiero e della ristorazione.
Tutto quanto sopra è ancora inficiato da 60 anni di devastazione prodotta dalle industrie inquinanti, come Sacelit, RAM(Raffineria), Centrale Elettrica S.Filippo del Mela ed ESI (Smalt. Batterie).
Per il forte carico di inquinanti, il comprensorio è stato dichiarato nel 2002 Area ad elevato Rischio di crisi Ambientale con un decreto Assessoriale, successivamente nel 2006 è stato perimetrato come zona SIN, quindi soggetto ad “urgenti” opere di bonifiche e recupero Ambientale.
Danni Subiti
Se è vero che all’inizio queste industrie hanno dato lavoro a molta gente, è pur vero che l’hanno sottratto a più di diecimila occupati tra agricoltura, turismo e alberghiero. Quanto detto fa ben comprendere come i nostri giovani, in un territorio devastato che poco o nulla più offre, siano costretti a fuggire altrove in cerca di occupazione. Queste industrie hanno creato solo gravi danni alla natura ed agli esseri umani ivi residenti, i quali oggi oltre ad avere grosse difficoltà ambientali, sono sempre più colpiti da gravi malattie tumorali di ogni tipo.
Se non bastasse quanto sopra, una folta ragnatela di elettrodotti, intersecandosi in ogni direzione sovrastano i centri abitati, regalando in sommatoria malattie ematologiche sia tumorali che non.
Quanti anni ancora dovremo subire le industrie inquinanti?
Questa tipologia di impianti, solitamente hanno una vita media di trenta/ quarantanni circa. Dopo di chè diventano naturalmente obsoleti dal punto di vista tecnologico. I tanti interventi fatti su di essi dalle industrie, per renderli ancora utilizzabili, non hanno sempre sortito i risultati voluti in termini di sicurezza, vedasi il susseguirsi di guasti e incidenti che nel medio periodo si sono susseguiti. La Sacelit ad oggi risulta essere l’unica azienda dismessa, ma solo perché è stato dichiarato fuori legge l’amianto utilizzato!
La Raffineria e la Centrale termoelettrica da un sessantennio, bruciano prodotti che sprigionano inquinanti, provocando nei residenti gravi danni alle vie respiratorie, allergie e quant’altro.
La natura si è gravemente ammalata, con forte perdita in agricoltura sia come qualità, quanto nella quantità dei prodotti, con drammatica caduta delle esportazioni. Altro grave danno in sommatoria per i cittadini, la forte caduta del valore degli immobili di proprietà.

Facciamo presente altresì, che se qualche industria pesante dismette o riduce la propria produzione, con grande vantaggio quindi per il comprensorio, non è sancito da nessuna parte, che debba essere rimpiazzata da altra che inquinerebbe di certo tanto o peggio. (vedasi inceneritore)

Chiediamo
1 – Che si dia inizio da subito, al risanamento ambientale ed alle bonifiche.
2 – Che le Industrie pesanti cessino entro breve tempo la loro attività a ridosso dei nostri centri urbani, delocalizzandosi in siti lontani dagli abitati e con tecnologie all’avanguardia per non arrecare ulteriori danni all’ambiente, il quale si sta ribellando contro l’umanità.
3 – Che si smantellino gli impianti, bonificandone da subito il suolo e le falde inquinate.
Si rammenta, come in altre zone d’Italia si sia già provveduto a smantellare impianti similari, ed anch’essi erano limitrofi ai centri abitati, (es. Rozzano-Milano, Bagnoli-Napoli , Ravenna etc.)
La loro vetustà li rendeva pericolosi per l’incolumità e per la salubrità del territorio.
E da noi non si è considerato lo smantellamento degli impianti oramai molto datati e pericolosi? Spesso da essi in quanto ormai vetusti, fuoriescono liquami o prodotti stipati per la lavorazione, i quali inquinano il mare, il suolo e il sottosuolo!
4 – Chiediamo altresì che vengano interrati tutti gli elettrodotti che sovrastano i centri abitati, in quanto essi sono causa di leucemie e di psicosi di pericolo! Esistono miliardi di euro della Unione Europea a disposizione per le bonifiche delle Aree inquinate e così come fatto nei casi sopra citati qui in Italia, si rammenta che un modello recente di risanamento è la città di Bilbao, che ha beneficiato appunto di fondi comunitari, trasformandosi in meta turistica.
Ricostruendo nel rispetto della legge comunitaria, nuovi impianti industriali lontani dai centri abitati, quindi senza più attentare alla sopravvivenza delle popolazioni residenti, si otterrebbero finanziamenti e lavoro per molti anni, sia nel rifacimento quanto con lo stesso smantellamento e le bonifiche successive!
Di recente alla camera è stato presentato un disegno di legge, nel quale si prevede in virtù di questi fondi Comunitari utilizzabili, il disinquinamento del nostro territorio a far data da subito, con annesso beneficio fiscale ed economico – ZISTAN – (Zona interesse strategico turistico ambientale). Questo comporterebbe vantaggi economici per i residenti e per nuovi insediamenti produttivi non inquinanti, che potrebbero inserirsi nel comprensorio in supplenza delle attuali. Ulteriori fondi possono essere messi a disposizione da chi ad oggi ci ha inquinato e successivamente, altri fondi si otterrebbero con i risparmi ottenuti dal ministero della sanità per un minore numero di malati da curare.
Ciò ribadiamo, comporterebbe per moltissimi anni lavoro per tutti!
Si rammenta
Come la dichiarazione di area a rischio, nel nostro comprensorio, sia scaturita solo dopo molti anni di studi, condotti da prestigiosi Enti di ricerca e da Università.
Sono trascorsi da allora ben quindici lunghissimi anni, ma pur con i fondi a disposizione, il Ministero e i governi Regionali succedutosi, ed ahimè ad oggi anche l’attuale, nulla hanno fatto in merito a tale delicato ed urgente capitolo. Si fanno incontri, si dice chi farebbe cosa, ma di concreto il nulla assoluto! La gente continua ad ammalarsi e morire in maniera sempre più copiosa. Ma nessuno dei politici e tanto meno gli enti preposti al controllo degli inquinanti, si preoccupano di verificare e fare rispettare o ridurre le emissioni. In realtà il mancato avvio del risanamento, “forse non casuale”, ha dato modo a talune aziende di proliferare con l’aggiunta di altri impianti pericolosi ed inquinanti, tanto se non si è mai bonificato tutto è consentito! Al danno la beffa, se la Unione Europea mette in multa l’Italia per le mancate bonifiche, queste vengono recuperate dallo stato, con nuove tasse sui cittadini vessati e inquinati!
Si disattende altresì in atto, il rispetto al piano paesaggistico ambito 9, vedasi (supplem.ord.n2 Gazzetta Ufficiale Regione Siciliana – p.l 13 – del 31/3/2017 n.12) il quale detta nel nostro comprensorio, il risanamento della zona di levante, riportandolo allo stato originario e vietando nuovi insediamenti di qualsivoglia tipologia. Ma in difformità a quanto previsto nel piano, si rispolverano progetti prima accantonati, vedasi pontile zona ASI Giammoro a suo tempo stoppato a un passo dall’inizio lavori, ma oggi riportato“inspiegabilmente” in vita.
La RAM, forte della discussa autorizzazione incassata, asserendo che gli studi inerenti lo stato di salute del comprensorio sono datati e non più reali, ha deciso di rifare uno studio “personale” degli inquinanti, congiuntamente con i comuni ospitanti, ma con “ esperti propri e a loro spese”! Come a dire che gli eminenti studi precedenti, i quali davano il quadro reale dell’inquinamento e che hanno fatto scattare il decreto di Area a Rischio, oggi con l’aria sempre più ammorbata in sommatoria, non sono più attendibili, nonostante a conferma degli stessi, il sempre crescente numero di malati e la pubblicazione di studi fatta di recente dalla stessa Regione Siciliana, dove si denunciano malformazioni neonatali.
Basterebbe poi fare un giro per gli ospedali e per le ASL della Provincia, per rendersi conto della realtà e del carico di lavoro sostenuto dalla Sanità, per cure prestate per le varie tipologie di malattie che insistono per la maggiore nel comprensorio del Mela. I nuovi studi su commissione, a nostro avviso sono solo un espediente per poter prendere tempo e tirare avanti, stessa maniera di come fatto ad oggi, per altri anni a venire.
Le emissioni delle industrie nell’immediato, come da noi sempre sostenuto, non debbono essere rilevate da inutili centraline le quali se funzionanti forniscono un dato generico, senza riuscire a dare la provenienza certa di chi ha emesso l’inquinante, cosa questa che ha invece sempre tutelato l’inquinatore che ha trasgredito.
Esigiamo quindi, che nel periodo di transizione alla auspicata delocalizzazione di queste industrie, i dati degli inquinanti emessi, siano rilevati direttamente al camino delle industrie e quindi di poter prelevare il valore del dato in tempo reale in parallelo alla stessa fonte dell’Azienda esercente, inviandolo agli enti preposti al controllo.
E’ indispensabile pertanto che a far data da subito, nel nostro comprensorio si mettano da parte gli indugi e si dia inizio una per tutte ai lavori di risanamento, come previsto dalle leggi Ministeriali vigenti e sin qui ad oggi, volutamente da troppo tempo ad arte disattese”.